Di fronte a una malattia inguaribile [A5]

Quante volte vi ho sentito affermare che la vita che state vivendo incombe su di voi e che nulla potete fare per modificarla veramente. Le parole che negli anni vi abbiamo portato sembrano essere diventate per voi un peso oppressivo che vi sussurra instancabilmente:

«Ciò che è scritto è scritto, il karma regola la vostra esistenza, la possibilità di modificare la vostra vita è praticamente nulla…» cosicché, alla fine, invece che essere fonte di speranza esse finiscono per diventare una sorgente di disperazione.

Non è così, non lasciatevi distrarre dai tentativi del vostro Io di scaricare sulla volontà di Dio la responsabilità di quello che vivete giorno dopo giorno!

Certamente, nell’Eterno Presente tutto esiste ed è già scritto ma quello che vi è scritto è stato la vostra mano a tracciarlo in maniera indelebile sulla Realtà. E siccome non sapete quello che scriverete in essa tra un attimo per voi, immersi nella materia, la realtà è come se si stesse costruendo a mano a mano che la vivete.

I vostri affanni possono anche essere la ricaduta degli effetti karmici smossi nelle varie vite che avete vissuto ma non sono altro che la diretta conseguenza di vostri errori, di vostre incomprensioni. Non è Dio che ha creato per voi la vostra vita ma essa scaturisce come conseguenza logica delle vostre azioni, cosicché voi e nessun altro ne siete responsabili.

La disperazione e l’impotenza che a volte sentite invadere il vostro essere non hanno motivo di esistere: voi potete sempre e comunque fare qualcosa per migliorare la qualità della vostra vita.

Per questo motivo, ancora una volta, vi invito a sperare, a sperare che la vostra comprensione si ampli permettendovi di non ripetere sempre gli stessi errori e, così, di uscire dai circoli viziosi in cui voi stessi, così facilmente, tendete a indugiare.

Guardate il mondo che vi circonda: per ogni cosa che sembra rendervi la vita difficile ne potete trovare mille che vi potrebbero riempire di gioia.

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Guardate le persone con cui venite a contatto: per ogni persona con cui non riuscite a stabilire un rapporto d’amore ce ne sono cento che vi accompagnano nel vostro faticoso cammino, con le mani tese per cercare di afferrarvi quando state per cadere, con il sorriso pronto quando la tristezza sembra l’unica vostra possibilità, con le parole di cui avevate bisogno per essere spronati, incoraggiati, sostenuti nel momento in cui la vostra mente sembra aver perso la sua spinta a cercare di comprendere, con l’amore di un attimo, di un giorno o di una vita messo lì, ai vostri piedi affinché voi possiate placare la vostra sete di condivisione, di rapporto, di unione. Viola

Mi sembra già di sentirvi obiettare: «Belle parole, ma se io scopro, per esempio, di avere una malattia mortale, cosa ci posso fare?». Tantissime cose, miei cari, veramente tantissime.
Non ci credete? Ve ne dico alcune, forse così riuscirete a rendervi conto che il vostro amico Scifo non sta parlando completamente a vanvera!

Potete cercare di vivere il più intensamente possibile a livello di coscienza i giorni che vi restano.

Potete interrogarvi su voi stessi e la vostra vita fino a quel momento, cercando di arrivare a comprendere cosa potevate fare di diverso nei giorni vissuti, e in che maniera più giusta potevate cercare di affrontare le difficoltà che avete incontrato sul vostro percorso.

Potete guardarvi intorno e provare a dare e fare per gli altri quello che non avete mai dato e fatto, pur sapendo perfettamente, nella maggior parte dei casi, quale avrebbe dovuto essere il vostro comportamento.

Potete, insomma, cambiare la vostra visione della vostra realtà in maniera tale che nulla di non fatto o di inespresso vi faccia terminare i vostri giorni con il rimpianto, il rammarico, il rimorso di non essere stati capaci di compiere quel piccolo passo di qualità che con tutta probabilità avrebbe costituito la differenza tra l’essere una persona che ha subito la sua vita ed essere una persona che ha interagito con essa fino in fondo, facendo tesoro di quello che gli proponeva e riuscendo a diventare per se stessi e anche per gli altri un esempio di speranza e non di impotenza e di disperazione. Vi sembra poco?

Senza dubbio ciò non vi potrà guarire (ma ricordate che i miracoli esistono, anche se sono rari!) ma vi avrà, comunque, aiutati a rendere utili i giorni che vi rimanevano e ad affrontare il trapasso senza il dolore che fa aggrappare alla vita derivante da rimpianti e rimorsi. Dolore che rende sempre più penoso e difficile un passaggio che, altrimenti, avverrebbe con facilità e fluidamente.

Abbiamo parlato di un caso limite, certamente, ma le parole che vi stiamo rivolgendo sono eternamente e universalmente valide per ogni creatura in ogni occasione della sua vita. Scifo

Annali 2008-2017

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3 commenti su “Di fronte a una malattia inguaribile [A5]”

  1. Lo scritto è molto bello e pieno di spunti e di speranza
    È proprio vero che in ogni momento della nostra vita, più o meno difficile, possiamo e dobbiamo lavorare per lasciare un lascito che non solo ci faccia ricordare dopo la morte ma ci faccia andare avanti nel migliore dei modi in questa vita terrena
    Grazie Luciana per aver portato questo discorso

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  2. Al di là dei tratti filosofici contenuti nello scritto, che possono apparire più o meno comprensibili, l’invito alla speranza e alla partecipazione attiva nella vita, appaiono ben chiari.

    Difficile comprendere come conciliare l’atteggiamento da protagonisti che qui mi pare di cogliere (“essere una persona che ha interagito con essa fino in fondo, facendo tesoro di quello che gli proponeva e riuscendo a diventare per se stessi e anche per gli altri un esempio di speranza e non di impotenza e di disperazione”), con quello che invece generalmente viene proposto: di osservatori della vita, di un accadere che è semplice fatto e che non va ricondotto al singolo soggetto operante / vivente.

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