Domande sull’intuizione frutto dell’Io, o di una comprensione conseguita

D – Sentendo parlare del sentire, mi è venuta in mente quella cosa che noi chiamiamo intuizione e, su di essa, ho provato a fare delle ipotesi. L’intuizione fa parte del sentire?

Allora, per prima cosa direi che, forse, sarebbe bene chiarire cosa si intende per intuizione, anche perché, come giustamente si notava mentre stavi parlando, si tende a fare un po’ di confusione tra intuizione e intenzione. 
Come definireste l’intuizione? E qua stavolta vi colgo in fallo perché nessuno, scommetto, si è preoccupato di cercare il termine sul dizionario! Scifo

D – L’intuizione, secondo me, potrebbe essere, direi, come una specie di sentire…
D – Io la definirei come una specie di passaggio più immediato agevolato dall’impulso che gli proviene dal corpo akasico…
D – Secondo me, appunto, visto che è una cosa che accade all’improvviso e non c’è il tempo, quindi, di razionalizzarla, direi che, provenendo dal corpo akasico ha molto a che fare con il sentire dello stesso corpo akasico…
D – Un collegamento che arriva in modo più diretto…
D – Uno stimolo…

Dicasi intuizione la comprensione di una Verità al di là dei processi logici, razionali, deduttivi o induttivi. 
Ovvero la comprensione di una Verità, senza che essa passi attraverso l’elaborazione dei vostri sensi mentali, astrali e fisici (cervello). 
O meglio ancora, per fare un esempio: all’improvviso avere in testa un’idea che si sa giusta, non si sa da dove e perché venga, ma è talmente limpida, precisa e appagante che si comprende, senza ombra di dubbio, che essa è vera, pur non potendo razionalizzare il perché di questa certezza… Sono stato chiaro? Scifo

Ora, senza dubbio l’individuo che ha un’intuizione, ha un’intuizione che contempla la comprensione di una Verità. Non, badate bene, della Verità, ma di una Verità, di una parte della Verità.

Il che sta a significare che questa intuizione non è detto che poi sfoci in un comportamento giusto, in quanto l’aver intuito una parte della Verità è sempre un aver intuito qualcosa di frammentario, di separato dal resto e quindi, a seconda delle situazioni, può essere mal usata… e vi risparmio questa sera l’aggancio con il discorso dell’intenzione, in quanto a questo punto, chiaramente, ci si potrebbe facilmente appoggiare al discorso dell’intuizione usata nel modo giusto o sbagliato, a seconda dell’intenzione di chi adopera questa intuizione. Scifo

D – Allora, abbiamo detto che l’intuizione nasce sempre all’improvviso senza nessun bisogno di passare attraverso l’elaborazione del corpo mentale. Ecco, ma allora io mi chiedo: può esserci anche l’intuizione sbagliata, ossia un qualcosa di cui si è convinti che sia intuizione mentre invece non lo è?

Quella che voi chiamate intuizione, la quale vi si rivela, poi, come sbagliata, è tale perché passa attraverso i vostri processi logici, razionali, ed è, quindi, l’intuizione del vostro Io, ed essendo tale è assoggettata ai bisogni del vostro Io, è modificata, personalizzata, soggettivizzata, relativizzata, e chi più ne ha più ne metta.

Il che sta a significare che pensate, ragionate su di una persona, magari, avete l’intuizione di come tale persona possa essere in un determinato modo, o del perché questa persona possa essere in un determinato modo e poi, alla fine dei conti, vi rendete conto che questa intuizione era completamente sbagliata, o se non lo è proprio completamente, lo è almeno in parte. 
Questo appunto perché non era un’intuizione nata dalla comprensione interiore del vostro , ma era nata, invece, dall’elaborazione del vostro Io. Scifo

D – Scusa Scifo, però tu prima, nella definizione che hai dato, hai detto che l’intuizione è un qualcosa che ti si presenta davanti chiara, limpida e che ti appaga e basta, ne consegue che non ci si rende conto di quando sta per arrivare. Se però, a questa intuizione segue un pensiero che determina un’azione, noi ci chiediamo il perché di questa azione, anche a posteriori semmai, o no? Oppure ritorniamo al discorso che, se l’intenzione è stata buona e l’azione anche non ci si chiede il perché?

Un momento, un momento, perché qua stiamo facendo un vero minestrone del discorso! Intanto io direi di chiarire ancora un attimo il discorso che stavamo facendo prima, in quanto tra l’intuizione come la intendiamo noi (di cui ho dato prima la definizione) e l’intuizione come la intendete voi, vi è una differenza sostanziale, in quanto l’intuizione comunemente usata, solitamente, viene da voi usata nell’osservare gli altri.
Ovvero nell’applicare voi stessi, il vostro Io, i vostri bisogni, i vostri pensieri e i vostri sentimenti, per cercare di comprendere, di scoprire cosa siano gli altri.

Mentre l’intuizione di cui davo la definizione io, riguarda qualcosa che appartiene a voi stessi, ovvero voi intuite una parte della Verità, intuite ad esempio, che so… che veramente siete responsabili verso i vostri figli, lo intuite, lo sapete per certo, siete ormai sicuri che è così, d’accordo? 

E quindi agite, poi, di conseguenza. L’amico M. chiedeva prima:. “Ma noi, poi, dopo aver compiuto l’azione, ci chiediamo il perché?”
Certamente potete anche chiedervelo, non c’è alcun problema su quello, d’altra parte ve lo chiedete spesso in altre situazioni in realtà, no? Il fatto è che vi potreste anche chiedere se l’intuizione era davvero giusta o meno… Scifo

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D – No, non voglio arrivare a tanto, volevo semplicemente dire se il fatto stesso di chiedersi la motivazione dell’azione costituisce già di per sé un sintomo della bontà o meno dell’intuizione e di conseguenza dell’azione…

No. Direi che chiederselo o meno non ha nessuna importanza, in quanto l’intuizione comunque sia c’è. Il fatto che poi voi vi chiediate qualche cosa al suo proposito non è che abbia, poi, molta importanza: ormai avete acquisito ciò che avete intuito. Scifo

D – Ma, quel benessere che si percepisce quando accade l’intuizione, può essere paragonato alla sensazione di allegria spontanea, di benessere che ci capita quando nel nostro corpo akasico si è compreso qualcosa? Avete accennato qualcosa in proposito un po’ di tempo fa, mi pare…

Diciamo che è collegabile…. Scifo

D – …collegabile, ovverosia significa che non è proprio la stessa cosa, anche se il meccanismo è simile… Sempre che io non abbia capito male.

Esattamente, è così. Ma vedete, questo è un argomento che non è molto semplice da poter spiegare servendosi solo delle parole. Bisognerebbe trovare un esempio che vi facesse comprendere il meccanismo dell’intuizione. 

Cos’è che fa nascere questa intuizione? Perché vedete, voi tendete a collegare il nascere di questa intuizione al fatto che la stessa derivi da un ragionamento, da una deduzione o da qualcosa del genere, ed è inevitabile che sia così, in quanto voi siete abituati a pensare e ragionare così.
Ma, invece, il processo è completamente diverso e qua sta la difficoltà! Io direi che è un processo, in un certo modo meccanico, al di fuori di quella che è la vostra volontà di comprendere o meno… perlomeno in quel momento.

Dunque, voi sapete che possedete questo benedetto corpo akasico con la sua materia disorganizzata, che un po’ alla volta si va organizzando. 
Infatti voi esperite sul piano fisico, acquisite queste esperienze, le esperienze vi insegnano qualche cosa (giusto o sbagliato che sia) questi insegnamenti ritornano al corpo akasico e in esso si trascrivono indelebilmente, in esso si segnano le esperienze e gli elementi utili, formando una piccola area in cui vi è un po’ di ordine, un po’ più di organizzazione, d’accordo? 

Ora, immaginate il corpo akasico come se fosse una pelle di leopardo, con tante macchie, dove ogni macchia può essere rappresentata da un nucleo di esperienze che si concentrano per formare, poi, il disegno di questa macchia. Riuscite ad immaginare la cosa?
Ecco, nel momento in cui questa macchia si va costituendo, allorché l’ultima esperienza fatta si trascrive all’interno della macchia completando la stessa, ecco che vi è la comprensione di qualcosa e questa comprensione si risolve in quella che noi abbiamo definito intuizione. Scifo

D – Ecco, ma a livello umano allora, quella che noi indichiamo come intuizione, che so, scientifica o medica, ecc., come si può definire per differenziarla dall’intuizione di cui avete parlato voi che è più interiore, più personale?

Mi sembrava che la cosa risultasse abbastanza chiara da quanto abbiamo detto prima. L’intuizione, così come la definisce uno di voi, un essere umano normale, non è altro che un processo che deriva, in realtà, da un lavorio mentale quindi razionale e/o sensoriale dell’individuo. 

Ma attenzione! Non dev’essere necessariamente un lavoro conscio, può anche essere un lavorio inconscio che, in qualche modo poi, alla fine, si completa da solo senza che l’individuo se ne renda conto coscientemente e si concretizza in quel pensiero che voi definite intuizione.

Tuttavia, alla base, c’è sempre un’elaborazione dell’Io dell’individuo, del suo corpo mentale e anche dell’astrale. Quindi, ripeto ancora: la differenziazione principale è che per l’intuizione come la definiamo noi Guide, non vi è l’intervento diretto dell’Io, dei corpi astrale e mentale per creare la comprensione, bensì la comprensione arriva da sé, allorché il tassello all’interno del corpo akasico è formato completamente e quindi costituisce il nucleo completo della comprensione di un determinato fattore. Scifo

D – Ma quando il tassello si è formato completamente, la comprensione è anch’essa completa, l’intuizione per arrivare al corpo fisico deve attraversare gli altri corpi sì o no?

Ma certamente sì… Scifo

D – Ecco, ma allora com’è che li attraversa: indenne, oppure inquinata, considerando che i corpi astrale e mentale costituiscono l’Io dell’individuo?

Noi abbiamo detto in passato che allorché si comprende una cosa non è più possibile dimenticarla, giusto? Bene. Quindi, una volta che l’individuo ha veramente compreso e acquisito qualcosa, non potrà più comportarsi in modo diverso da ciò che veramente ha compreso. Ciò sta a significare che, allorché vi è una comprensione, essa riesce a passare indenne attraverso i corpi mentale e astrale, senza essere deviata o trasformata

La stessa cosa avviene per l’intuizione, essa non è altro che una comprensione, e poiché è ormai stata acquisita, ecco che all’intuizione fa seguito un senso di benessere, un senso di piacere e questo senso di piacere si trasforma in onda portante, la quale attraversa i vari corpi dell’individuo e arriva alla sua coscienza. Scifo

D – Ah, quindi è anche l’aspetto fisiologico che interagisce, in un certo qual modo!

Voi avete in continuazione comprensione, ma non sempre questa si trasforma in intuizione cosciente.

Proprio in quei momenti che tu stesso citavi prima, momenti in cui avvertite quel senso di benessere che vi arriva a valanga addosso, bene, in quei momenti non vi rendete conto di aver compreso qualcosa, anche se, in realtà, l’intuizione c’è stata. Nonostante che essa non arrivi sotto forma comprensibile alla vostra coscienza nel piano fisico, essa vi è stata comunque. Scifo

D – Era proprio ciò che intendevo dire. Molte volte si può trascrivere qualcosa nel corpo akasico, però in effetti, l’individuo che vive nel piano fisico non sa d’averla compresa.

Senza ombra di dubbio! Scifo

D – Sì, ma questa comprensione si riflette, in qualche modo, sul comportamento dell’individuo nel piano fisico, oppure continuerà a comportarsi sempre in quella determinata maniera?

L’abbiamo detto poc’anzi. Se l’individuo ha compreso (però se ha veramente compreso, non se è un’illusione di comprensione come quella che il più delle volte voi possedete) se ha veramente compreso si comporterà nel modo giusto, nella situazione giusta… senza neanche chiedersi se è giusto o meno, perché la cosa sarà spontanea, si tradurrà in spontaneità e naturalezza. Scifo

D – Per cui possiamo dire che, dove c’è una “involuzione” sicuramente non c’è comprensione…

Più che “involuzione” direi che dove c’è una stasi non c’è comprensione… o meglio non c’è una grande comprensione, perché la comprensione, in realtà, c’è sempre, anche quando sembra che l’individuo sia in stasi. L’individuo che sia proprio veramente in continuazione in stasi è difficilissimo che ci sia. Scifo


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4 commenti su “Domande sull’intuizione frutto dell’Io, o di una comprensione conseguita”

  1. Non immaginavo che la intuizione fosse conseguenza di una comprensione acquisita e che quando una comprensione è avvenuta c’è comunque intuizione anche se non ce ne rendiamo conto.

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  2. Mi sono definita a volte una persona intuitiva. Questo perche’ , pur riconoscendo la mia scarsa capacita’ mnemonica a cui consegue la difficolta’ di elaborare un pensiero logico complesso, ho scoperto a posteriori, che la spinta che mi portava verso una determinata direzione, era giusta. Questo mi si e’ chiarito meglio, quando l’ascolto di me si e’ fatto piu’ attento e il condizionamento esterno meno rilevante. Puo’ avere un senso cio’ che affermo?

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  3. Quindi l’intuizione è la manifestazione di un livello di comprensione resa possibile da tante piccole comprensioni già immagazzinate. E’ come l’innesco di un incendio che avviene solo quando sono presenti certi presupposti essenziali provocando un cambio di stato improvviso.
    Mi pare inoltre di capire che intuizione e responsabilità hanno la stessa radice: ciò che sentiamo come responsabilità non è altro che l’espressione di comprensioni/intuizioni non sempre consce.

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