Favola del comunicare la propria interiorità

In un paese lontano viveva un monarca, il Re Tlav.
Re Tlav, pur avendo tutte le cose che desiderava, avendo onori, ricchezze, terre e sudditi (tutto ciò, insomma, di cui abbisognava per una vita senza problemi) soffriva per un problema e la cosa proprio non lo lasciava in pace.
Il fatto è che, malgrado tutte le sue ricchezze, malgrado tutti i suoi possedimenti, si sentiva solo, non si sentiva capito, non si sentiva aiutato da nessuna delle persone che aveva attorno.
Una notte sognò un personaggio bellissimo, luminosissimo – forse un maestro, forse un angelo – che gli disse: «Re Tlav, io so il tuo problema e, affinché tu lo conosca, ti dico: il tuo problema è causato dal fatto che gli altri non sanno nulla di te».
Al risveglio, Re Tlav si sentiva stordito per quel sogno e interiormente ebbe la certezza di sapere finalmente qual era il nocciolo del suo problema. Decise così di mettere in pratica quell’insegnamento che gli era giunto per via così straordinaria e, infatti, tutte le persone che il re incontrò il giorno dopo e che si fermarono a parlare con lui, lo ascoltarono mentre raccontava loro quante terre aveva, qual era la musica che preferiva, qual era la danza che più lo affascinava, qual era la donna che più gli piaceva e così via.
Deciso a far di tutto per risolvere il suo problema, portò avanti questo suo tentativo per mesi e mesi, tuttavia il suo problema rimase irrisolto perché nessuno continuava a sapere veramente qualcosa di lui.


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5 commenti su “Favola del comunicare la propria interiorità”

  1. Già.
    Mi sono venuti in mente questi versi di Quasimodo:
    Ciascuno sta solo sul cuor della terra,
    trafitto da un raggio di sole,
    ed è subito sera.

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  2. Nella sua chiarezza e semplicità è molto interessante ed esplicativa! L’umano che ritiene che esprimere la propria interiorità voglia dire declinare le caratteristiche dell’individualità incorrendo così in due errori: il primo appunto di credere di esprimere il proprio interiore e il secondo di fissare quelle caratteristiche come permanenti, come un’etichetta a cui aderire, rendendo di fatto col tempo più difficile il cambiamento, l’impermanenza. Sorrido quando ripenso al tema delle elementari dal titolo: “Descrivi te stesso”.

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