Il riflesso di se stessi [A64]

D – Il riflesso di se stessi può essere molto diverso dalla realtà. È come nel mito della caverna di Platone: io vedo dei riflessi provocati da una torcia sulla parete, ma la realtà dettata da tutto ciò che io non vedo è molto ma molto diversa”.

Il fatto che l’Io sia un’illusione non significa assolutamente che personalmente non si esista: certo, quando siamo incarnati vediamo dei riflessi, delle ombre, per dirla con Platone; ma perché ci possano essere delle ombre è necessario che ci sia qualche cosa che permetta la proiezione dell’ombra sulla parete, e noi sappiamo, e voi sapete che c’è molto di più del nostro Io in noi, tanto che alla fin fine l’Io risulta essere solo un pallido riflesso parziale (e quindi poco realistico) di quello che noi siamo veramente.

Tutto questo, invece di essere causa di paura, dovrebbe essere causa di conforto nei momenti in cui le prove a cui ci sottopone l’esistenza ci vedono commettere sbagli o ci fanno sentire inadeguati e frustrati dalla nostra apparente incapacità di interagire in maniera soddisfacente con l’esperienza.

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D – Voglio dire io mi rapporto agli altri e alla vita per come penso di essere, ma se questa idea che ho di me è inesistente, non reale, allora anche l’intero approccio alla mia vita cambia radicalmente o no? È sempre più difficile stabilire dei punti fermi, delle mezze verità da usare come appoggio, ogni volta che penso di averne trovata una, mi vengono in mente almeno il triplo dei motivi che mi fanno ritenere quel punto fermo, molto instabile.

È inevitabile che sia così, proprio per quel processo di evoluzione interiore che conosciamo così bene grazie alle Guide: la maggior parte di quello che ci sembra essere vero e definitivo non può essere che transitorio e relativo alla comprensione e alle sue sfumature che poco alla volta strutturano il nostro sentire.

Se non ci fosse questo percorso vivremmo nella stabilità e non potremmo mai avere dei cambiamenti. Senza dubbio quest’idea può sortire l’effetto di farci sentire destabilizzati, ma questo non accade più allorché si riesce ad accettare la realtà e la funzionalità individuale di questo meraviglioso processo anzi, la certezza che esista in noi un nocciolo ancora non ben individuato di stabilità e di equilibrio assoluti (il nostro sentire che, non dimentichiamolo, non è illusorio ed è costantemente presente in noi) diventa essa stessa il perno attorno al quale finisce col ruotare, questa volta in maniera soddisfacente e non più destabilizzante, la propria esistenza.

D – Arrivare poco a poco alla consapevolezza di non essere il mio Io dovrebbe portarmi poco a poco a staccarmi da quello che penso di essere e quindi dal riflesso di me stesso. Ma come si riesce a staccarsi da cioè che si pensa di essere se ogni mia interazione con l’esterno e anche con l’interno di me si basa su ciò che penso di essere. Se ci pensiamo, ogni volta che scegliamo quale esperienza intraprendere lo facciamo in base a come pensiamo di essere…

Sono sicuro che la tua è una domanda retorica e fatta più per stimolo agli altri che per avere una mia risposta in merito: le risposte che potrei darti le conosci già e, in gran parte, le hai anche assimilate. Ragioniamo un momento su una cosa: se tu non sapessi quello che sai grazie alle Guide, cosa sarebbe di te?

Probabilmente non ti porresti queste domande ma vivresti la tua vita seguendo, comunque, il tuo sentire, spesso lasciando che il tuo Io prenda il sopravvento.
Dove sta la differenza col modo in cui vivi adesso?

Semplicemente in una maggiore consapevolezza della diversità delle tue spinte, e questo in parte ti avvantaggia perché ti permette di comprendere più velocemente, e quindi di soffrire meno, e in parte di svantaggia perché ti fa sentire inesorabilmente sottoposto all’apparente tirannia dei meccanismi dell’evoluzione della coscienza.

Ma, a ben vedere, non vi è nessuna differenza nei due casi in quanto la base è e resta comunque che tu segui il tuo sentire. Ed è quello che ogni individuo fa, quella che cambia è soltanto la qualità di ciò di cui si riesce a essere consapevoli e, talvolta, il modo in cui si porta avanti la propria vita.

Sempre e comunque, lo ripeto, in dipendenza da quello che è il proprio sentire, che resta l’unico vero ago della bilancia del nostro modo di essere e, come dice Scifo, l’unica vera immagine reale di ciò che siamo. Ombra

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