Il senso di colpa sorge dalla comprensione negata

Mettiamo in chiaro una cosa ben precisa: il senso di colpa è qualcosa che riguarda l’individuo nei rapporti con stesso.
Abbiamo notato, nel corso della discussione, che i vostri Io si sono affannati a cercare di trovare mille modi diversi per spostare l’attenzione da voi stessi al vostro esterno, ed ecco così che siete riusciti a dire che sono le attese degli altri a provocare i vostri sensi di colpa.
Il senso di colpa dell’individuo nasce nel momento in cui vi era la possibilità di comportarsi in un certo modo, seguendo il proprio sentire e quindi una comprensione raggiunta, ed invece l’individuo si è comportato in maniera tale da non seguire questa comprensione.
Ora, prendiamo questo assunto come punto di partenza per il nostro ragionamento: se la questione è una comprensione che non è stata seguita, questo significa che quello che è accaduto, il fatto, è stato semplicemente un avvenimento che ha fornito al vostro Io la scusa per proiettare all’esterno il vostro errore.
Se voi foste tranquilli con voi stessi per esservi comportati in una certa situazione nel modo migliore che sentivate, è evidente, chiaro – e pensate a un qualsiasi momento della vostra giornata – che qualunque aspettativa di un’altra persona che avesse desiderato che voi vi comportaste in un’altra maniera, vi può anche dispiacere per quella persona, però, in realtà, non vi fa soffrire più di tanto, non vi fa venire sensi di colpa in quanto siete in pace con la vostra coscienza per aver seguito i suoi dettami e, quindi, aver fatto tutto ciò che eravate in grado di fare.
Questo significa che se vi nasce, invece, un senso di colpa in seguito a quella che percepite essere l’attesa o l’aspettativa di un’altra persona, questo accade non per l’aspettativa dell’altro, ma semplicemente perché voi sapevate che avreste potuto e dovuto comportarvi in un altro modo.
Quindi il problema non è l’aspettativa dell’altra persona, ma ritorna su voi stessi; ecco perché dicevo che è un problema di voi stessi con voi stessi: per il fatto che non avete seguito quello che avreste dovuto seguire secondo il vostro sentire.
Avete citato diversi casi che sembrano contrari a quanto vado affermando; ad esempio, il caso dei bambini abbandonati che si portano per tutta la vita il senso di colpa perché pensano di essere stati loro la causa dell’abbandono; cari miei, questa è una speculazione psicanalitica che non ha niente a che vedere con la realtà.
Nei casi citati, il bambino non si sente in colpa perché pensa di essere stato lui la causa dell’abbandono; come potete pensare che un bambino di 3 anni possa avere un pensiero di questo tipo!?
In realtà, quello che è stato preso per un senso di colpa è un’acuta sofferenza da parte del bambino per la mancanza di quello che sentiva di dover avere, ovvero l’affetto dei genitori. Scifo


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11 commenti su “Il senso di colpa sorge dalla comprensione negata”

  1. E quando il senso di colpa esiste qualsiasi decisione prendiamo?

    Quando, indipendentemente dall’azione che mettiamo in atto, rimane sempre un senso di “non aver fatto la cosa giusta” ?

    Oppure quando ciò che consideriamo “giusto” non riusciamo a sostenerlo e ci stressa in maniera soffocante?

    In certi frangenti è presente la sensazione di vagare al buio in una notte senza luna, procedendo a tentoni su terreni sconosciuti

    Grazie per questi spunti preziosissimi

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  2. Per come viene detto in questo post, sembra impossibile raccontarsela, cioè il senso di colpa affiora, nonostante la nostra mente possa trovare mille giustificazioni al nostro comportamento. Ma è davvero così? Quando il dolore è troppo, non può la nostra mente trovare vie sottili per ovviare ad un impasse, che altrimenti non ci permetterebbe di affrontare neanche la normale quotidianità? Spesso me lo chiedo, ma non riesco ad andare oltre. Forse portarlo come argomento per il prossimo intensivo può essere una buona idea. Grazie.

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  3. E’ vero, se sentiamo di aver fatto la cosa giusta, l’aspettativa dell’altro quanto meno ha un impatto minore su di noi. Se nonostante ciò, ci sentiamo comunque in colpa, forse è perché entrano in gioco altri fattori, come il bisogno di riconoscimento da parte degli altri, che potrebbe, se molto forte, entrare in conflitto con ciò che la coscienza sente giusto.

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    • Credo che sia così Marco, e intravedo una possibilità di analisi che vada oltre ciò che afferma Scifo: molte sono le strade del senso di colpa ed alcune squisitamente interne alle dinamiche dell’Io..

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