Il sentire di coscienza [IF43focus]

Se c’è una cosa così difficile da capire, così difficile da precisare per quelle che sono almeno le mie necessità è proprio riuscire a comprendere cos’è questo termine che così spesso le Guide usano: il “sentire”, che non vuol dire l’ascoltare, non vuol dire l’udire, ma vuol dire qualche cosa che ha dei confini che mi appaiono molto imprecisi.

Cos’è poi, alla fin fine, questo sentire? Cos’è e cosa non è, perché molte volte è difficile capire di qualche cosa non soltanto cosa sia ma anche che cosa non sia; le due cose, per una sorta di ambivalenza, finiscono poi per essere i parametri utili a noi che cerchiamo di capire e comprendere i concetti. Georgei

Il sentire, creature, non è pensare. Quello che voi pensate non è e non può essere il sentire. Scifo

Il sentire, figli nostri, non è provare un’emozione, provare una sensazione, provare quell’attimo di smarrimento ora dolce ora tremendo che scombussola tutto il vostro essere. Non è questo, figli nostri, il sentire. Moti

Il sentire non è neppure, fratelli, tendere la mano a un’altra persona; non è così riduttivo, così semplice; è qualcosa di ancora diverso e soltanto in brevi momenti potete riuscire in qualche modo ad abbracciarlo. Rodolfo

Il sentire, figli e fratelli, non è qualche cosa come voi potete immaginare che “diventa”, il sentire è qualche cosa che è, attimo per attimo, uguale a se stesso. Certamente alle parole dei Maestri voi avete l’impressione che il sentire sia un divenire, ma ricordate che fate parte del teatro delle ombre e che tutto ciò che vivete è un’illusione, e anche quest’impressione che il vostro sentire si accresca sempre più appartiene anch’essa al mondo delle illusioni poiché il sentire, il vero sentire, non diviene ma è. Ananda

Com’è difficile a questo punto riuscire veramente a comprendere quello che è il mio sentire, fratelli! Se tutto ciò che io vivo, tutto ciò che compio come esperienza è davvero illusione, allora anche il sentire che io manifesto o che penso di manifestare nel corso della vita è illusione… e questo concetto difficilmente riesco veramente a comprenderlo. Billy

Il fatto che il sentire non divenga ma sia, significa che in realtà voi avete già raggiunto tutto il massimo sentire che potreste raggiungere. E’ soltanto la vostra percezione, la vostra immedesimazione negli attori del teatro delle ombre che vi crea l’illusione di essere in movimento e di manifestare ora un sentire ora un’altra porzione di sentire. 

Questo, alla fine, è il compito più difficile che noi abbiamo, compito che cercheremo di perseguire nei cicli che verranno, quello di farvi veramente comprendere non soltanto con la mente, non soltanto a parole, che l’illusione la vivete veramente in tutti i momenti delle vostre vite ma che voi – e questo dovete arrivare a comprenderlo fino in fondo – siete già infinitamente migliori, più grandi, più pieni d’amore di come adesso vi sembri di essere; e questo non può essere che un motivo di conforto, di speranza e di certezza per tutti coloro che riescono ad afferrare e a far propria la realtà e la profondità di questa verità.

All’interno della favola che avete esaminato questa sera c’è un unico personaggio che ha veramente abbracciato il suo sentire e giustamente, creature, lo avete individuato anche voi indicandolo come l’anziano marito della donna malata.

Oh, quante parole avete usato nel corso della discussione!, eppure, miei cari, ancora una volta c’è qualche cosa che non avete notato, qualcosa che nell’infinita sottigliezza del fratello Ananda vi è sfuggito. Certamente quell’uomo, quell’anziano tremante, ha raggiunto la pienezza del suo sentire e lo dimostra il fatto che spontaneamente egli è come è, ed è a un punto tale per cui il suo amore abbraccia il sentire dell’altra persona, si immedesima in essa e compie quell’atto consapevole che tutti gli altri, distratti dalle attrazioni dell’illusione circostante, compivano in modo approssimativo o sbadato, egoistico, prende cioè il chicco d’uva per la sua compagna. 

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Ma è qua che si manifesta il vero sentire, che va oltre quel sentire così come voi lo concepite solitamente, poiché colui che veramente ha raggiunto il sentire, certo, agisce spontaneamente come voi dicevate però il suo sentire diventa a misura dell’altro; e dover diventare a misura dell’altro significa che questa spontaneità deve essere indirizzata in modo tale che il proprio sentire, la propria spontaneità servano di aiuto all’altra persona; altrimenti sempre e comunque l’uomo veramente evoluto non farebbe altro che dare e donare agli altri. Cos’è che si nota in quelle poche parole che descrivono quell’immagine di Ananda? 

Dopo aver preso il chicco d’uva l’uomo si ferma un attimo, una frazione di secondo; in quella frazione di secondo egli compie un adeguamento al suo sentire, alle necessità del sentire dell’altro, e la necessità del sentire dell’altro è tale per cui il suo sentire gli dice che egli deve sì dar mostra alla persona amata – ma anche a tutti gli altri che sono attorno – che un atto d’amore è facile compierlo anche soltanto dando un chicco d’uva, tuttavia l’insegnamento non può fermarsi a questo ma deve andare oltre, e deve mostrare alla compagna che richiede con egoismo che egli certamente va incontro ai suoi desideri, e non soltanto, ma fa più di quanto essa richieda in modo tale che, sbucciando il chicco d’uva e togliendone i semi, la donna noti questo atto, si renda conto che le è stato dato più di quanto ha chiesto e in quel momento abbia la possibilità di meditare più a lungo e con maggiore attenzione su se stessa.
Riuscite a capire il concetto?

Ecco quindi che il Maestro, come dicevate voi, non sempre e soltanto può dare la carezza o la gioia, ma il suo comportamento nei confronti di chi ancora deve crescere è tale che il suo sentire, rivolgendosi verso l’altro, percepisce quali sono i suoi bisogni evolutivi e di crescita, e quindi agisce in conformazione a ciò di cui l’altro ha bisogno, che non è quello che l’altro chiede!

Quasi mai voi chiedete ciò di cui avete veramente bisogno, troppe maschere vi mettete per farlo! Molto spesso avete bisogno di una parola dura, molto spesso avete bisogno di un attimo di sofferenza per fermarvi e osservare con attenzione ciò che state facendo, dicendo e compiendo, ed ecco allora che il Maestro anche in questi casi, come atto d’amore vi darà ciò che veramente dovreste richiedere. Scifo

Questo, figli, dà la spiegazione di quando noi vi diciamo con insistenza che tutto ciò che accade intorno a voi, dalla gioia più intensa al dolore più grande, accade sempre soltanto per il vostro bene poiché il sentire totale, ciò che voi definite Assoluto, è sempre comunque in sintonia con i vostri bisogni e sa molto meglio di quanto lo sappiate voi quello di cui abbisognate per crescere e diventare diversi. 

In quest’epoca in cui un razionalismo freddo si contrappone molto spesso con l’irrazionalismo illusorio e cieco, noi ci auguriamo che voi, e chi ascolta le nostre parole, riusciate a trovare quel giusto equilibrio tra razionalità e irrazionalità che soltanto può dare la felicità alle persone, poiché le rende consapevoli che non tutto ciò che hanno sempre creduto è vero, e che tutto può essere messo in discussione da un momento all’altro.

Tuttavia vi è qualche cosa che è ancorato nel più profondo della realtà e che connette ogni individuo al vero significato della vita e dell’esistenza, quell’unica cosa che porta con serenità, equilibrio, felicità, amore, soddisfazione, appagamento, trasporto; è quel filo sottile ma impossibile da spezzare, è quel sentire che comunque e sempre vi lega alla Realtà Assoluta. La pace, figli, sia con tutti voi. Moti


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7 commenti su “Il sentire di coscienza [IF43focus]”

  1. Grazie per questa precisazione: a volte credo che il mio sentire stia crescendo, in realtà si sta solo rivelando.
    Grazie.

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  2. Se penso a come sono stata in passato, l’impressione che ne deriva è quella di non essere la stessa persona. La percezione non è quella di un sentire che è accresciuto, ma di una successione di diversi fotogrammi di sentire, che permangono nella memoria, ma è come se appartenessero a qualcun altro, anzi non appartengono a nessuno.
    Questo mi sembra che collimi con il concetto, che non mi sembra più un concetto, ma percezione, di un sentire che non diviene, ma è.
    Così la percezione di conoscere un amore molto più grande di quello che mi è dato di sentire e manifestare in questo momento, mi fa comprendere chiaramente quando viene detto che siamo più pieni d’amore di come adesso ci sembri essere.

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