L’amore che chiede di divenire dolcezza

Fratelli miei, sorelle mie, “l’amore non ha bisogno che di se stesso” si è soliti dire razionalmente, ma razionalizzare l’amore vuol dire asservirlo agli schemi della mente, vuol dire costringerlo entro limiti troppo angusti per una cosa così grande come è l’amore. Forse che potete racchiudere l’oceano in un’ampolla, forse che potete costringere l’universo in una scatola? Se riuscite ad immaginare dei confini per il vostro amore dubitate del fatto che esso sia ciò che dice di essere.
“L’amore non ha bisogno che di se stesso”, eppure com’è facile voler capire male questa frase, com’è facile che essa nasconda egoismo e catene pesanti tanto e ben più grandi di quelle dell’odio; quando odiate, ciò che provate, in un modo o nell’altro, fluisce al di fuori di voi; ma quante volte, quando dite di amare, impedite nel contempo al vostro amore di trasparire dai vostri gesti, dai vostri occhi, dalle vostre parole, nascondendovi dietro al pretesto che non è necessario dimostrare agli altri la sua presenza in voi perché, se c’è, in tutti i modi, ciò che conta è che lo sappiate voi.
Questo è vero ed è giusto; se davvero amate, l’amore che provate non ha bisogno di essere reso manifesto; ma è vero perché esso allora è all’esterno in modo chiaro come all’interno senza bisogno che voi facciate nulla per esteriorizzarlo; non termina là dove termina la vostra pelle, non scompare appena deve attraversare il confine che separa il pensiero dalle parole, non assume sostanza diversa quando è diretto a un uomo o a una donna.
Voi sapete di amare e questo vi basta; l’amore che provate è già di per se stesso premio per voi. Ma la persona amata, la persona che dite o che pensate di amare? Forse lei, immersa nei suoi problemi di ogni minuto, diversi dai vostri ma non per questo meno importanti, non è in grado di scorgere la realtà di ciò che è in voi; forse ha bisogno di vederla concretizzarsi in un sorriso, in una carezza, in un’attenzione per appoggiarsi a questa sicurezza, come fosse la gruccia per lo storpio, fino a quando verrà il momento in cui la gruccia non servirà più ed allora non ci sarà più il bisogno di sorrisi, di carezze, di attenzioni e la persona amata diventerà un trampolino di lancio verso il resto dell’umanità.
Perché, ricordatevelo, non perdetene la consapevolezza, l’amore verso l’amata o verso l’amato o verso la propria famiglia non è che la prima goccia che dovete raccogliere, per arrivare all’amore che tutto unisce e tutto rende sacro, ed in seno al quale non esiste più una distinzione alcuna tra amato e amante.
Non sapete trovare la dolcezza in voi, vi costa essere dolci. Eppure per chi riceve l’amore, per chi ne ha bisogno, un amore senza dolcezza è simile a una torta senza zucchero; mantiene la forma ma la qualità non è più la stessa.
Perché non sapete trovare la dolcezza in voi, fratelli? Eppure con un bimbo riuscite a esserlo, e senza sforzo. Forse temete che la vostra virilità possa essere sminuita agli occhi della persona amata? Non continuate a dividere voi stessi e l’umanità intera; in ognuno di voi c’è il maschio e la femmina e non deve essere fonte di vergogna l’esserne consapevoli; ogni uomo è irripetibile nell’universo ma, nel contempo, ogni uomo è simile all’altro, in un modo così profondo che vi riesce difficile il concepirlo. Verrà il giorno in cui saprete dare carezze anche a una persona del vostro sesso e non vedrete in ciò peccato o disgusto. Lo avete già fatto tutti quanti: forse che avete accarezzato in un modo diverso un neonato maschio da una neonata femmina?
Perché non riuscite ad essere dolci, sorelle? Eppure la natura femminile, ben più facilmente di quella maschile riesce a trovare la strada di quella dolcezza che è dentro a ogni essere e che in lei, la maternità e l’istinto materno, rendono più agibile.
Forse sono i condizionamenti, forse è l’insoddisfazione per la vostra condizione di donna, forse è il desiderio di avere tutto ciò che vi sembra che il maschio abbia e voi no? Sorelle, se davvero esiste qualcosa che l’altro, il maschio, abbia, in più di voi, pensate davvero che ciò non sia ricompensato da altrettante cose di cui non vi accorgete neppure più, perché sono così spontanee e abituali da passare inosservate ai vostri stessi occhi?
Quante volte ambite ciò che altri posseggono e non vi accorgete di ciò che, a vostra volta, possedete?
Non sapete trovare la dolcezza, fratelli, vi costa essere dolci, sorelle, eppure la dolcezza è lì, dietro al muro della vostra fronte, dietro alle finestre dei vostri occhi, dietro alla porta della vostra bocca, sotto il velo della vostra pelle, nel palmo delle vostre mani, sulla punta delle vostre dita.
Non può essere altrimenti, fratelli, non può essere che così, sorelle: Dio è in ognuno di voi e Dio è amore totale, Dio è dolcezza suprema che aspetta di essere scoperta prima, accettata poi, e infine usata per lenire ferite e per asciugare lacrime, donata per la gioia di donare, offerta come se fosse un dono sacrificale posto sull’altare dell’amore per rendere più partecipi gli altri del vostro amore, per aiutarli con il vostro esempio a desiderare di non indugiare più a lungo nella sofferenza. Viola

Beato l’uomo che incontra l’amore e sa riconoscerlo senza lasciare che esso diventi ciò che la società gli impone di essere.
Beato l’uomo che sa trovare l’amore non soltanto nelle cose belle e in ciò che lo gratifica maggiormente, perché questo è l’uomo che ha compreso l’onnipresenza dell’amore, l’ubiquità di Dio.
Non è colui che scaccia la zanzara insistente senza cercare di schiacciarla che ama davvero, al di là dell’azione, ma è colui che dona con amore a essa una goccia del suo sangue senza neppure pensare che è solo una goccia di cui, tanto, non avvertirà neppure la mancanza.
Beato l’uomo che non ha più paura di confondere il sesso con l’amore, e non perché il sesso sia peccato e l’amore purezza, ma perché ha compreso che ogni atto, qualunque esso sia, non può essere confuso con l’amore perché è Amore.
Sì, figli, quando avete paura di aver preso un abbaglio nell’amore, la realtà è che già state prendendo l’abbaglio di non stare amando, perché qualunque cosa diciate, o facciate, o pensiate, è Amore, al di là dei falsi moralismi, del perbenismo imposto, al di là del bene e del male. Anonimo


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12 commenti su “L’amore che chiede di divenire dolcezza”

  1. “Beato l’uomo che non ha più paura di confondere il sesso con l’amore, e non perché il sesso sia peccato e l’amore purezza, ma perché ha compreso che ogni atto, qualunque esso sia, non può essere confuso con l’amore perché è Amore”.
    Questo passo sembrerebbe in contraddizione con quest’altro:
    “…l’amore verso l’amata o verso l’amato o verso la propria famiglia non è che la prima goccia che dovete raccogliere, per arrivare all’amore che tutto unisce e tutto rende sacro, ed in seno al quale non esiste più una distinzione alcuna tra amato e amante”.
    Nel primo si dice in pratica che tutto è Amore (quindi anche l’amore per una persona), nel senso, credo, che tutto è manifestazione dell’Assoluto. Nel secondo, invece, si dice che l’amore per la persona è solo una prefigurazione dell’Amore, e quindi che l’amore non è l’Amore.
    Forse però ho già spiegato l’apparente contraddizione: tutto è Amore, nel senso che tutto ne è la manifestazione, ma nessuna manifestazione dell’Amore è l’Amore stesso.
    E’ così?

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  2. “Se riuscite ad immaginare dei confini per il vostro amore dubitate del fatto che esso sia ciò che dice di essere.”
    Grazie

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  3. Per Marco:
    Hai ragione nelle tue conclusioni.
    Si tratta di una sottigliezza, sottolineata, secondo me dall’uso della “a” minuscola o maiuscola: l’Amore è l’amore assoluto,raggiunto col completamento del sentire dell’individualità, mentre l’amore è il suo frazionamento all’interno del piano fisico delle sue molteplici manifestazioni.

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  4. Grazie alle parole di Viola E Anonimo. Sento un respiro ampio che tutto abbraccia. Mi conforta, risponde al bisogno mio, come quello di molti credo, di amare e di essere amata.

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  5. L’ amore vero e’ quello che non fa piu distinzione di sesso, e’ quella condizione in cui ogni gesto, ogni azione e’ permeata da quel sentire profondo in cui si perde ogni confine.
    Grazie

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  6. Sento grande risonanza con le parole di Viola e Anonimo sull’amore. Toccano delle corde in profondità e riportano alla mia attenzione aspetti su cui ho da lavorare, quello della dolcezza in particolare. E’ solo da poco che sono in grado di apprezzare quest’aspetto dell’amore: la dolcezza. Quante volte ho giustificato la mia ruvidità nei modi di fronte a una richiesta d’amore facendo appello proprio al concetto – che non è solo un concetto, ma realtà che sento viva dentro di me – che “tutto è amore”! Il fratello con il quale condivido i miei giorni mi è stato grande maestro in questo, sia con l’esempio, sia con le sue richieste d’attenzione.
    Si tratta di darsi la pena di fermarsi ed ascoltare l’altro, il che non significa certo assecondare dei capricci, ma prima di tutto riorientare lo sguardo dai propri bisogni a quelli di chi ci sta di fronte. Allora la dolcezza affiora naturalmente, senza forzature o finzioni.

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