L’equilibrio dei corpi transitori tra loro [A69]

A questo punto abbiamo sì individuato la maniera in cui i tre corpi inferiori tendono a ristabilire di volta in volta il loro equilibrio, ma non abbiamo ancora elementi precisi per poter rispondere alla domanda se e come detti tre corpi possano essere in equilibrio tra di loro.

Dobbiamo ancora ricordare che stiamo parlando comunque di un sistema (aperto o chiuso, in questo momento, non ha importanza) costituito da tre sistemi, fisico, astrale e mentale che, in qualità di sistema, può essere considerato come un unico corpo costituito da tre parti diverse.

Affinché il sistema “corpi inferiori” non finisca col disgregarsi attraverso questo scambio continuo di vibrazioni (e di materia) è necessario che abbia al suo interno dei meccanismi regolatori che gli permettano di far coesistere senza grandi scompensi le tre componenti.

È evidente che il meccanismo che permette il processo di coesistenza dei tre corpi non possa che provenire dal DNA (nelle sue varie componenti fisiche, astrali e mentali) il quale porta scritto dentro di quali caratteristiche e quale sviluppo dovranno seguire i corpi che aiuta a costituire.

  • Letture per l’interiore: ogni giorno una lettura spirituale breve del Cerchio Ifior e del Cerchio Firenze 77, su Whatsapp e su Telegram.
  • Sintesi dell’insegnamento filosofico del Cerchio Ifior: COME LA COSCIENZA CREA LA REALTA’ PERSONALE, qui puoi ordinare il libro. Se lo stai leggendo e vuoi supporto, scrivici.

Per parlare più semplicemente, il modello di riferimento che ha il DNA al suo interno a proposito dei corpi inferiori dell’individuo gli permette di intervenire per mantenere in equilibrio le tre componenti che identificano e caratterizzano la manifestazione incarnativa dell’individuo. E lo mette in atto variando di conseguenza le vibrazioni di ognuno dei tre corpi in maniera tale che essi siano in equilibrio (cioè stabili) tra di loro.

Ecco quindi che abbiamo la costituzione dell’equilibrio all’interno di un sistema aperto, anche se questo ci porta ad affermare che si tratta di un equilibrio variabile, nel quale variano le sue componenti. Ma il ragionamento è, forse ancora un po’ nebuloso, quindi vediamo d fare delle altre considerazioni che ci possano ritornare utili per comprendere meglio quello che stiamo tentando di spiegare.

Un elemento di errore nel vostro talvolta affermare: “la tal persona è mentale” oppure “la tal persona è emotiva” è evidente: non esiste la “persona mentale” o la “persona emotiva”, ma esiste la persona che si manifesta sul piano fisico con reazioni principalmente mentali o emotive. Questo non è un segno della preponderanza di un aspetto invece di un altro ma soltanto il segnale che l’Io preferisce esprimersi attraverso di esso invece che in un altro modo.

Infatti, in realtà, all’interno dei corpi inferiori dell’individuo le energie si muovono sempre e comunque, attraversando tutti e tre i corpi, non in maniera prevaricante l’una sull’altra, bensì cooperando tra di loro nel fornire vibrazioni utili all’espressione sul piano fisico di quello che in essi viene elaborato, seguendo le norme dell’equilibrio tra le varie componenti, in qualche modo dettate dalla costituzione del carattere già a livello genetico; quella stessa costituzione che, tramite il DNA, delimita gli spazi e le direzioni in cui l’individuo può esprimere se stesso, variando l’influsso di uno dei tre corpi rispetto agli altri, col risultato concomitante di indurre delle variazioni nell’influenza esercitata dalle altre componenti.

Se vogliamo parlare in modo più figurato potremmo dire che nel DNA è inscritta una certa quantità vibrazionale, dalla quale i tre corpi inferiori, di volta in volta, attingono energie.
Questa “quantità” possiamo considerarla fissa, dal momento che esiste per determinare i percorsi che l’individuo, per i suoi bisogni evolutivi, deve percorrere.

Ma questa fissità “numerica”, pur restando costante nel totale, è estremamente variabile nella “quantità” proporzionale che assumono le varie componenti, cosicché talvolta diventa necessaria una maggiore quantità di vibrazioni astrali e una conseguente diminuzione di vibrazioni mentali, oppure di vibrazioni fisiche a scapito di quelle astrali o mentali, e via dicendo. Il totale, comunque, resta costante, pur nella estrema variabilità, da momento a momento, delle tre componenti in questione.

Questo, d’altra parte, è esattamente lo stesso meccanismo che si osserva, per esempio, nel corpo fisico: se prendiamo in considerazione la persona che ha un forte handicap (per esempio una cecità) possiamo facilmente notare questo processo, in quanto è facile osservare che la persona cieca affina, per esempio, le sue capacità auditive, operando una sorta di equilibrio compensativo. E tale meccanismo esiste per tutti e tre i corpi inferiori, che fanno della loro variabilità la fonte delle possibilità di esperienza dell’individuo incarnato.

Quanto ho detto poc’anzi sul DNA potrebbe far sorgere il dubbio che, allora, ci si trova di fronte a un sistema chiuso che va dal corpo fisico, all’astrale, al mentale al DNA nelle sue varie componenti. Ma non è così. Infatti, col procedere delle comprensioni, il DNA dell’individuo riceve nuove informazioni dalle vibrazioni che provengono dal corpo akasico e subisce delle modifiche, che lo portano a variare e a modificare i percorsi che traccia non solo per quello che è il carattere della sua parte incarnata (e, quindi, delle sue possibilità espressive all’interno delle situazioni che si trova a dover affrontare e vivere) ma anche per la stessa costituzione dei corpi inferiori.

Tutti e tre, infatti, si modificano nel tempo, e non solo per il normale evolversi fisiologico della struttura dell’individuo, ma anche proprio grazie alle energie che li attraversano e che, guidate dalle richieste del sentire, inducono delle trasformazioni nella materia stessa dei corpi inferiori.

Se osservate il vostro corpo fisico non potete avere dubbi che esso si trasformi nel tempo, basta pensare al vostro corpo quando avevate un mese di vita e allo stesso corpo quando avrete venti, trenta od ottant’anni.

Se nel DNA le forze che inducono la costituzione del vostro corpo non fossero variabili, non avreste queste differenze corporali, se non quelle minime dovute, in massima parte, dalle ingerenze su di esso da ciò che è esterno a voi stessi, con la conseguenza che i vostri corpi inferiori sarebbero fissi e tali da non essere più adeguati alle vostre esigenze evolutive o espressive.

Questo significa che il vostro DNA ha al suo interno, come avevamo affermato molto tempo fa, tutte le possibili variazioni che il vostro corpo può o deve assumere nel corso del periodo incarnativo, e che ciò che cambia è l’attivazione di determinati geni e la disattivazione di altri per adeguare il vostro corpo fisico ai vostri bisogni espressivi.

Il discorso appena fatto, se risulta essere vero per quanto riguarda il corpo fisico, non può che risultare altrettanto vero per il corpo astrale e quello mentale: la relativa porzione di DNA varia la successione dei geni attivati o spenti assecondando le mutate esigenze d’esperienza del corpo akasico, e questo porta a una modifica delle possibilità espressive sia a livello astrale che a livello mentale da parte dell’individuo. Scifo

Annali 2008-2017

Print Friendly, PDF & Email

1 commento su “L’equilibrio dei corpi transitori tra loro [A69]”

Lascia un commento