L’equilibrio dei tre corpi inferiori e le loro compensazioni [A68]

Più volte è stato da noi affrontato il concetto di equilibrio, osservandolo quasi sempre dal punto di vista etico/morale, cioè osservando le ricadute che esso possiede nella vita di tutti i giorni dell’individuo incarnato e sugli effetti che la sua esistenza o la sua mancanza può produrre nel suo rapportarsi con la realtà più prossima che lo circonda.

[…] Una domanda che vi siete posti arrivando riguardava coma vada inteso il concetto di equilibrio dei tre corpi inferiori, quelli transitori, quelli, cioè, che mutano a ogni incarnazione dell’individualità.

Per fare questo dobbiamo, per un attimo, cercare di riassumere in quale maniera e attraverso quali elementi viene a formarsi l’insieme costituito dal corpo fisico, quello astrale e quello mentale, sfruttando l’ampliamento dei concetti che vi abbiamo presentato negli ultimi anni di insegnamento.

La formazione dei corpi transitori

Come sapete la formazione dei corpi inferiori non è casuale, ma è una diretta conseguenza di quelli che sono i bisogni evolutivi dell’individuo: la loro costituzione è tarata su questi bisogni, e questo significa che ogni essere umano avrà i corpi transitori strutturati materialmente in maniera tale da poter garantire a ognuno individuo incarnato la possibilità di poter recepire dall’esperienza incarnativa gli elementi da cui poter trarre un allargamento del sentire personale.

Ovviamente, per arrivare a ottenere il complesso ottimale di corpi finalizzati all’acquisizione di ulteriori porzioni di comprensioni e, quindi, di sentire, collaborano diversi fattori.

Il primo fattore, logicamente, è dato dai bisogni di comprensione del corpo akasico. Questi bisogni, espressi da vibrazioni emesse dallo stesso corpo akasico, forniscono il primo substrato di base, e determinano il raccogliersi delle materie inferiori in strutture adeguate all’espressione e alla ricezione di particolari elementi.

Il che sta a significare che le vibrazioni emesse dal corpo akasico strutturano la materia mentale stimolando la formazioni di aggregazioni di unità elementari mentali che determinano le caratteristiche razionali e logiche che l’individuo in via di incarnazione deve possedere per trarre il maggior utile possibile dalla sua vita sul piano fisico. Ecco così, per esempio, che se l’individuo ha bisogno di sperimentare la sua reazione di fronte alla scienza, dovrà possedere un corpo mentale particolarmente strutturato per il ragionamento sia pratico che astratto e tale da garantirgli la possibilità di avere ottime capacità di deduzione, di sintesi e di comparazione che lo mettano in grado di interagire con le nozioni scientifiche che si troverà a dover affrontare.

Allo stesso modo avviene la costituzione del corpo astrale e di quello fisico: la loro formazione sarà sempre strettamente correlata a quelle che saranno le esperienze che gli saranno utili per affrontare la sua esistenza nell’ottica che scaturisce dalle esigenze di comprensione del corpo della coscienza.

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Se, per fare un esempio riguardante il corpo astrale, l’individuo dovrà condurre una vita da attore, dovrà necessariamente possedere un corpo astrale con caratteristiche di sensibilità tali da potergli permettere di immedesimarsi nei personaggi che interpreta e di poter comunicare agli spettatori la sua personale interpretazione del personaggio.

Lo stesso tipo di ragionamento è fattibile, ovviamente, per quanto riguarda il corpo fisico: se la persona avrà bisogno di sperimentare un’esistenza da sportivo, per esempio, dovrà possedere un corpo fisico adeguato a permettergli di usufruire al meglio della sua fisicità.

Di conseguenza, si può affermare che i tre corpi inferiori debbano, per necessità evolutive individuali, venire strutturati in maniera “personalizzata”, ovvero con preminenza di determinate caratteristiche rispetto ad altre che, pur non essendo assenti al suo interno, resteranno più in secondo piano.

Ovviamente tutto questo è reso possibile dalla presenza del DNA (non solo fisico, come abbiamo detto in passato, ma costituito anche da DNA astrale e DNA mentale) il quale ha la funzione di fissare nei vari corpi l’ordine di precedenza di attivazione e l’intensità delle varie caratteristiche che li contraddistinguono.

L’equilibrio dei tre corpi inferiori e le loro compensazioni

Per prima cosa dobbiamo domandarci se l’insieme dei tre corpi inferiori dell’individuo incarnato è considerabile come un sistema chiuso o un sistema aperto.

Affermerei senza timore che non vi sia ombra di dubbio che ci troviamo dinnanzi a un sistema aperto: l’attività vibratoria che attraversa i corpi inferiori varia in continuazione sotto la spinta dei diversi elementi che la attraversano, arrivando a sfociare in manifestazioni dell’individuo all’interno del piano fisico e questo, com’è ovvio, indica uno spostamento di vibrazioni appartenenti a questi corpi all’esterno (e non stiamo parlando soltanto di vibrazioni che provengono dalle emozioni messe in moto dal corpo astrale, o di quelle provenienti dal mentale, ma anche di movimenti vibratori della materia fisica dei corpi, quale il movimento del corpo fisico stesso, l’emissione di sudore…).

In base alla concezione di sistema chiuso che avevamo proposto, mi sembra innegabile dire che quanto vi ho prospettato non possa che portare a considerare i corpi incarnativi dell’individuo come un sistema aperto, visto che emette vibrazioni e, con esse, materia che viene in qualche maniera ceduta all’esterno di . In questo contesto sembrerebbe, a prima vista, che non possa venire applicato il concetto di conservazione dell’energia.

Di conseguenza, allora, com’è possibile che esista un equilibrio tra i tre corpi inferiori, dal momento che essi mutano e cambiano in continuazione sia a livello energetico che, di conseguenza, a livello prettamente materiale? Vediamo se riusciamo a trovare un meccanismo o un processo che ci possa ancora autorizzare a considerare la possibilità dell’esistenza di un equilibrio tra i tre corpi inferiori.

Forse ciò che rende difficile poter contemplare come reale una tale ipotesi è la concezione comune di equilibrio mutuata, solitamente, dall’abitudine a definire come equilibrio ciò che, in realtà, indica una stasi: quando affermiamo che una tavola, posizionata nella maniera giusta su un perno, è in equilibrio, in realtà definiamo il momento in cui le varie forze che la attraversano (peso, massa, forza di gravità e via dicendo) si compensano vicendevolmente, provocandone l’immobilità.

Ma, come abbiamo visto, l’essere umano è difficilmente assimilabile a una tavola: la materia dei suoi corpi è continuamente in movimento, anche nei momenti in cui non ci sono grandi forze esterne che la sollecitino, cosicché ognuno dei tre corpi via via deve tendere a compensare quanto ha perduto a causa del suo funzionare come sistema aperto.

Il corpo fisico ha in dotazione evidenti meccanismi che tendono a ristabilire il suo personale equilibrio energetico e materiale, per esempio attraverso l’assunzione del cibo.

A sua volta il corpo astrale trova compensazione all’emissione di vibrazioni a carattere emotivo trasformando al suo interno quelle provenienti dalle vibrazioni emesse dal corpo mentale allorché le vibrazioni di ritorno dall’esperienza compiuta sul piano fisico ritornano verso la coscienza, facendo elaborare al corpo mentale nuovi pensieri che, a loro volta, favoriscono il nascere di vibrazioni diverse all’interno del corpo astrale attraverso la mutata qualità dei pensieri emessi, tendendo in questa maniera a ristabilire un suo nuovo equilibrio interno.

A sua volta il corpo mentale riceverà nuovi impulsi vibratori dal corpo akasico, sulla scorta delle modifiche che in esso avrà stimolato l’acquisizione dei dati provenienti dall’esperienza appena affrontata dall’individuo, e anch’esso cercherà di ricreare un suo nuovo equilibrio.
Tutti e tre i corpi, in sintesi, nel corso di questo processo, tendono a ristabilire un nuovo equilibrio vibrazionale al loro interno. Scifo

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