L’Io, un’illusione che nasce dalle non comprensioni [io3]

L’argomento in sintesi
Nelle prime vite come essere umano l’Io la fa da padrone, inducendo ad azioni completamente egoistiche al fine di soddisfare i propri apparenti bisogni. Verso le ultime, l’individuo non ne sarà più dominato né sopraffatto e saprà, se vorrà farlo, accantonare le spinte del proprio Io quando la sua coscienza glielo suggerirà.

Abbiamo visto in precedenza in quale maniera l’Io viene alla ribalta nella percezione di se stessi a mano a mano che l’individualità inizia a incarnarsi nella forma umana e abbiamo sottolineato quale importanza esso rivesta, quale stimolo esso sia verso l’affrontare le esperienze e, quindi, verso l’evoluzione.

In quest’ottica risulta evidente il fatto che l’Io trae la necessità della sua esistenza (sia pure illusoria) dal bisogno di fornire all’essere incarnato l’occasione per osservare ciò che non ha compreso.

Ne consegue che esso esiste nell’uomo fin dal primo momento in cui egli ha qualche cosa da comprendere e molto di non compreso: esso, infatti, è un’illusione che nasce proprio dalle sue non-comprensioni che si riflettono nel modo di affrontare la vita e le esperienze.

Voglio sottolineare (anche al fine di sfatare errate concezioni o mal comprensioni dell’insegnamento) che anche l’uomo alla sua ultima incarnazione effettuata prima di abbandonare definitivamente la ruota reincarnativa e, quindi, praticamente al culmine dell’evoluzione raggiungibile come essere umano, possiede ancora un Io e, se ci pensate bene, non può essere che così in quanto il solo fatto di essere immerso nella materia significa che doveva comprendere ancora qualche sfumatura, e questo, a sua volta, significa che una piccola parte di illusione e, quindi, di Io, esisteva ancora.

Da cosa si differenzia allora, rispetto all’Io, l’uomo alle prime incarnazioni dall’uomo alle ultime?
Quello che è diverso nei due casi è la maniera in cui l’uomo si pone di fronte a quel fantomatico Io:
– se nelle prime vite come essere umano l’Io la fa da padrone, inducendo ad azioni completamente egoistiche al fine di soddisfare i propri apparenti bisogni,
verso le ultime l’individuo riceverà certamente ancora delle spinte verso l’egoismo ma non ne sarà più dominato né sopraffatto e saprà, se vorrà farlo, accantonare le spinte del proprio Io quando la sua coscienza, ormai ben strutturata, gli suggerirà essere il momento giusto per andare al di là di se stesso nel nome di una fratellanza non più soltanto teorica, bensì così acquisita da rendere il “fare per gli altri” ancora più soddisfacente intimamente del “fare per se stessi”.

“Tutto è Uno”, dicono i Maestri, volendo significare con questo che siete, in realtà, tante piccole parti di quell’unico grande Tutto che l’uomo chiama con milioni di nomi differenti.
Il fatto è, figli nostri, che non ne siete ancora profondamente consapevoli, tant’è vero che operate una separazione di valori e di intenti tra voi stessi e tutta la realtà che vi circonda, ignari del fatto che la meta sia unica per entrambi.

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Mi sembra evidente, miei cari, che in questa prospettiva il concetto di illusione finisca col trovare spontaneamente una sua definizione e collocazione: dal momento che siete Uno, quello che siete e che fate appartiene non solo a voi ma anche a tutti gli altri che, assieme a voi, hanno percorso, percorrono o percorreranno, il cammino dell’evoluzione, così come è vero il contrario, ed è la vostra scarsa comprensione (e, quindi, il vostro Io) di come stiano veramente le cose che vi fa lottare, soffrire, gioire, desiderare di possedere, prevaricare, calpestare per ottenere e così via.

Inoltre, sotto l’influenza dell’Io, l’illusione è resa ancora più forte dal fatto che ognuno di voi, nell’osservare la realtà che vi circonda, crea una selezione tra le cose, le persone e i fatti che vi si presentano, trattenendo alla vostra attenzione solo ciò che colpisce, in qualche maniera, il vostro Io oppure ignorando o, addirittura negando contro ogni logica ed evidenza, quello che non è in sintonia con quelli che sono i vostri bisogni egoistici del momento.

Una cosa mi preme dirvi, fratelli: non sentitevi in colpa per ciò che siete ma pensate che il comportamento egoistico fa parte dei meccanismi naturali posti in essere per aiutarvi a comprendere: trovarsi di fronte a ciò cui il vostro Io, solitamente, si ribella (e, quindi, di fronte alla frustrazione o alla sofferenza), oppure a ciò che esso cerca di fare suo (e, quindi, ai suoi bisogni di soddisfazione) fa sì da dispiegare di fronte all’uomo che sa osservare se stesso quali siano le cose che non ha ancora compreso, al punto che può bastare talvolta anche la sola osservazione sincera delle proprie reazioni e dei propri comportamenti nelle varie situazioni per portare al raggiungimento della comprensione.

Il mio timore è che l’esortazione a non sentirvi in colpa possa essere usata dal vostro Io per giustificare ai suoi stessi occhi tutto ciò che fa.
Sentirvi in colpa, lo ripeto, non serve che a farvi star male, tuttavia fornirvi una giustificazione di questo tipo, in special modo per gli errori che commettete sapendo di commetterli, non vi porterà certamente una sofferenza minore; anzi, solo per il fatto di impedire al vostro sentire di fluire nel modo migliore, quello cui andrete incontro sarà ancora più doloroso di un normale senso di colpa in quanto la consapevolezza di aver potuto, se aveste voluto, evitare sofferenza a voi e agli altri e non averlo fatto avvelenerà i vostri giorni.

Una domanda che ricorre spesso e che nasce spontanea allorché si parla dell’illusione è questa: il mondo che percepiamo è soggettivo?

Non lasciatevi fuorviare da questa domanda, amici: ciò che percepite come esseri umani è soggettivo finché siete immersi nell’illusione, senza dubbio, ma lo è nei sentimenti, nell’attribuire connotazioni positive o negative a cose, persone e avvenimenti, nell’operare una scelta su ciò che osservate, nel pensare che esistano la fortuna e la sfortuna, nel ritenere appagante o deludente qualcuno senza tener conto che esistono anche i bisogni e le realtà degli altri.

Tuttavia, sotto lo strato di percezione soggettiva, il vostro corpo è fatto di materia come lo è quello degli altri uomini, gli alberi hanno forma d’albero e le stelle brillano nei cieli senza nuvole, quindi, comunque, una realtà oggettiva esiste e, se pure essa non è esattamente quella che voi percepite, tuttavia ciò non la rende né meno vera né meno esistente.

Senza ombra di dubbio l’essere consapevoli di vivere immersi nell’illusione porta con delle conseguenze non indifferenti che creano un modo diverso di vivere la vita.
Chi riconosce le proprie illusioni vede più chiaramente se stesso trovando, così, più facilmente la strada verso il proprio sentire.

Chi svela l’illusione osservando se stesso si accorge che la sua stessa personalità è illusoria, per larga parte nata dalle sue incomprensioni, e con maggiore sicurezza può trovare la strada per far sì che la sua personalità assomigli sempre di più non al suo Io ma al suo vero Sé.

Chi percepisce l’esistenza dell’illusione non può che arrivare a sentirsi umile di fronte a ciò che crede di essere e di sapere perché diventa consapevole che da un momento all’altro le sue illusioni possono cadere e, allora, ciò che sapeva potrebbe rivelarsi un’assurdità priva di senso e ciò che era non sarebbe certamente più ciò che è diventato.

E, giunto alla fine dell’illusione, amerà con eguale amore le gioie e le sofferenze che ha avuto, gli amici e i nemici che ha incontrato, i giorni e le notti che ha vissuto, il bene e il male che ha attraversato, riconoscendo che nel grande palcoscenico del Tutto nulla è più importante o meno importante ma ogni cosa esiste perché è necessaria e indispensabile all’esistenza della Realtà. Baba
Continua


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2 commenti su “L’Io, un’illusione che nasce dalle non comprensioni [io3]”

  1. Attraverso le esperienze allarghiamo il cerchio della consapevolezza della coscienza, quand’esso è sufficientemente ampio allora è lì inizieremo a comprendere di non essere identificabili con il nostro io, ma di appartenere a qualcosa di più vasto che ci precede.
    Ma tutto ciò sarà possibile solo vivendo pienamente l’illusorietà e l’attaccamento all’io

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  2. Illusione, se ho ben capito, non è la realtà che percepiamo coi sensi, ma il nostro modo di pensare, le opinioni, la visuale che abbiamo dei fatti.

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