L’ordinarietà con cui si esce dal ciclo delle rinascite

Che concezione avete voi dell’individuo evoluto? Forse che l’individuo evoluto non ha un Io?
Molti di coloro che vanno alla ricerca del maestro tendono a idealizzare la sua figura, senza rendersi conto che, il fatto stesso che il maestro (o supposto tale) sia incarnato sul piano fisico, è per una ragione.

In realtà, egli è sul piano fisico non soltanto per adempiere al suo compito di supposto maestro, ma anche, perché, evidentemente, vi è ancora qualche cosa che egli deve comprendere, perché, altrimenti, non vi sarebbe nessun motivo, nessun ragione perché egli sia presente sul piano fisico; ciò che egli fa, altri potrebbero tranquillamente farlo al suo posto.

Se dunque l’individuo evoluto è presente sul piano fisico, questo significa, inevitabilmente, che egli possiede un Io, e quindi che anch’egli è soggetto ai freni, alle illusioni, agli errori, provenienti da comprensioni non ancora totalmente raggiunte, anche se magari soltanto per sfumature, che si frappongono all’allargamento del suo sentire.

Anche l’evoluto allora, per quanto evoluto possa essere, se vive sul piano fisico sta ancora completando il suo cammino. E voi che andate da lui per ottenere spiegazioni o comprensioni, rendetevi conto, comunque, che mentre vi aspettate di ricevere da lui, anch’egli aspetta e riceve qualcosa da voi. Moti

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E poi verrà il giorno in cui ognuno di voi avrà trovato in l’ultimo granello di cambiamento possibile: la sua coscienza sarà formata, il suo sentire sarà così ampio da non avere più necessità di prolungarsi verso il piano fisico per mettere a posto gli ultimi tasselli della sua realtà interiore.

Non sarà particolarmente felice di questo, non sentirà più il richiamo verso la materia fisica, ma il suo compito non sarà, certamente, ancora finito, poiché altre strade diverse, lunghe, si porranno dinanzi al suo sentire.

Non sarà, ripeto, particolarmente felice di questo, e ciò senza dubbio vi stupirà, ma in realtà, colui che raggiunge la comprensione, colui che raggiunge la propria ampiezza di sentire, sentirà fluire in sé con spontaneità, semplicità e naturalezza ciò che ha raggiunto nel corso del suo sperimentare attraverso la materia, in un modo talmente connaturato in lui, da non dargli particolare felicità.

Allo stesso modo per cui, all’uomo incarnato, osservare con i propri occhi la realtà che lo circonda è talmente connaturato che egli più neppure vi pone attenzione se non per il fatto che attraverso questa osservazione egli può recepire nuovi dati.

Ecco così che, raggiunto il proprio massimo sentire attraverso il ciclo delle nascite e delle morti, egli ritirerà completamente la propria coscienza dai piani inferiori fino al piano akasico e sarà pronto a lanciarsi verso nuove direzioni del suo cammino, certo, comunque sia, di essere un tutt’uno con ciò che ha sperimentato fino a un attimo prima. Rodolfo


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3 commenti su “L’ordinarietà con cui si esce dal ciclo delle rinascite”

  1. L’abbandono dei corpi transitori per come li conosciamo noi, l’inizio di un capitolo nuovo, diverso, a noi completamente oscuro. Il saggio dice che gli elefanti si mangiano a fette, e se stiamo mangiando la coda, perché preoccuparci della proboscide?

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