Non dividere ciò che la legge karmica ha unito [sf36]

“Che l’uomo non separi ciò che Dio ha unito” Pensateci un attimo: è mai possibile che una figura come quella del Cristo possa avere proferito una frase così sconclusionata come questa?!

In realtà, infatti, la frase originale era leggermente diversa; quel tanto di diversità che bastava a dare un senso più grande e più completo alla frase stessa e bastava a togliere la possibilità a eventuali autoproclamatisi intermediari fra gli uomini e la divinità, di speculare sui rapporti d’amore che si vanno ovviamente creando nel corso del fluire delle vite individuali all’interno della realtà fisica.  Moti

Difatti, l’originale frase del Cristo era leggermente diversa e diceva: “Nessun uomo può separare ciò che Dio ha unito”. Apparentemente, sembra che dica la stessa cosa; in realtà la differenza è molto sottile; infatti, con questa frase viene affermato che l’uomo, comunque sia, non ha la capacità d’intervenire, di modificare, in quello che è il volere dell’Assoluto; che ciò che Dio ha creato per l’individuo, in realtà, esistendo per il bene stesso dell’individuo, non può essere lasciato in balia dei capricci o dei desideri o delle azioni di altri uomini che, non essendo a conoscenza della vastità e della Realtà dell’Assoluto, non possono quindi avere la facoltà di modificare secondo il loro intendimento quello che la Volontà Divina ha messo in atto.

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Noi, che per anni vi abbiamo parlato delle varie leggi dell’esistenza, della creazione della Realtà, possiamo subito pensare che la frase possa essere anche interpretata in un altro modo dal punto di vista filosofico, ovvero “nessun essere umano può separare ciò che la legge karmica ha unito”; che poi, alla fin fine, è sempre la stessa cosa!

Però tenete presente, creature, che questo, alla fin fine, è un corollario di quello che noi vi diciamo quando affermiamo che i rapporti d’amore che create nel corso delle vostre esistenze sono per forza di cose eterni e indissolubili e restano scritti nell’Eterno Presente, nelle vostre coscienze, in maniera tale che ogni volta che nel corso del vostro continuo immergervi e uscire dalla materia all’interno del piano fisico essi saranno pronti a riallacciarsi, a ritrovare quel contatto d’amore quando vi troverete a condividere un altro periodo di esistenza assieme a coloro che avete amato in altre vite, nei momenti che trascorrete durante quella vita in corso. 

Questi rapporti d’amore sono il substrato su cui si va tessendo, un po’ alla volta, lentamente ma con costanza, l’intero tappeto della coscienza della materia akasica di cui fate parte; sono le cellule, gli atomi, le monadi, i primi elementi coi quali mettete in comune la vostra capacità di amare e di essere amati; costituiscono quell’ordito di base che arriva a farci affermare che l’Archetipo Permanente più grande e importante, che in tutto racchiude e comprende, è l’archetipo dell’Amore, ma amore inteso come donazione di se stessi, amore inteso come capacità di dare agli altri senza aspettarsi di ricevere nient’altro in cambio; l’amore che, per esistere, basta a se stesso e non ha bisogno di null’altro; qualcosa di apparentemente così lontano dalla vostra qualità e dalla vostra essenza di oggi.

Eppure io so, io sono sicuro, sono certo che dentro di voi quell’Amore già esiste e vi manca soltanto la capacità di riuscire ad accettarlo; perché, vedete, è facile dire: “Io amo, io ti amo”, ma le parole sono parole, possono nascondere altri mille significati al di là delle parole che vengono usate!

In realtà, amare non è necessariamente dire delle parole, non è necessariamente essere sempre presenti, ma è invece, necessariamente, sentire al proprio interno la presenza della persona amata anche quando la persona amata magari non è più presente; essere certi che quel legame che si è costituito continua e vive perché si sente interiormente che non è stato spezzato neppure nel momento della morte.

Significa essere certi che, all’interno dell’archetipo dell’Amore, tutte le piccole e grandi storie d’amore che ogni individuo vive nel corso della sua vita sono lì, a testimonianza dell’ampliarsi, dell’ingrandirsi, del costituirsi dell’amore individuale di ognuno di voi in quell’Amore che tutto unisce, che tutto è, perché appartiene al Tutto. Scifo

Dal ciclo Sfumature di sentire 2002-2007

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3 commenti su “Non dividere ciò che la legge karmica ha unito [sf36]”

  1. Addirittura si dice “non osi separare l’uomo…”. Tutta un’altra storia rispetto al vero significato che qui ci viene ricordato e che ha molto più senso.

    Che poi non è che una separazione, fisica, giuridica o un divorzio, abbiano la capacità di “separare” per davvero.

    Nel senso che se non può farlo neanche la morte, come sopra illustrato, figuriamoci un atto civile o un fatto materiale.
    Semplicemente i rapporti cambiano forma, si adattano alle esigenze degli individui nel tempo e non debbono essere irretiti da formule magiche che hanno a che fare più con la superstizione e col controllo sociale che con altro.

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  2. “… Eppure io so, io sono sicuro, sono certo che dentro di voi quell’Amore già esiste e vi manca soltanto la capacità di riuscire ad accettarlo…”

    Sorge commozione.

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  3. Post che veramente riempie di pace, perché, ancora una volta, ci fa capire come neanche una briciola di amore, per quanto imperfetta, vada perduta.

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