Criteri per scegliere la propria via spirituale 3
Una delle certezze inalienabili del giardino degli incanti è che non vi è, in esso, alcuna certezza: tutto quello che si incontra può (quanto meno teoricamente) essere vero ma, contemporaneamente, può non esserlo affatto.
Come muoversi, allora, tra le tante meraviglie, senza correre il rischio di perdere la propria obiettività e il proprio senso della realtà, figli?
L’errore principale di tutti coloro che percorrono questa strada spinti dai propri bisogni interiori è situato proprio all’inizio del loro cammino, ed è quello di iniziarlo ritenendo che ciò che incontreranno sarà la realtà e che, tuttalpiù, lungo la strada potrà capitare che troveranno alcuni casi in cui, dietro il sipario del meraviglioso, si celerà una realtà ben diversa e più «normale».
Quanti di voi sono pronti a ritenere una luce che si spegne e si riaccende nella propria casa un avvertimento ultraterreno o il segnale di presenze ultrafisiche? Quanti tra di voi vedono muoversi un oggetto (magari posto su un televisore) e l’interpretano come un intervento di forze paranormali di qualche tipo quando esistono, invece, spiegazioni completamente normali e fisiche per giustificare quell’accendersi o spegnersi della luce o il movimento dell’oggetto?
Ora, miei cari, non dico che non possa avvenire realmente che questi piccoli fenomeni possano avere un’origine insolita, ma asserisco che ciò accade in un numero limitatissimo di casi e che è soltanto il vostro desiderio che la realtà sia quella, il che appaga il vostro Io, a farvi accettare proprio quella spiegazione e non un’altra.
Io vi dico, figli nostri, che al fine di non soggiacere a illusioni e cocenti disillusioni, dovreste iniziare il vostro approccio all’insolito in maniera diversa, cioè considerando come prima e più probabile ipotesi che ciò a cui assistete ha un’origine normale e spiegabilissima facilmente, e lasciare come ultima possibilità (dopo aver scartato con la logica e la ragione siffatta ipotesi) il ritenere quanto avete osservato frutto di una realtà alternativa a quella fisica in cui vivete.
Infatti, a parer nostro, è molto più utile e meno pericoloso per chi non vuole essere, come dicevo prima, illuso e disilluso, sbagliare attribuendo a un fenomeno ultrafisico cause terrene, che sbagliare in senso opposto.
E in ogni caso, se è una volontà non terrena a provocare il fenomeno, esso si ripeterà, probabilmente accentuato e diversificato poiché, se lo scopo è quello di attrarre la vostra attenzione per qualche motivo, certamente chi lo provoca (dal momento che dimostra di possedere le capacità per farlo) non desisterà dal tentare di farvi comprendere quanto vi voleva suggerire.
Insomma, o figli, la via della ragione è il solo e unico strumento che vi può far da sostegno nell’attraversare il nostro giardino incantato.
Purtroppo, ahimè, specialmente in ambiente spiritico, questo non viene tenuto in molta considerazione, e non soltanto da parte dei frequentatori degli incontri «spiritici», ma anche da parte dei cosiddetti «ricercatori».
Un esempio per tutti: le «identificazioni spiritiche». La letteratura del paranormale è zeppa di casi di identificazione spiritica, dal più semplice al più complesso, accreditati e ritenuti inspiegabili in altra maniera che riconoscendo come reale l’intervento della persona in questione. Che illusione, figli nostri, e quante spiegazioni alternative esistono! Il 90 per cento di esse è costituita da persone che riconoscono un caro scomparso perché dice loro «cara mamma» o «caro papà» e asserisce di «essere ormai uno spirito di luce» che, magari, viene a parlare per una «missione spirituale».
Già in precedenza abbiamo visto quanta probabilità vi sia che questo avvenga veramente e quali sono i motivi che giustificano la bassa percentuale di realtà di questi interventi.
Vi sono, poi, casi un cui la manifestazione fornisce dati e date sulla sua vita a «prova» della sua identità. Quasi sempre si tratta di elementi che possono essere riscontrati dal ricercatore da una semplice lettura della pagina dei necrologi. Accade persino, talvolta, che in questi dati vi siano degli errori, in particolare nelle date di nascita o di morte e ciò, miei cari, dovrebbe già mettere in guardia: può accadere che l’entità che ha lasciato il mondo fisico da non molto tempo non abbia ancora accettato del tutto il suo abbandono del piano fisico (la psicologia del dopo-morte, ricordatelo, è ancora la stessa della persona quando era in vita) cosicché un rifiuto della propria morte può portare a non volerne ricordare la data in modo esatto, ma, nella maggioranza dei casi, non esiste nessuna motivazione psicologica per non ricordare esattamente la propria data di nascita.
Certo, come accade di solito, si può tirare in ballo la poca fluidità delle energie, ma questo è poco credibile perché, nell’insieme di una manifestazione di tal genere, l’energia necessaria a pronunciare una data è ben poca cosa rispetto a quella necessaria all’intervento stesso; come minimo ciò dovrebbe alimentare i dubbi e la cautela, non vi sembra, miei cari?
Quante volte, ancora, ho osservato presunte identificazioni spiritiche con dati all’apparenza difficili da riscontrare mentre, magari, con una spassionata riflessione, si poteva scoprire che la persona che faceva da tramite poteva aver accesso a quegli stessi dati in qualche maniera, magari perché il suo mestiere la metteva nella condizione di poter accedere ad archivi storici! Non dico che, in tutti questi casi vi sia l’inganno, ma affermo che, quanto meno, vi è la possibilità di una drammatizzazione inconscia.
Non mi soffermo sul fatto che non esiste quasi mai la prova che, anche quando si tratti veramente di intervento spiritico, chi comunica sia veramente colui che afferma di essere: se riteniamo possibile l’intervento di entità con la capacità di manifestarsi dobbiamo, per forza di cose, considerare che queste entità possono anche, per loro bisogni interiori (ad esempio la necessità di ricevere vibrazioni di affetto da parte degli astanti) assumere una falsa identità recependo, magari, i dati necessari dai desideri inespressi dei presenti.
Tutto da gettare, allora, figli nostri? No, amici, non è a questo che voglio arrivare bensì sto tentando di farvi comprendere che dovete ragionare sulle cose, e che le vostre facoltà intellettive e deduttive non sono un optional da usare solo quando vi fa comodo, ma vi sono state date come strumento indispensabile per comprendere la realtà e, quindi, da essa comprendere voi stessi e i vostri bisogni.
Il vostro mondo attuale sta facendo dell’illusione uno stile di vita: la meravigliosa tecnologia che andate affinando (e che a tutti voi, in contatto con essa quotidianamente, finisce coll’apparire «normale») si sta volgendo rapidamente al fare dell’illusione un mezzo di comunicazione e uno stile di vita.
Pensate alle immagini dei vostri televisori: non sono così come le vedete ma è il vostro spettro di percezione che ve le fa osservare in quella maniera, costruendo per voi immagini, luci, colori e movimento ben precisi e comuni, in linea di massima, a tutti gli osservatori dello schermo.
Pensate agli effetti speciali dei vostri film e alle trasformazioni che sono possibili fare con l’ausilio di un piccolo computer.
Pensate ai microfoni che ascoltano la vostra voce (e solo quella) a parecchia distanza da voi e attraversano le pareti dandovi la possibilità di essere presenti anche dove non lo siete. Pensate all’uso dei sensori e della realtà virtuale che rendono possibile le cose più fantastiche e irreali a un punto tale che chi le sperimenta può viverle come se fossero realtà; ma, certamente, potrete voi stessi, e meglio di me, trovare decine e decine di altri esempi su quest’argomento.
Che triste figura finisce così per fare tutta la fenomenologia paranormale di tipo fisico: se fino a ieri i detrattori e gli oppositori del paranormale avevano come alleati gli illusionisti e i prestigiatori per dimostrare che tutta la casistica fisica era ripetibile con i loro trucchi (talvolta bizzarramente semplici come meccanismo), diventando anacronisticamente paladini della realtà con l’uso dell’illusione, da oggi la tecnologia mette a disposizione di chiunque la produzione della maggior parte dei fenomeni fisici.
Ma questo argomento lasciamolo per una mia prossima discussione, limitandoci a concludere che nel favoloso giardino degli incanti è facile allargare l’incanto anche alla propria realtà quotidiana, una volta che con l’incanto si è venuti a contatto, ma è necessario tenere sempre ben a mente che, una volta usciti dai cancelli fantastici del giardino incantato, si deve ritrovare il senso della propria esistenza che è quello di cercare di osservare l’illusione non per entrarne a far parte, bensì per usarla come uno dei tanti mezzi messi a disposizione dall’esistenza per aiutarci a scoprire la propria Realtà. Baba
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Tenere ben presente la differenza tra realtà del proprio percorso esistenziale e l’illusione a cui i corpi transitori vanno incontro. Le illusioni servono la realtà, ma solo nella misura in cui l’attenzione è posta sulla realtà stessa, attraverso la pratica della disconnessione e del ritorno a zero.
È capitato anche a me di interpretare un fenomeno come paranormale, di solito la sparizione apparentemente inspiegabile di un oggetto. Ho dovuto poi sempre constatare che in realtà non avevo semplicemente tenuto presente qualcosa.
E sono consapevole del fatto che l errata interpretazione dei fatti è legata a un bisogno dell’io di trovare delle prove.
Grazie