Siamo la causa del nostro dolore

Fratelli, sorelle, figli nostri che qua venite ad ascoltare noi, umili portavoce di Colui che un tempo venne per parlarvi e disse: “Siate come fanciulli”.
Figli miei, tornate semplici, puri, liberi come fanciulli, ritrovate cioè la spontaneità e l’entusiasmo del bimbo.
Osservatelo questo bimbo e tante tante cose potrete veramente imparare dal suo comportamento: egli sa soffrire, sa piangere profondamente, sa disperarsi, ma subito dopo sa anche gioire.
Ritrovate questa forza, questa capacità, e se proprio non ci riuscite, fratelli miei, e se proprio pensate di non ritrovarla, sorelle mie, allora come in un coro uniamoci e così preghiamo Colui che sempre ci ascolta:
Padre mio,
quando tu mi hai dato la possibilità di vivere in questo mondo io sono stato, per un po’ di tempo, felice; ho assaporato la gioia delle cose che mandavi intorno a me, ho goduto del Tuo amore che io ritrovavo ogni giorno scoprendo un gioco nuovo.
Ma poi, Padre mio, io sono cresciuto, sono diventato adulto, sono diventato un uomo e Tu non mi hai più dato felicità ma soltanto dolore; e ho conosciuto la sofferenza ogni giorno.

Hai fatto di tutto per me, Padre mio, anche se non ne comprendo le motivazioni, anche se ne intuisco la causa, mi hai fatto soffrire in ogni modo:
mi hai privato delle cose che più amavo, mi hai privato di un figlio, mi hai privato di un amore al quale volevo dedicare tutta la vita.
Mi hai provato mettendomi ultimo in mezzo agli uomini.
Mi hai fatto soffrire togliendomi la possibilità di diventare una persona importante, rispettata dagli altri, amata, richiesta.
Ma perché, Padre mio, tutta questa sofferenza?
Perché, Padre mio, non hai continuato a infondermi, a darmi quella felicità che io godevo nei primi giorni della mia vita?
Aiutami, Padre mio.
Aiutami a comprendere il perché di tutto questo, dammi la mano, dammi la mano perché voglio capire, Padre mio! Viola

 

Figlio mio,
ho ascoltato le tue parole ed è per questo che ora, in qualche modo, io faccio giungere a te la mia voce anche se so che molto facilmente, figlio, tu non vorrai ascoltarla; so che molto facilmente preferirai distogliere la tua attenzione per cercare di seguire ciò che, magari, anche soltanto a mezzo metro di distanza starà accadendo sul tuo piano di esistenza.

Figlio mio,
tu ti lamenti della tua sofferenza, e tendi a far risalire la causa di questa tua sofferenza fino a me, come se io, figlio mio, potessi divertirmi a creare per te dolori, affanni, tristezza, e non ti rendi conto, figlio, che questi dolori, questi affanni, questa tristezza nascono in te perché tu stesso, con le tue mani, li stai facendo nascere, perché tu stesso ti immergi così completamente e totalmente soltanto in ciò che riguarda l’esteriorità da dimenticarti di creare in te stesso quei supporti, quegli aiuti, quelle grucce che potrebbero farti superare senza fatica anche il più grande affanno.

Figlio mio,
se tu non riesci neppure ad ascoltare per un attimo il silenzio, se il restare in silenzio provoca in te nervosismo, imbarazzo, tensione, impazienza, come puoi pensare di  riuscire ad ascoltare il tuo essere?
E se non riesci ad ascoltare il tuo essere, figlio mio, a che scopo rivolgi a me delle preghiere che, tanto, non potresti poi vedere esaudite sotto forma di discorso perché il mio discorso, figlio, passerebbe attraverso il tuo intimo?
Comunque io continuo a parlarti, figlio, poiché il tempo per me non ha importanza e le mie parole, in un modo o nell’altro, continuo a inviarle, siano esse parole che giungono da un tuo fratello, siano esse parole che giungono da un fiore, da un tramonto, da un’aurora, da una notte; e se non sarà oggi sarà domani, se non sarà domani sarà tra mille anni, figlio mio, ma tu riuscirai a sentire le mie parole che il vento, in continuazione, ti porta. Moti

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,

c’è un tempo per gioire e un tempo per piangere,

c’è un tempo per abbracciare e un tempo per allontanare,

un tempo per stringere e un tempo per lasciare,

c’è un tempo per tutto,

ma non lasciate che il tempo vi scivoli addosso

in modo tale che voi possiate poi dire

che il vostro tempo è stato vissuto invano.
Florian


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8 commenti su “Siamo la causa del nostro dolore”

  1. Spero di trovarmi sempre più nella condizione di ascoltare il Padre. Vedo i limiti, ma scorgo anche degli spiragli. Ed anche se il tempo sembra passare inesorabile, senza sensibili progressi, vorrei potermi sempre ricordare che è solo un affanno della mente. Che ogni cosa a suo tempo e che tutto concorre a perseguire l’unità.

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  2. Le Guide sembrano qui riconoscere Gesù come divino. Sarebbe interessante indagare meglio questo aspetto.
    Per quanto riguarda il monito di Florian, la cui finalità è senz’altro pedagogica in quanto credo che nessuna esistenza sia “vana”, mi parla (insieme al testo che lo precede) della necessità di vivere partendo da un nucleo profondo, dal proprio eremo interiore; vivere affondando le proprie radici nell’essere. Essere che va contattato e frequentato quotidianamente; un centro di gravità permanente, direbbe Battiato, a cui restare ancorati, pregno di senso.

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    • Samuele: il doppio riferimento di Viola a “Colui” crea forse un equivoco.
      Il primo Colui è certamente il Cristo: le Guide l’hanno sempre considerato divino allo stesso modo di tutte le creature, certo, con un compito esistenziale particolare.
      Con il secondo “Colui” credo si debba intendere l’Assoluto..

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  3. La consapevolezza di una responsabilità sempre personale per ciò che accade è uno di quegli elementi per i quali, oggi, non potrei più abbracciare una religione confessionale. Avverto sempre più insistente la necessità di andare oltre la dualità esterno-interno, bene-male, corpo-anima, giusto-sbagliato, nobile-volgare, ecc ecc per abbracciare tutta la Realtà come manifestazione del divino.

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  4. “Comunque io continuo a parlarti, figlio, poiché il tempo per me non ha importanza e le mie parole, in un modo o nell’altro, continuo a inviarle, siano esse parole che giungono da un tuo fratello, siano esse parole che giungono da un fiore, da un tramonto, da un’aurora, da una notte; e se non sarà oggi sarà domani, se non sarà domani sarà tra mille anni, figlio mio, ma tu riuscirai a sentire le mie parole che il vento, in continuazione, ti porta.”
    Grazie!

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  5. L’esortazione ad essere semplici, puri, liberi come fanciulli e di trovare ogni momento l’entusiasmo e la spontaneita’ nei nostri gesti……e’ un’esortazione ad essere leggeri, a vivere gli accadimenti con leggerezza, con lo stupore che accompagna il nuovo perché ogni giorno e’ nuovo e carico di significato basta solo esserne consapevoli.
    Ogni giorno, ogni fatto e’ per me e di questo ringrazio.

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