Una alimentazione adeguata alla popolazione occidentale

Il corpo umano è certamente il meccanismo più complesso e straordinario che voi possiate conoscere, tanto che la sua straordinarietà appare evidente malgrado, in fondo, la conoscenza totale del suo funzionamento e delle complesse dinamiche tra i vari organi che lo compongono vi sia ancora per larga parte ignota.
E’ un fatto evidente che l’uomo comune ha la tendenza ad immaginare il vestito fisico che costituisce il perno della sua esistenza all’interno della materia come un tutt’unico nel quale vi siano, al massimo, alcuni organi particolarmente degni di attenzione e di cure specifiche.
Questi organi (cosiddetti «vitali») assumono importanza, di solito, agli occhi dell’uomo quasi sempre e solamente nel momento in cui provocano degli intoppi nell’esplicazione delle sue attività quotidiane. Ecco così che l’uomo sofferente di asma, per fare un esempio, si accorge di possedere dei bronchi e dei polmoni ogni volta che viene colto da un accesso asmatico ed allora reagisce, imponendosi grosse privazioni sotto la spinta della paura, dell’ansietà e del malessere fisico.
Ma basta che l’attacco cessi per un tempo abbastanza rassicurante perché l’individuo, solitamente, si dimentichi degli organi di cui tanto si era preoccupato, riprendendo la sua vita usuale e, con essa, le abitudini malsane che lo avevano condotto a quella situazione di sforzo bronchiale e polmonare che gli aveva procurato l’intenso malessere fisico.
Se voi riusciste a rendervi conto davvero di quale meccanismo complesso costituisce ognuno di voi, certamente riuscireste a porre una maggiore attenzione a quello che fate, agli sforzi a cui vi sottoponete, agli squilibri in cui vi crogiolate e agli scompensi alimentari, in modo particolare, a cui siete soliti indulgere.
Naturalmente, nel fare questo mio semplice discorso, parlerò solamente dell’aspetto fisiologico della questione, perché se dovessi parlare anche di quello psicologico (e che in fondo è il principale, perché è quello che spinge ad attuare comportamenti sbagliati) certamente non basterebbero ore ed ore di discorsi. Quello che, a mio parere, è assurdo ed anche grave è il fatto che, molto spesso, nella vostra epoca l’alimentazione viene strumentalizzata a fini economici per favorire certi prodotti industriali, più che venire usata, invece, come strumento ottimale per contribuire al benessere fisico dell’individuo attraverso la divulgazione e, quindi, la prevenzione di errori comuni.

E’ invalsa da non molto tempo la moda di abbondare con pasti sintetici in sostituzione dei pasti normali, al fine di ottenere un veloce dimagramento del corpo. Vi raccomando, fratelli miei: non lasciatevi suggestionare da slogan pubblicitari o da miraggi di corpi snelli e ben fatti, perché vi assicuro che tutti questi alimenti – cosiddetti «ipocalorici» – sono veramente più dannosi che altro. Certamente il dimagramento può venire ottenuto: ma a quale prezzo!
Lo stomaco e l’intestino subiscono un contraccolpo non indifferente; specialmente per quanto riguarda la flora batterica, il fegato, la milza ed il pancreas si trovano improvvisamente a dover lavorare su sostanze inusuali (perché in gran parte sintetiche) senza l’ausilio dei consueti microrganismi presenti nel cibo naturale; la muscolatura è in continua tensione e il dispendio di energie, non compensato adeguatamente, va a incidere in modo negativo sull’equilibrio nervoso dell’individuo, riflettendosi poi in vari modi – a seconda della predisposizione di base – sulla salute della persona.
Chiaramente, come dicevo prima, il dimagramento viene ottenuto. Ma è veramente un dimagramento dei grassi e, in particolare, della cellulite, oppure il dimagramento avviene a spese di altre sostanze non inutili e in sovrappiù, bensì insostituibili e necessarie? Vi posso garantire che è vero il secondo caso e che, alla fin fine, con queste diete la persona grassa ha perso il grasso solo in minima parte mentre ha, invece, eliminato principalmente proprio altre sostanze (ad esempio degli azotati) la cui carenza si farà certamente sentire successivamente.
Non è certo conoscere e curare il proprio corpo questo, fratelli, così come non è operare secondo coscienza – bensì mettere in atto un vero e proprio crimine – il comportamento degli industriali che vendono questi prodotti e quello dei governi che, invece di tutelare la salute pubblica, autorizzano il commercio di tali prodotti pur sapendone i pericoli, preoccupati solo di mantenere intatti gli equilibri di potere e i propri conti in banca.
Naturalmente vi sono casi particolari in cui queste diete possono essere indicate e sortire effetti, ma generalizzarle a chiunque voglia usarne o abbia dei problemi di peso (spesso più immaginari che reali) sarebbe come proporre la lavanda gastrica quale norma quotidiana e salutare, basandosi sul presupposto che, in casi di intossicazione, la lavanda gastrica ha benefici risultati.
Qualcuno tra voi potrebbe obiettare che quanto ho detto fino a questo punto, anche se giusto, serve a ben poco, perché dice che cosa non fare ma non dice che cosa fare.
Il fatto è, fratelli miei, che ogni uomo – per quanto fisiologicamente simile ad un altro possa sembrare – in realtà è a stante. O meglio: ha di certo dei parametri fisiologici simili a quelli posseduti dagli altri ma, all’interno del proprio corpo ha degli equilibri tutti suoi, delle proporzioni ormonali personali, dei rapporti tra le comunicazioni nervose praticamente unici, cosicché non sono poi molti i consigli che si possono dare e che possono venire applicati universalmente e in modo salutare da chiunque.
E questa considerazione la porgo – lo ripeto ancora – solamente osservando la fisiologia umana pura e semplice, quale effetto di rapporti ed equilibri fisiologici; immaginate, quindi, come si fraziona ancora di più la diversità di equilibrio fisiologico tra uomo e uomo considerando l’influenza della psiche su questi equilibri e le variazioni che essa apporta alle basi su cui essi appoggiano. E pensate che il frazionamento diviene inimmaginabile se si ricorda l’influenza che ha la parte spirituale e i vari corpi dei piani diversi da quello fisico, sul corpo materiale di ogni incarnato.
Senza dubbio ricorderete che una volta, parlando del corpo dell’uomo, avevo affermato che anch’esso – e non solo l’ambiente societario e familiare – non viene acquisito casualmente al momento dell’incarnazione, ma risponde a determinate esigenze dell’esperienza da farsi da parte di chi in quel corpo si trova a dover vivere sul piano fisico.
Pensate (per ritornare all’esempio delle persone in sovrappeso) ai casi in cui non è possibile, se non tutt’al più per breve tempo, ridurre a valori normali l’obesità: questo accade perché quelle persone hanno bisogno – per ragioni evolutive – di comprendere qualche cosa attraverso quel tipo di esperienza, cosicché niente e nessuna cura avrà su di esse un effetto dimagrante duraturo, almeno fino a quando le persone in questione non avranno raggiunto quella comprensione che l’esperienza che stavano vivendo tendeva a far loro comprendere.

Ritornando a cosa fare di concreto per il proprio corpo, io direi che vi è una prima regola importantissima che, se venisse sempre seguita, porterebbe a notevoli benefici fisici o al miglioramento delle funzioni fisiologiche: bandire l’eccesso.
E non mi riferisco solamente all’eccesso alimentare, ma all’eccesso in generale, come il dormire troppo o il dormire troppo poco, oppure fare anni e anni di inattività atletica e poi gettarsi improvvisamente in un periodo di super attività.
E’ certo che il fisico umano possiede delle grandi doti di adattamento alle situazioni più stressanti, ma un eccesso di qualsiasi tipo – specie se attuato in modo brusco – anche se può venire assorbito e compensato in qualche modo abbastanza velocemente, tuttavia sovraffatica e logora gli organi sottoposti a sforzo, usurandoli prima del tempo e facendo insorgere, spesso, reazioni organiche apparentemente non in relazione con gli sforzi fatti ma, in realtà, da essi strettamente dipendenti.
Avevamo già visto che il corpo umano si sta adattando alle condizioni ambientali attuali in cui l’inquinamento è sempre più rilevante, in modo tale da limitarne e – quasi – annullarne tutti gli effetti nocivi. Ma pensate voi che ciò sarebbe stato possibile, e senza conseguenze drammatiche, se l’inquinamento del pianeta, invece di avvenire in modo lento e graduale, fosse stato improvviso e brusco? Certamente no. Ricordate che è possibile immunizzarsi anche al più potente dei veleni (cosa risaputa ed attuata nelle epoche precedenti), assumendo giornalmente ed in modo graduale delle piccole dosi del veleno in questione, dando così al corpo la possibilità di crearsi un nuovo equilibrio che tenga conto di questa sostanza che non era compresa nell’equilibrio precedente.
Bandire gli eccessi dunque, fratelli cari, è il primo passo da compiere, un passo che è universalmente applicabile con effetti salutari.

Direi che l’alimentazione dell’essere umano che vive questo periodo storico dell’umanità è in gran parte errata, perché non è adeguata al tipo di vita che conduce.
Tuttavia, secondo il mio punto di vista, è difficile fare un discorso generale con delle regole precise che possa abbracciare il bisogno alimentare di tutti gli individui: dovete tener conto, fratelli miei, che ogni individuo (anche fisicamente e non soltanto spiritualmente) ha dei bisogni particolari che competono soltanto a lui e che soltanto in minima parte combaciano con i bisogni delle altre persone.
Quindi sarebbe più giusto, allora, seguire quella via che certe correnti hanno cercato di seguire con una dieta «personalizzata» da individuo a individuo.
Molti, di questi tempi, per un certo disgusto dovuto a scandali legati proprio all’alimentazione, hanno la tendenza a rivolgersi ad alimentazioni provenienti da altri Paesi e, in particolare, provenienti da Paesi orientali. Qua il discorso si fa molto complesso: vi sarebbero molte cose da dire e, in realtà, quasi tutte a sfavore di queste alimentazioni esotiche.
Voi tenete conto che queste diete sono state create per popolazioni che vivono in un ambiente, non soltanto culturale ma anche fisiologico, in gran parte diverso da quello occidentale; tenete presente che, ad esempio, la fisiologia del popolo cinese, dopo secoli di alimentazione particolare dovuta a sostanze precise che si trovano negli alimenti di quelle terre, ha delle diversità rispetto alla fisiologia della popolazione occidentale, cosicché un’alimentazione che può andare bene per quei popoli, in realtà, portata in Occidente, può non andare bene ma, anzi, può urtare contro particolari bisogni alimentari tipici degli occidentali.
Tenete poi presente anche un altro fattore: molto spesso, alla base di queste diete «esotiche» vi è una teoria «spirituale» piuttosto profonda che nasce da ragioni culturali del popolo in questione, risalenti magari a millenni fa.
Considerate allora che queste popolazioni hanno vissuto una storia particolare che non è per niente simile a quella della popolazione occidentale: sono popolazioni, di solito, vissute in territori non molto ricchi (né come produttività agricola né come produttività, in particolare, faunistica) ed ecco quindi che i saggi che hanno cercato di migliorare le condizioni di quelle popolazioni, hanno indirizzato queste genti verso diete particolari povere di proteine animali, anche e proprio perché l’allevamento o la caccia non era tale da poter garantire il fabbisogno alimentare di queste persone.
Questo fattore non è riscontrabile nel popolo occidentale, in cui vi è un alto uso di proteine animali data la felice situazione faunistica di queste terre.
D’altra parte, per vedere quanto queste diete possano essere buone ed efficaci, considerate un attimo la situazione fisica delle popolazioni da cui provengono. Molte volte voi – sentendo parlare, ad esempio, di «macrobiotica» o di altre diete del genere – siete portati a ritenere, soltanto perché vengono dall’Oriente, che debbano essere portatrici di toccasana, equilibrate e via dicendo; ma questo non è affatto vero, tant’è che la medicina sa benissimo che il corpo umano ha bisogno anche di determinate proteine animali, ed eliminare del tutto o in gran parte le proteine animali secondo certe idee spirituali (in certi punti anche discutibili, tutto sommato) provoca degli squilibri organici piuttosto evidenti che si ripercuotono in particolare maniera nei giovani, nei bambini, cioè in coloro che in modo particolare hanno bisogno proprio delle energie che può procurare la proteina animale.
Ritornando un attimo alle concezioni filosofiche sbagliate che si possono incontrare alla base di certe diete, vi sono molti elementi che appaiono chiaramente assurdi, a chi ben sappia osservare.
Vi sono, per esempio, delle concezioni dietetiche orientali che rifiutano completamente la carne, il latte, le uova e qualsiasi prodotto proveniente da un essere vivente, perché ritengono che lo spirito, in questo modo, non nutrendosi di prodotto «vivo» possa diventare più leggero, più spirituale.
Guardate, fratelli miei, questa è una concezione completamente assurda e, per capire questo, basta pensare che ogni individuo, ogni persona, in realtà assorbe di continuo migliaia e migliaia di esseri viventi attraverso l’atmosfera e, quindi, non basterebbe certamente rinunciare alla carne per rinunciare all’assunzione di materia animale e dovrebbe almeno, come minimo, anche rinunciare a respirare.
D’altra parte che cos’è la materia viva? Fare una distinzione tra materia viva animale e altra materia viva in fondo è abbastanza assurdo, ed è ancora più assurdo in queste dottrine che considerano come certa la teoria dell’unicità del Tutto: se il Tutto è un insieme omogeneo allora, come affermano le Guide, la vita è riscontrabile non soltanto nella materia animale, ma anche in quella vegetale, anche nell’aria che si respira, nell’acqua che si beve e via dicendo; e allora bisognerebbe rifiutare di mangiare tutto per non «appesantirsi» di questo tipo di energie «materiali».
Questi sono molti dei punti assurdi che si possono trovare nelle filosofie di queste alimentazioni (accanto, naturalmente, a cose giustissime), le quali possono andare bene in determinati casi quando vi sono particolari situazioni fisiologiche, particolari appesantimenti degli organi che devono subire, per un certo periodo, un alleggerimento delle loro funzioni.
Quindi, d’accordo: si può fare, per un certo periodo, alcuni mesi magari, una dieta, ad esempio, macrobiotica, però – a lungo andare – una dieta del genere, portata agli eccessi, in continuazione, porta alla costituzione di inevitabili squilibri all’interno del fisico, cosicché sarebbe meglio alternare con altrettanti mesi in cui la dieta comporta l’assunzione delle sostanze non presenti nell’alimentazione dei mesi precedenti.
Questo perché, ricordatelo sempre, la salute e la malattia, in realtà, non sono altro che equilibrio e disequilibrio dell’organismo. Quindi, quando questo equilibrio in qualche modo viene turbato, inevitabilmente l’organismo ne risente; se il corpo ha bisogno di determinate sostanze bisogna dargliele, non negargliele, perché altrimenti il corpo reagisce e nascono così i sintomi e le malattie. Andrea


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9 commenti su “Una alimentazione adeguata alla popolazione occidentale”

  1. Molto interessanti gli argomenti trattati. Se è vero, come è vero, che una corretta alimentazione è alla base della salute, degli equilibri del nostro ecosistema e quindi della nostra economia, quanto sarebbe utile dare una corretta informazione su questi temi, a partire, per es. dalle scuole?

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  2. Sinceramente non ci sono delle reali indicazioni, viene ripetuto il giusto concetto di moderazione, d’accordissimo, ma siamo sicuri che sappiamo il concetto di moderazione? In base a quali parametri? Cosa è quanto è moderato? Si parla di dieta occidentale, macrobiotica, esotica ma una è giusta e una è sbagliata o squilibrata? E ancora si parla che tutto è “vivente” assolutamente d’accordo, ma il peso carmico dell’uccisone di un cavallo o di un microbo è lo stesso? Leggo buon senso ma concetti poco indicativi e applicabili. Vi faccio un esempio di applicabilità: il maiale in alcune religioni è vietato, molto superficialmente alcuni dicono perché è grasso, in realtà non è detto, mentre è vero, secondo recenti studi, che potrebbe disturbare il nostro sistema immunitario a causa della sua carne molto simile alla nostra, per ciò che sento riconosco nel maiale un certo importante sviluppo del corpo mentale, è estremamente intelligente e nel mio sentire uccidere un maiale non differisce dall’uccidere un cane, non mi sento di mangiarlo!

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    • Condivido la tua perplessità di fondo.
      In merito all’abuso/moderazione è chiaro che non vi può essere un criterio univoco e valido per tutti: ciascuno, ascoltandosi, sbagliando, stando bene o male trova la sua misura.
      In merito all’occidentale/esotico, credo dica una cosa equilibrata: vivere ad una certa latitudine comporta l’immersione in una cultura molto vasta, di cui l’alimentazione è parte, funzionale alle coscienze che a quella latitudine si incarnano.
      In merito all’alimentazione animale, credo che la sua analisi non abbia il necessario respiro e condivido con te la sensibilità secondo la quale è determinante considerare con quale organizzazione interiore animale abbiamo a che fare.
      Certo, che noi si mangi una carota, una vongola, un pollo, o un maiale, comunque siamo corresponsabili di una vita interrotta: questo, in sé, può non essere un problema per molti, dal momento che ogni essere si ciba di altri esseri e questo è il disegno che la vita ha previsto.
      L’ordine della natura ci rende anche infinitamente responsabili, o dovrebbe renderci tali.
      Comprendo chi si alimenta di animali evoluti, ma la mia sensibilità mi induce ad evitarlo.
      In verità, anche quando mangio il pesce sono a disagio perché ho presente quella vita che mi è data, donata senza intenzione volontaria: mi tengo il mio disagio e mi ricordo che siamo in questo complesso equilibrio che ci vede dipendere gli uni dagli altri.
      Se andiamo a fondo, non vedo esseri che si donano ad altri esseri per il sostegno reciproco: vedo esseri che prendono, dall’abbondanza di vita a disposizione, il necessario a sé.
      Mi sembra che il più grande dei limiti umani sia quello di andare oltre il prelievo del necessario.
      Però non è solo questo: l’esperienza interiore della comunione di tutti gli esseri, conduce ad un rispetto sostanziale e, io credo, in alcuni, anche alla possibilità di discernere cibo da cibo, avendo come criterio quello della organizzazione/evoluzione interiore di questo.
      Ucciderei mai un cavallo per nutrirmene? Dubito fortemente.
      Avendomi la vita messo a disposizione molteplici fonti alimentari alternative, potrei togliere io la vita, o delegare qualcuno a farlo, a un essere così complesso?
      Muoverei, uccidendolo, una causa karmica? Immagino di sì, avendo io compreso la vita interiore di quell’essere, ed avendo delle alternative il mio gesto si configurerebbe come condizionato dall’egoismo.

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  3. Interessanti e condivisibili gli interventi, considerazioni che ho fatto e ripensato e discusso anch’io varie volte.
    Il nutrizionista mi ha prescritto proprio pochi giorni fa di mangiare più proteine.
    Non mangiando carne, mi ha suggerito di mangiare pesce.
    Ci ho provato, ma anche quello non mi va giù…forse semplicemente perché ho perso l’abitudine a mangiare carne…carne in genere…
    Da quello che sperimento, dalle discussioni con amici che mangiano/non mangiano carne, comprendo che il tema dell’alimentazione è complesso, che coinvolge tanto di più del concetto di “nutrirsi”.
    Spesso, discutere di come “bisognerebbe mangiare” è più scottante che parlare di politica!
    Da molto tempo, non mi etichetto “vegetariana” e, pur evitando carne, a tavola mangio ciò che c’è, ciò che trovo e non ho più voglia di argomentare con altre persone le mie scelte, forse per una aumentata tolleranza, forse per pigrizia.
    Al tempo stesso trovo interessante non essere rigida.
    Qualche sera fa, a casa di amici, una persona mi ha visto mangiare un pezzo di pizza al formaggio dove la cuoca aveva messo anche dei dadini di prosciutto cotto.
    Così questa persona ha esclamato “Ah! Ma allora non sei una vera vegetariana!”
    Ed io sono stata molto contenta di rispondere: Che bello! Non sono vegetariana, una etichetta in meno!

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