Il cammino della consapevolezza una volta abbandonato il piano fisico (c1)

D – […] Visto che ci siamo, poter sapere qual è l’iter proprio “tecnico” che subiamo nel momento in cui noi lasciamo il nostro corpo fisico, perché ultimamente c’è stata un po’ di difficoltà a capire quali sono i passaggi..

Naturalmente questa è una serata tranquilla, leggera e anche se per rispondere a fondo a queste due domande ci vorrebbe un incontro intero, cercheremo di semplificare il discorso il più possibile, per darvi più che altro una visione d’assieme della questione. 

In realtà, dovremmo partire a considerare caso per caso quello che accade, in quanto tutti quelli che abbandonano il corpo fisico hanno ognuno, come voi sapete, una propria evoluzione personale. Lo sapete questo, vero?

E la consapevolezza, la coscienza, il modo di comprendere la realtà che state attraversando, varia individualmente, proprio a seconda di questa evoluzione individuale. Questo, appunto, renderebbe necessario parlare per casi unici, individuali; però, forse, si può semplificare il discorso se si parte da una piccola schematizzazione. 

Voi sapete che abbiamo parlato di razze, voi sapete che abbiamo affermato in passato che in questo momento sul vostro pianeta sono incarnate contemporaneamente non una bensì due razze il cui cammino si incrocia, si accavalla.
Logicamente questo sta a significare che quella che potremmo definire la vecchia razza, (che poi è la razza successiva a quella atlantidea), ha già un buon punto di evoluzione, mentre chiaramente, gli appartenenti alla nuova razza hanno un’evoluzione inferiore; questo mi sembra logico. 

Ora se voi siete presenti a questi incontri, se siete chiamati ad un compito difficile come quello di fare in qualche modo da testimone alle nostre parole, se vivete e siete chiamati a vivere l’insegnamento più direttamente, in prima persona, se noi manifestiamo, nei vostri confronti, una certa fiducia, abbiamo delle aspettative, facciamo comprendere che sappiamo che voi potete fare certe cose perché ne avete in voi la possibilità, non latente, ma pronta ad essere messa a disposizione degli altri, questo chiaramente sta a significare che tutti voi non appartenete alla nuova razza. E quindi avete già una certa evoluzione alle spalle. 

PIANO ASTRALE

Allora, cosa accade quando si ha una buona evoluzione alle spalle? 
Accade che allorché si abbandona il proprio corpo fisico, ci si ritrova con una certa coscienza, una certa consapevolezza all’interno del piano astrale.
Questo significa che il piano astrale non viene influenzato sempre e soltanto automaticamente dagli automatismi tipici di chi è privo di consapevolezza, ma viene invece, in qualche modo, riconosciuto e governato e mosso dalla coscienza stessa dell’individuo che è consapevole.
Certamente, può riuscire a tanto – può riuscire cioè a non farsi sommergere dalla materia astrale così facile a plasmarsi sotto i desideri dell’individualità – solamente se ha un punto fermo, una base, una leva con cui sollevare la realtà astrale, pronta a riversarsi sulla sua coscienza. 

Ecco, la consapevolezza, la conoscenza, il venire a contatto con queste teorie esoteriche, il riconoscere certi meccanismi dell’astrale, certi meccanismi del proprio desiderio, del proprio modo di essere e via dicendo, forniscono la leva, il supporto che vi serviranno, allorché, abbandonato il corpo fisico, vi troverete immersi nella materia astrale; certamente questa materia dapprima assumerà le forme che il vostro desiderio più prepotente, più immediato, vorrà farle assumere, ma il vostro riconoscimento delle realtà di quanto state vivendo sarà molto veloce e quindi le illusioni che vi si pareranno dinanzi le supererete abbastanza velocemente. 

Qual è quindi il cammino di una persona dall’evoluzione un po’ più che modesta?
Il suo cammino, abbandonato il piano fisico, è quello di ritrovarsi immediatamente, come dicevamo, sul piano astrale; all’interno di questo piano astrale, rivivrà pressoché immediatamente tutto il film, i fotogrammi della sua esistenza passata.

Considerate, per restare aderenti a quel bellissimo esempio del film, dei fotogrammi, fatto in altro luogo, che è come se l’individuo vedesse scorrere tutta la pellicola della propria vita con una cinepresa che rallenta o accelera a seconda dell’emotività e delle reazioni che le immagini che scorrono suscitano nell’osservatore. È quindi un contatto diretto tra il rivivere la propria vita e ciò che questa reminiscenza, questo rivivere, provoca nell’Entità che rivive. 

Quindi il rallentare, lo scorrere del film dell’esistenza, viene guidato proprio dall’interiorità stessa, dalla comprensione o dalla necessità di comprensione dell’individualità. Vi sembra un po’ più chiaro con questo esempio?

Terminata quest’opera, questa fatica, che certamente non sarà cosa di un attimo (perché anche se poi in fondo in fondo gli episodi importanti che devono insegnare qualcosa, in una vita possono durare a lungo ma non sono poi centinaia e centinaia) e, passato questo, schiariti i propri perché, i propri desideri astrali, cos’era che muoveva certe azioni, certi modi di essere all’interno del piano fisico, ecco che l’individuo un po’ alla volta si libera di quelle materie più pesanti che costituiscono i desideri più forti, liberandosi di quei gusci di cui parlavamo, e quindi diventano un po’ alla volta di una materia sempre più rarefatta fino ad arrivare a essere costituiti di quella materia che costituisce il velo di passaggio tra piano astrale e piano mentale. 

Qui ancora una volta si può parlare, in qualche modo, di morte; infatti, l’individuo morirà sul piano astrale, abbandonerà completamente la materia astrale, i suoi desideri, le sue emozioni, le sue sensazioni più forti, per ritrovarsi nella materia meno densa del piano mentale

PIANO MENTALE

A questo punto osserverà ancora la propria vita, (non è finita ancora figli); l’osserverà e questa volta attraverso non più l’analisi dei sentimenti, delle sensazioni che l’hanno governata, bensì attraverso l’esame dei perché razionali che lo hanno mosso, della logicità di ciò che ha fatto.
E ancora una volta continuerà il suo esame, la sua analisi, il suo cammino fino a liberarsi via via di tutti i gusci mentali, per arrivare finalmente al piano della coscienza e ritrovarsi consapevole (visto che parlavamo di una buona evoluzione) nel proprio corpo akasico.

PIANO AKASICO

E qua, a questo punto, grazie alla sua evoluzione, grazie alla sua consapevolezza e grazie al fatto di avere un corpo akasico, con i sensi ben costruiti, grazie a tutti questi fattori, non sarà più soltanto se stesso, ma incontrerà veramente anche gli altri, riuscirà a sentire la fratellanza, riuscirà ad accorgersi che gli altri sono suoi fratelli pur sentendosi ancora se stesso.

Il cammino, poi, da questo piano ai piani superiori, è talmente diverso da quello che voi potete comprendere che noi solitamente preferiamo non parlarne.
Per farvi comprendere cosa può essere il seguito, vi basti pensare che quel paradiso di cui tutte le religioni parlano, e che viene portato come il punto estremo, dell’evoluzione del dopo morte dell’individuo, in realtà non è altro che la vita dell’individuo sul piano akasico. 

Pensate quindi e cercate di immaginare, se ci riuscite, cosa può essere l’esistenza dell’individualità al di là di questi piani. Moti

D – Quindi c’è consapevolezza dell’individualità tra un piano e l’altro? Io, in questo piano, so che esistono gli altri; sul piano astrale sarà lo stesso, riferito agli altri?

Ad un certo livello evolutivo, certamente. D’altra parte, voi pensate, che so io, ad un individuo con il corpo fisico non ben costituito; ad un autistico, ad esempio che non riesce a rendersi conto dell’esistenza degli altri in quanto i suoi sensi, il suo corpo fisico, ha delle limitazioni che lo escludono dalla vita in comune con gli altri, in buona parte dei casi per lo meno.

La stessa cosa, rendetevene conto, accade sugli altri piani di esistenza; se non avete un’evoluzione tale per cui il vostro corpo astrale non è ben costituito, non avete i sensi per riuscire ad accorgervi degli altri; e lo stesso sul piano mentale, lo stesso sul piano akasico; non a caso noi parliamo di corpi. 
Questo per farvi comprendere che tutto è parallelo. Moti

D – A livello di tempo umano, questi passaggi, mediamente, come avvengono?

Non è possibile fare un paragone. . . Non è possibile. E sentivo i tuoi amici fare ultimamente parecchie discussioni sul discorso del tempo, e dei paralleli, tra il tempo fisico, ed i tempi degli altri piani. 

Qua il discorso dovrebbe essere molto approfondito, e vi dico comunque, che non può essere soddisfacente per il vostro modo di ragionare, in quanto è difficile comprendere una diversità temporale che sfugge alla vostra conoscenza, non soltanto di esperienza, ma anche proprio di tipo di ragionamento. 

Il vostro modo di pensare è scandito dal tempo, è abituato alla successione temporale fisica, e un tempo diverso come quello degli altri piani di esistenza soltanto con un grosso sforzo di intuizione è facilmente comprensibile. 

Per farvi comprendere quanto è difficile il discorso del tempo, vi posso dire questo: io prima, quando cercavo di comunicarvi il passaggio dell’individualità attraverso i vari piani di esistenza, nel dopo-morte, ho parlato di una prima osservazione della propria vita, nel corpo astrale, vero? E una seconda osservazione da parte del corpo mentale. 

In realtà secondo il vostro modo di concepire, di immaginare il tempo e la successione temporale, sembrano due momenti distinti, invece non è così. In effetti, l’osservazione dei due momenti, da parte dei due corpi diversi, avviene in parallelo per quasi tutto il tempoMoti

D – Come se noi fossimo su due piani contemporaneamente e stessimo guardando sotto diversi aspetti la stessa cosa. . . 

In qualche modo, sì. D’altra parte è necessario che così sia, perché in questo modo l’individualità ha subito la visione completa di tutti gli aspetti che hanno mosso le sue azioni, le sue intenzioni, altrimenti avrebbe prima la visione di un aspetto, poi la visione dell’altro e dopo dovrebbe trarre la sintesi, quindi con uno spreco notevole di tempo e di energie tutto sommato.

Invece la sfasatura dei tempi permette proprio di far sì che anche se dal punto di vista della materia il passaggio attraverso i piani di esistenza sembra sfasato, dal punto di vista del sentire, dell’individualità che sente, che vive, e che cerca di comprendere, questa comprensione avviene contemporaneamente e parallelamente sui vari piani di esistenza. Moti


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3 commenti su “Il cammino della consapevolezza una volta abbandonato il piano fisico (c1)”

  1. Colpisce in particolare il passaggio in cui, durante l’analisi sul piano akasico, solo allora si sarà in grado di sentire la fratellanza pur restando se stesso. Ciò significa quindi che la condizione di fratellanza la si può avvertire solo sul piano akasico in quel particolare stato?
    E che nello stato di umano quel sentire la fratellanza può solo arrivare attraverso una rudimentale intuizione del sentire? Ammesso che avvenga?

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  2. Mi approccio a queste letture, sapendo che molto di quel che viene descritto e’ distante dalla mia capacita di comprensione. E’ un atto di fede, potrei dire, ma da questo, affermare che lo comprenda ce ne corre. Sono argomenti che non mi stupiscono, che prima o poi comprendero’. Questo e’ cio’ che sento. Quando saro’ in grado di parlarne ad un altra persona, avendo la misura di quel che vado affermando, potro’ forse dire di averle comprese.

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