Insensibili di fronte ai drammi del mondo? [sf28]

La complessa civiltà del secondo millennio che ti trovi a sperimentare ti sottopone a sforzi non indifferenti per riuscire a ristabilire il tuo equilibrio interiore, messo così a dura prova da molti degli stimoli a cui sei continuamente sottoposto durante il percorso delle tue giornate.

Il mondo intero, attraverso i potenti mezzi di comunicazione che state via via concependo, sembra irrompere nella tua vita, con prepotenza, chiedendo con insistenza di essere esaminato da te.

Ogni tragedia che si svolge sul tuo pianeta, dalla più piccola alla più devastante, bussa, con insistenza martellante, non solo alla tua attenzione ma ancora di più alla tua coscienza, propagandando il falso concetto del “villaggio globale” come meta ideale da raggiungere a ogni costo.

L’uomo, per sua natura, non è predisposto a poter veramente fare sua l’idea di un “mondo globale”: troppo ristretto è il campo d’azione individuale perché quest’idea possa davvero far nascere alla vita, in ogni essere incarnato, quest’astrazione che, pure, apparentemente sembra così vicina a quanto i Maestri vi stanno insegnando da così tanto tempo, ovvero che siete un tutt’unico con i vostri fratelli e che la vostra coscienza arriverà, prima o poi, a un punto in cui si fonderà con le coscienze di tutti gli altri individui, dando vita a una fratellanza universale non soltanto teorica bensì reale.

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Il problema principale risiede nel fatto che gli avvenimenti che accadono lontani dal tuo circoscritto raggio d’intervento, non possono veramente arrivare a coinvolgerti: anche supponendo che quanto i mezzi di comunicazione portano alla tua attenzione sia la reale esposizione di quanto avviene sul vostro pianeta, ciò resta costituito, sempre e soltanto, da fatti che, a voler essere ottimisti, ti coinvolgeranno in maniera per te proficua ben di rado e, comunque, quasi sempre in modo sottile e indiretto.

[…] Se così non fosse, d’altra parte, se quanto accade nel mondo riuscisse veramente a farsi largo con forza e decisione nella tua coscienza, perderesti di vista quello che è il tuo compito principale, il vero scopo della tua esistenza nel “qui e ora” che stai vivendo, ovvero “comprendere te stesso” nella maniera più sicura e completa possibile.

Per questo motivo, comprendo e accetto il tuo risultare apparentemente insensibile di fronte alle catastrofi ambientali con cui, in continuazione, l’incoscienza e l’amore per il profitto a ogni costo feriscono e rendono disarmonico l’equilibrio naturale del tuo meraviglioso pianeta.

Per questo motivo non mi addolora accorgermi che la morte di migliaia di tuoi simili per una guerra, una malattia, una catastrofe ambientale fanno nascere in te solo parole di circostanza e di deprecazione.

Per questo motivo non mi sorprendo se, osservando le immagini raccapriccianti di qualche efferato delitto, queste non sconvolgono e stravolgono completamente i ritmi della tua vita quotidiana, ma diventano notizie che dopo alcuni giorni perdono d’intensità emotiva e sono accompagnate così sovente dal pensiero “meno male che non è successo a me”.

Queste tue reazioni non necessariamente significano che tu sia insensibile al dolore che i mezzi di comunicazione portano nel campo di osservazione della tua coscienza.

Certo, talvolta il tuo egoismo è così forte che il dolore altrui sembra non riuscire a penetrare i muri che innalza di fronte a tutto ciò che non lo riguarda personalmente e direttamente, ma – e lo dico a tua consolazione – sovente la tua coscienza deve operare una scelta tra gli stimoli che ti raggiungono, e la sua scelta opera in base ai parametri che le sono imposti dalla necessità di comprendere.

Questa significa che avranno primaria attenzione quegli elementi che più facilmente si inseriscono nei percorsi di comprensione che si sono andati via via formando in te nel tempo, secondo un cammino che è strettamente unico per ogni essere che sperimenta la vita.

Quella operata dal tuo corpo akasico non è una scelta dettata da interessi egoistici – questo accade all’interno del piano fisico ad opera dell’Io dell’individuo incarnato – e, in realtà, non è neppure una scelta utilitaristica del tipo “presto attenzione a questo elemento più che a quell’altro perché il primo mi è più utile per comprendere determinati elementi che mi sono necessari per aumentare la mia comprensione, il mio sentire”.

In effetti non si tratta neppure di una vera e propria scelta, in quanto la discriminante è data dal tipo di vibrazione che accompagna un determinato elemento: gli elementi con vibrazioni affini e complementari con quelle già “ordinate” nel corpo della tua coscienza vengono, inevitabilmente, attratte e utilizzate dal corpo della coscienza, mentre quelle ancora discordanti o dissonanti non trovano posto – almeno per il momento – nello schema che si va costituendo all’interno del corpo akasico a mano a mano che la sua comprensione aggiunge nuovi tasselli. Ananda

Dal ciclo Sfumature di sentire 2002-2007

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5 commenti su “Insensibili di fronte ai drammi del mondo? [sf28]”

  1. Non so se tutti ne sono consapevoli ma è facile fare due conti e constatare che quand’anche uno decidesse di farlo, è umanamente impossibile il solo contare fino a 8 miliardi che è la popolazione raggiunta all’incirca dal genere umano.

    Anche contando alla stessa velocità con cui si conta da zero a cento, anche dedicandoci 12 ore al giorno, non basterebbe una vita intera.

    Questo a dimostrazione di quanto certe grandezze, apparentemente a nostra portata di comprensione, siamo in realtà al di sopra delle nostre possibilità.

    Se il solo contarle velocissimamente risulta impossibile, figuriamoci il prendersi cura di ogni singolo individuo vivente.
    Senza contare poi ciò che non appartiene al genere umano vivente oggi.

    Bene, era solo una boutade che mi è cara perché figlia di un mio moto personale.

    Forse utile nel contesto di questo ragionare.

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  2. Certamente se reagissimo sempre empaticamente a tutte le tragedie che avvengono nel mondo, saremmo schiacciati dalla sofferenza.
    Conta, a mio parere, quanto ci spendiamo nel vicino quando questo ci interpella, se la coscienza ci indica di farlo.

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  3. Se, però siamo, di fronte a questi eventi, di solito più spettatori che attori, non si capisce come mai dobbiamo continuamente e giornalmente essere bersagliati.

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    • Sono molti gli elementi che possono dare una spiegazione a quanto chedi. Ad esempio l’azione dei debiti karmici (sia individuali che di gruppo),o, ancora, il fatto che evidentemtìente c’è ancra bsogno di comprendere qualche cosa che si fa fatica a risolvere e via dicendo. L’essere più spettatori che attori, poi, non può medificare molto la nostra posizione di fronte a eventi drammatici: basta pensare a quante persone sono state solo spettatori di quanro ha fatto Hitler ma questo loro essere solo spettator inon ha certa annullato la loro responsabilità…

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  4. La coscienza è un filtro rispetto agli stimoli che provengono dall’esperienza come lo è rispetto a ciò che proviene dai piani superiori

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