La formazione dell’archetipo transitorio [IF81focus]

A questo punto abbiamo acquisito questa visione della Realtà un po’ particolare nella quale abbiamo cercato d’inserire tutti gli elementi che potessero farvi comprendere la struttura della Realtà e del cosmo in cui vivete. Ecco, quindi, i piani di esistenza, i vari tipi di materie, adesso i moduli, gli archetipi permanenti e gli archetipi transitori.

Il nostro amico Scifo ha perso di vista qualcosa… È che, per poter parlare degli archetipi transitori, è forse necessario operare qualche capovolgimento di fronte. Alcuni di voi sono arrivati a congetturare che gli archetipi transitori fossero una sorta di forma pensiero; ovvero fossero una sorta di forma pensiero di elementi che si aggregano allorché alcuni individui, o più individui, desiderano fortemente qualche cosa. Pensate che sia possibile il parallelo?

Questo punto è da chiarire: che differenza c’è tra gli archetipi transitori e gli archetipi permanenti?

D – I transitori devono essere superati.
D – I permanenti sono indispensabili, i transitori…
D – I permanenti nascono dall’Assoluto, i transitori nascono dall’uomo.

Sempre più bravo sta diventando questo “ragazzino”! Dice: “Partiamo, dunque dalla loro costituzione”. Come abbiamo visto, gli archetipi permanenti nascono – come ha detto il nostro discepolone lì – per provenienza dall’Assoluto, direttamente sono situati sul piano akasico e servono a guidare l’evoluzione della razza e, anzi, se vogliamo allargare un po’ di più il discorso, l’evoluzione del cosmo stesso.

Gli archetipi transitori, invece, nascono dall’uomo e si creano a mano a mano che gruppi di individui arrivano a comprendere certi particolari, certe comprensioni, a credere che queste comprensioni siano giuste, siano vere, siano “vere comprensioni”, arrivando a strutturare una parte della materia akasica in insieme di vibrazioni che possiamo definire “archetipi transitori”.

Perché archetipi, perché usare lo stesso tipo di termine per i due elementi? Sarebbe stato più semplice, anche per me, per poterne parlare a voi, escogitare due termini diversi, perché questo può generare confusione o, magari, nel discorso vi è uno sbalzo di vibrazione ed ecco che esce un “permanente” invece che un “transitorio” e voi non capite più niente.

  • Letture per l’interiore: ogni giorno una lettura spirituale breve del Cerchio Ifior e del Cerchio Firenze 77, su Whatsapp e su Telegram.
  • Sintesi dell’insegnamento filosofico del Cerchio Ifior: COME LA COSCIENZA CREA LA REALTA’ PERSONALE, qui puoi ordinare il libro. Se lo stai leggendo e vuoi supporto, scrivici.

Ma, in realtà, abbiamo pensato che fosse l’unico modo per farvi comprendere l’essenza di questi elementi, perché tutti e due sembra che abbiano la stessa funzione, sia il permanente che il transitorio; pensateci bene. Nella vostra immaginazione, nella concezione che vi siete fatti di questi due elementi, non è forse vero che sia il permanente che il transitorio sembra che abbiano la funzione di essere “da faro”, “da guida” per gli individui incarnati? 

La Realtà va osservata considerando il vostro corpo akasico. Non avete un’idea precisa di come possa essere il vostro corpo akasico. Noi non ne abbiamo mai parlato; non ne parleremo – non abbiate paura – neanche questa sera; ma, forse, è bene limare l’impressione che voi potete avere di questa parte di voi stessi. L’impressione, considerando i discorsi passati – che parlavano di isole akasiche, “ciccione” akasico… – è che i vostri corpi siano una sorta di “frittella akasica” spalmata uniformemente su una certa porzione di piano akasico al quale voi fate capo, giusto?

Bene, dovete ribaltare completamente questo pensiero; perché, se proprio volete pensare al vostro corpo akasico come a una frittella, non la dovete pensare orizzontale ma la dovete pensare verticale! Naturalmente, sto parlando in questi termini per farvi capire, è chiaro. Ovvero, il vostro corpo akasico attraversa tutti gli strati di materia akasica, dal più pesante al più sottile, e si distribuisce in questa maniera all’interno del piano akasico.

Ora, noi avevamo detto che quando più individui hanno raggiunto le stesse comprensioni – se ricordate – tra i corpi akasici degli individui si creano delle vibrazioni che finiscono con incontrare le vibrazioni consimili di chi ha compreso le stesse cose, producendo degli allacciamenti coi corpi akasici di questi altri individui; giusto?

Dal che eravate arrivati alla costituzione dei “ciccioni”, o delle isole akasiche (come poi, un po’ più poeticamente è stato detto successivamente). Bene; allora, considerate gli archetipi transitori come la costituzione di questi collegamenti tra corpi akasici che hanno compreso, o pensano di aver compreso o, quantomeno, – possiamo dire – hanno compreso sì, ma soltanto una porzione, una parte della Verità; che certamente sentono vera, credono vera, ma credono anche, solitamente – nella solita presunzione umana – assolutamente vera; senza rendersi conto che ciò che credono vero è soltanto una sfumatura della Verità e quindi non può essere che transitoria.

Ecco, quindi, che quando sul piano fisico più persone arrivano a comprendere un determinato fattore, attraverso percorsi più o meno simili, estraendo da questi fattori il succo della loro esperienza e comprendono qualche cosa all’interno del loro corpo akasico, questa circolazione di vibrazioni, di comprensione, di raffronto – in qualche modo, si può dire – tra il proprio corpo akasico e il corpo akasico degli altri, crea un insieme di vibrazioni akasiche che può essere definito archetipo.

Perché archetipo? Perché, essendo la comprensione dell’akasico, queste comprensioni, quest’idea della realtà che è stata compresa e condivisa da più individui, essendo scritta nell’akasico verrà portata anche nella vita successiva. Ed ecco, quindi, che avrà la funzione di archetipo, di modello, per la creazione di certi fattori tipici dell’evoluzione della razza; valido per certe porzioni della razza, ma magari non valido per altre porzioni della razza stessa.

Se volessimo fare dei collegamenti con i vostri pensatori, potremmo dire che è a questo livello che si situano le “idee” di Platone; potremmo dire che è a questo livello che si situa il “super-Io” di Freud; potremmo dire che è sempre a questo livello che si situa “l’inconscio collettivo” di Jung; tutte forme cioè di comprensione che credono di essere delle comprensioni assolute mentre in realtà sono delle comprensioni relative e, come tali, parziali, come tali incomplete e, come tali, non in grado di portare – se non attraverso ulteriori esperienze e aggiunta di comprensioni di sfumature – a quella che è la vera comprensione degli elementi che quell’insieme d’individualità, che sta compiendo un percorso parallelo, deve arrivare a comprendere.

Ecco, quindi, che è importante comprendere – da parte vostra – che la differenza tra archetipi permanenti e archetipi transitori principalmente nasce proprio da questa genesi diversa, e che l’archetipo permanente in se stesso è completo e, oserei dire, assoluto – ecco perché “permanente” – mentre l’archetipo transitorio ha la sua genesi dallo scontro con la vita, con l’esperienza, quindi dalla comprensione che si acquisisce dall’esperienza, è perfettibile e, come tale, è “transitorio”.

[…] Abbiamo dunque visto che il corpo akasico dell’individuo va pensato come una “frittella” verticale, però bisogna tener conto di una cosa importante: noi abbiamo sempre detto che la vita che vivete è un’illusione, che persino l’evoluzione stessa – che voi percepite come tale – in realtà è un’illusione; perché, in realtà, voi già tutto avete compreso; si tratta soltanto di riscoprire quello che già sapete e ricreare quegli allacciamenti tali che vi possano rendere quello che voi sapete pienamente consapevole a tutto il vostro essere.

Ma, allora, se voi tutto già sapete, tutto già avete compreso, e il vostro corpo akasico attraversa tutta la materia akasica, è chiaro che vi sono tutte le porzioni del vostro corpo akasico che sono già in contatto con le vibrazioni dei vari archetipi permanenti; perché, in realtà, voi già tutto avete compreso, quindi avete già compreso anche tutti gli archetipi.

Ecco perché vi ho fatto mettere la “frittella” in piedi, invece che sparpagliata per terra, perché in questo modo potrete rendervi conto che siete sotto l’influenza continua non di un archetipo ma di tutti gli archetipi; e il fatto che voi un po’ alla volta comprendiate, aggiungiate nuova comprensione, magari passando attraverso l’illusoria comprensione degli archetipi transitori, vi porta di volta in volta ad avanzare faticosamente sulla scala degli archetipi permanenti; o, meglio ancora, vi porta di volta in volta a collegare una porzione del vostro corpo akasico alla comprensione di un certo tipo di archetipo, e quindi ad avanzare nella realizzazione della vostra verità, della vostra realtà.

D – Gli archetipi transitori agiscono finché siamo nel ciclo della vita e della morte?

Gli archetipi transitori agiscono fino a quando quelle isole akasiche che si sono create non hanno superato quella comprensione transitoria e parziale che avevano raggiunto. Nel momento in cui la comprensione diventa più piena, più complessa, più ricca di significati e più vera, ecco che quel legame tra i vari “ciccioni” cambia di qualità e, quindi, cambia anche la sua proiezione all’interno del piano fisico.

Tenete conto che gli archetipi transitori non sono lì soltanto per fare numero, ma servono come modulo all’evoluzione sociale, per esempio. Chiaramente, appartenendo a gruppi, controllano, dirigono, danno un imprinting all’evoluzione sociale di una razza – di una razza in senso fisico, non in senso nostro – all’interno del piano fisico. E questo è un discorso secondo me molto interessante, molto complesso, che sarebbe bello poter esaminare nel tempo, magari guardando l’evoluzione di particolari razze, di particolari popoli all’interno del vostro pianeta.

[…] D – Scifo, ma gli archetipi transitori non sono anche legati all’imprinting?

Ma, direi che di sì, come tipo di cammino, senz’altro il cammino è quello. Che poi siano legati in particolare all’imprinting, certamente, perché nascono, poi, alla fin fine, dall’imprinting; la genesi prima dell’evoluzione dell’individuo all’interno della materia nasce dall’imprinting, guidata poi da tutte le altre spinte che ci possono essere, ma certamente l’imprinting è il primo modulo che mette in atto la creazione dell’evoluzione.

[…] Abbiamo l’Assoluto che emana la “vibrazione prima” e, diciamo, subito dopo – ma sapete che il tempo in questo caso non ha nessun senso – si crea il primo archetipo permanente, supponiamo che sia l’amore. Questo archetipo permanente incomincia a vibrare e, siccome Dio quando fa le cose le fa in grande, così potrei immaginare che ragioni: “Io ho fatto l’archetipo permanente dell’amore, questo archetipo vibra e, un po’ alla volta, interesserà tutto il cosmo richiamando a tutta la Realtà, però mi sembra un po’ rarefatto!”

“Siamo sicuri che quei poverini riescano a capire?”, e siccome Lui non può che essere sicuro di tutto, sa che non ci riuscirebbero; ed ecco allora che, per coadiuvare l’opera dell’archetipo dell’amore, crea altri due archetipi permanenti, che sono collegati all’amore ma non sono l’amore, sono (faccio a caso, chiaramente, perché questo qua è soltanto un discorso per farvi comprendere, ovviamente) l’amicizia e la fratellanza.

Naturalmente, poiché Lui tutto sa, si rende conto che tre archetipi sono un po’ una cosa miserina per quel Disegno grandioso che voleva creare Lui, no?, e allora cosa fa? Crea, da questi due archetipi, altri quattro archetipi, che si collegano a una forma un po’ più bassa; e da questi quattro poi ne crea 16… arrivando sulle soglie del piano akasico. Questi archetipi sono tutti, in se stessi, ognuno importante per comprendere una parte della Realtà; compresi in se stessi danno la comprensione assoluta di un elemento della Realtà, però servono da porta, da chiavi, per salire alla gerarchia successiva di archetipi, che comprende quelli appena acquisiti ma che, in realtà, allarga la loro visuale. In questo senso si può osservare la gerarchia che avevamo citato come tipica della costituzione dei vari archetipi.

D – Non so se ho sentito male, ma mi sembrava che quando hai detto: “l’archetipo dell’amore si collega a due archetipi, che sono la fratellanza e l’amicizia”, hai detto che anche questi sono archetipi permanenti?

Sì, tutti permanenti; ognuno in se stesso Verità Assoluta, ognuno in se stesso costituito da tutte le sfumature di quel tipo di comprensione costituito dai due opposti dell’archetipo stesso, quindi un archetipo né positivo né negativo ma un archetipo con tutta la realtà che lo circonda, tutti necessari per poter andare allo scalino successivo. Da qua tutta la teoria esoterica delle varie “porte” da aprire per arrivare alla Verità, e da qua anche le gerarchie di tipo religioso che, simbolicamente, sono state tramandate nel tempo.

D – Scifo, scusa, ma allora, alla fine della fiera, ce n’è uno permanente, unico, da cui emanano gli altri, che è quello dell’amore!

No; ce n’è uno, permanente, unico, che non può essere che l’Assoluto!

D – Che ne fa uno, che è l’amore.

Diciamo che il mio era un esempio, per farvi comprendere.

D – Mi pare che fratellanza e amicizia rientrino nell’amore universale, nella tendenza all’armonia dell’universo e quindi all’amore. Mi pare che non siano distinguibili, ma ne facciano parte.

Certamente, e cosa ho detto io? La fratellanza è una cosa da comprendere, una Verità Assoluta da comprendere, e soltanto allorché avrai compreso in tutte le sue sfumature questa Verità Assoluta, potrai passare all’archetipo successivo che è quello dell’amore, che comprende la fratellanza ma non è soltanto la fratellanza.

D – Fa parte di una gerarchia di archetipi, che arrivano al top dell’archetipo.

Certamente; dove – contrariamente a quello che succede sul piano fisico – nessuno cerca di prevaricare gli altri.

Vorremmo tradurre questo sito in inglese con un traduttore neurale: vuoi dare il tuo piccolo contributo?

Print Friendly, PDF & Email

1 commento su “La formazione dell’archetipo transitorio [IF81focus]”

  1. Dalla lettura sorge la natura collettiva dell’evoluzione della realtà. Gli archetipi transitori ne sono un buon esempio. Nessun elemento del Reale serve a un individuo solo ma è necessario ha una “collettività” di coscienze. In questo caso gli archetipi transitori sono il frutto della comprensione comune di un insieme di corpi akasici, che, in tale modo, generano allacciamenti tra di loro e preludono alla fusione dei sentire di coscienza.

    Rispondi

Lascia un commento