Parole per questi giorni pieni di violenza [A166]

Comunicazione nel 2013 […] Padre mio, ancora una volta, mi trovo imprigionato tra ciò che la mia coscienza mi dice sia giusto e ciò che la conduzione della mia vita, sorretta dal desiderio di non soffrire e di avere un’esistenza che scivola tranquilla come un fiume tra le sue sponde, mi spinge a fare.

Ho compreso che ogni forma di violenza, di prevaricazione, di conflitto, di ingiustizia, di disinteresse per gli altri, di desiderio di predominio, di ricerca del potere, di accumulo di ricchezze e profitto personale dovrebbe essere bandita dai miei comportamenti, ma trovo difficile trovare il giusto punto di equilibrio tra ciò che sento e la sua messa in pratica nella conduzione della mia vita, esacerbato dalla difficoltà a tener fede alle molteplici responsabilità che la costellano.

Immagino che la risposta non possa essere che non ho ancora compreso completamente e che il mio Io è ancora troppo forte per riuscire a svincolarmi dai suoi bisogni e dai suoi desideri.
Però, come posso far fronte alla violenza che vedo manifestarsi intorno a me verso tutte le creature viventi e verso lo stesso mondo su cui mi trovo e come potrei reagire secondo la mia coscienza nel momento in cui la violenza fosse rivolta verso le persone che più amo? Come potrei reagire per preservarle e proteggerle, se non diventando violento io stesso?

Come posso oppormi alla prevaricazione, al conflitto, all’ingiustizia che osservo sul pianeta, dal momento che non conto nulla, che la mia voce si perde nel frastuono sovrastante dei media, che non ho gli strumenti per far valere intorno a me ciò che la mia coscienza concepisce come vera giustizia?

Come posso oppormi veramente a chi detiene il potere ed è pronto a usarlo contro di me e contro chi amo pur di non perderne neanche la più piccola frazione?

Come posso non cercare di accumulare anche il poco che mi è possibile accumulare quando il mio futuro è privo di certezze sulle prospettive di lavoro, mie e dei miei figli?

La mia coscienza non mi dà pace, la mia esistenza mi sottopone di continuo richieste che sembrano includere netti elementi di contrasto con essa, e io mi trovo sballottato, disorientato, confuso, incerto tra i flutti della vita e quelli del mio sentire! Moti

Figlio mio, di fronte a questi elementi che sembrano in conflitto tra di loro non hai altra possibilità che dare un ordine di precedenza tra le responsabilità che ti assillano.
La principale responsabilità che tu hai, nella condizione di incarnato che stai sperimentando, è quella di vivere la tua vita e di preoccuparti di condurla secondo quello che ti sembra più giusto fare, tenendo conto delle priorità che le tue responsabilità determinano e che si riducono, in fondo, solamente a quella di cercare di fare il meglio che ti è possibile fare per te stesso e per le persone che più ti sono vicine e che ti sono vicine proprio per “allenare” la tua coscienza a estrinsecarsi all’interno della tua vita fisica.

I dettami della tua coscienza sfuggono al tuo controllo di incarnato: essi sussurrano senza posa dentro di te e da essi non puoi mai svincolarti, sono il sottofondo stesso che permette lo svolgersi della tua vita e l’ampliarsi graduale della tua evoluzione.

Non preoccuparti di essi ma lasciali fluire dentro e fuori di te: anche se tu non porrai a essi alcuna attenzione essi ti faranno agire nel mondo in accordo con essi e se le tue azioni risulteranno essere sbagliate ciò significherà semplicemente che la tua coscienza non ha ancora ben compreso ma anche che, dai tuoi errori, potrà imparare il modo per non commettere più gli stessi sbagli.

Dal canto tuo cerca, semplicemente, di fare ciò che senti giusto. Sii il più possibile corretto nell’adempiere le tue responsabilità, non essere tu il primo ad adoperare la violenza, fisica o verbale che sia, che porta a prevaricare, a essere ingiusti, a ignorare i bisogni degli altri.

Preoccupati del domani tuo e delle persone che ami, ma stai attento a non fare di questa preoccupazione la scusa per nascondere ai tuoi occhi che quello che fai è edificato sul desiderio di appagamento del tuo Io: anche quando ti sembra di non possedere nulla, se guardi ciò che possiedi con obiettività, ti puoi rendere conto che molto di ciò che possiedi e che lotti strenuamente per mantenere a tua disposizione è superfluo, se non addirittura inutile.

In parole più semplici, figlio mio: per prima cosa vivi la tua vita nel modo più pieno possibile, partecipando a essa senza sfuggirle, diventandone parte attiva invece che semplice spettatore e sperimentando nelle molteplici esperienze che ti sottopone quale sia il vero livello della tua comprensione.

Certamente, la tua voce nel mondo appare flebile e poco importante, il tuo potere sulla società è ben poca cosa e i mezzi a tua disposizione sono apparente insignificanti nell’ottica di rendere migliore il mondo su cui ti trovi a fare il tuo percorso.

Ma non sei solo, figlio mio, c’è una moltitudine di persone che si pongono le tue stesse domande e che si macera nei tuoi stessi dilemmi e non è solo a te ma anche a tutte loro che le mie parole sono rivolte dal momento che, insieme, avete una forza che neppure potete riuscire lontanamente a immaginare, l’unica forza che può davvero trasformare la vita dell’intera umanità.

È inevitabile, infatti, che la tua coscienza e la loro diventi sempre più ampia e che arrivi a manifestarsi nel mondo in maniera sempre più decisiva, al punto tale che nessuna violenza, nessun potere economico, nessuna prevaricazione, nessuna ingiustizia avrà la forza di impedire a lungo il cambiamento verso una società migliore.

È per questo, figlio mio, che ti dico ancora una volta di non preoccuparti della tua coscienza ma di limitarti a vivere la tua vita nel modo migliore che ti sembra possibile, perché è solo in questa maniera che l’interazione tra spirito e materia condurrà alla costituzione di una nuova umanità. Scifo

Annali 2008-20017

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