Gli archetipi e la dualità: bene/male in un archetipo? [IF79.1focus]

All’inizio era solo Dio, l’Uno, l’Assoluto, l’Unico: i molti non esistevano ancora. A un certo punto, Dio – per qualche suo ghiribizzo particolare – emette una vibrazione.

Questa vibrazione attraversa i vari piani di esistenza, con la loro materia presente ma indifferenziata, e questa vibrazione, che noi abbiamo chiamato “vibrazione prima” dà il via alla creazione di un cosmo, ovvero di un ambiente circoscritto – per quanto ampio – nel quale valgono le stesse leggi in ogni suo punto, e nel quale vi è possibilità di conseguire evoluzione per tutte le componenti che appartengono a questo cosmo; conseguendo evoluzione però attraverso delle direttive ben precise.

D – Scusa, Scifo, se ti interrompo. Tu hai detto che esiste Dio, poi esistono i piani di esistenza con la materia indifferenziata; ma mi sembrava che esisteva Dio con materia indifferenziata e i piani di esistenza nascessero poi, successivamente, nel cosmo; o sbaglio?

Tu parli dal punto di vista del relativo; dal punto di vista del “successivamente”. Noi parliamo dell’esistenza di Dio dal punto di vista di COLUI CHE È, e in cui TUTTO È. Quindi, in realtà, dal vostro punto di vista vi è un passaggio della “vibrazione prima”, un movimento della materia, una formazione dei piani di esistenza; partendo invece dal punto di vista dell’Assoluto, tutto questo era già in essere.

D – Quindi, scusa, non c’è stato un momento in cui questo Assoluto si è mosso – non si sa per quale sua esigenza imperscrutabile – e ha pensato di emettere questa vibrazione che ha creato il mondo dove noi viviamo, con i suoi strati, con le sue situazioni, con le sue relatività; perché, se ci fosse stato questo momento, si dovrebbe presupporre che Dio, prima di quel momento, era diverso dal Dio che è dopo questo momento, mentre Dio è sempre lo stesso. Come sta questa cosa?

Sta che io devo farvelo capire! Perché se non lo dicessi in termini di successione di avvenimenti, voi non potreste capire. Purtroppo devo anche usare delle parole che sono delle costrizioni a quanto io posso dire. Certamente tutto quello che ho detto, in realtà, dal punto di vista dell’Assoluto è improprio, è sbagliato; perché Dio non emette nessuna vibrazione, Dio è fermo, immobile, non ha cambiamenti, non pensa, non ha ghiribizzi; Dio semplicemente È.

D’altra parte, come posso farvi capire che “Dio semplicemente È” e farvelo sentire? Non è possibile. Devo preoccuparmi di più di farvi comprendere quello che voi vivete dal vostro punto di vista relativo; ed ecco, quindi, la necessità della mia immersione nella successione temporale degli avvenimenti, in modo da darvi degli appigli – poiché voi pensate secondo queste successioni temporali – tali da poter costruire una vostra realtà interiore sulla quale creare, poi, il vostro percorso evolutivo, che in realtà “percorso evolutivo” poi non è.

Ma, se diciamo che TUTTO È, allora, a questo punto, andate tutti a casa e non parliamo neanche più, perché si spiegherebbe tutto in quattro parole senza fare tanta fatica, né voi ad ascoltare né io a cercare di farvi capire.

Se dovessi darvi un’immagine della “vibrazione prima”, userei – se me lo permette – un concetto esposto da “maestro R.” (uno dei presenti alla seduta, ndr) che ha paragonato la “vibrazione prima” al codice genetico.

Considerate – se vi viene comodo per cercare di visualizzare questa “vibrazione prima” in termini a voi più accessibili – la “vibrazione prima” come il codice genetico del cosmo, perché attraverso le sue molteplici vibrazioni (voi sapete che abbiamo detto “vibrazione prima” ma è fatta in realtà da tantissime vibrazioni) attiva, disattiva gli elementi che devono essere attivati o disattivati, all’interno dei vari piani di esistenza, della materia per poter mettere in atto l’esistenza del cosmo con tutto quello che a voi appare come suo percorso storico.

Quindi abbiamo questa emissione di “vibrazione prima” che forma il substrato affinché tutto il cosmo, tutta la realtà del cosmo abbia un suo sviluppo logico, consequenziale e utile a fornire l’ambiente necessario all’evolversi delle varie razze.

Ma andiamo un attimo più a monte, vediamo un punto che Platone non ha toccato e che nessuno di voi ha pensato a toccare: nel momento in cui vi è la scissione – diciamo così – dell’Assoluto in dualità, in quel momento voi sapete che vengono creati gli opposti; gli archetipi permanenti sono situati… non entriamo nel particolare della cosa, ma certamente nei piani spirituali e voi avete pensato, cercando degli esempi di archetipi, al “bene”, alla “fratellanza”, all’“amore universale”…

Ora, i casi sono due: o gli archetipi permanenti sono situati prima della dualità, e quindi appartengono direttamente all’Assoluto, oppure questi archetipi possono anche essere “il male”, “l’odio”; anzi, sembrerebbe ovvio che, essendo in atto la creazione di opposti, a ogni archetipo positivo corrisponda un archetipo negativo; altrimenti non vi sarebbe nessuna coerenza nell’insieme del Disegno, giusto? Come pensate di risolvere questo difficile quesito?

[…] Il problema è, creature, che l’archetipo del bene e l’archetipo del male sono esattamente la stessa cosa. La dualità e l’opposizione esistono ma, allorché vengono creati gli opposti, non è che vengono frantumati gli opposti; gli opposti esistono come facce della stessa medaglia ancora compenetrate tra di loro.

Ecco, quindi, che per assurdo un individuo potrebbe condurre nel male tutta la sua evoluzione per arrivare a comprendere la Verità e, alla fine, trovare la propria comprensione, il proprio riallacciamento con l’Assoluto attraverso l’archetipo del “bene/male” (che sarebbe più giusto chiamarlo così, a quel punto) e finire la sua evoluzione.

D – Non solo, ma poi è tutto relativo; in quanto un individuo si è fatta durante la sua esistenza la sua visione dei due archetipi, se vogliamo dire due archetipi, bene e male, cattivo o buono, perché in questo caso c’è una contrapposizione netta, ci sono altri casi dove non c’è, tra un tono di colore e un altro ce ne sono 10, 20, 30, quindi non c’è neanche un’opposizione fra uno e l’altro, ci sono tante fasi intermedie; ora, la visione del bene o del male per un individuo è relativa a quell’individuo; tant’è che un individuo che abbia una visione – in buona fede, s’intende – secondo la sua perfetta comprensione, intima e serena, di un qualcosa che è bene e che invece è male per la maggioranza degli altri, fa bene se fa quello che lui ritiene essere bene, anche se gli altri ritengono che è male. Magari la società lo sbatterà in galera, e la religione cui appartiene lo indirà all’ostracismo, ma lui, se è davvero convinto di fare bene, fa bene a fare ciò che ritiene essere bene.

D – Anche ammazzare.
D – Anche ammazzare, sì, se lo crede davvero.

Questo, in via teorica, è molto giusto; tenete conto però del fatto che può essere un ragionamento molto pericoloso.

D – Pericoloso sì, ma giusto.

Giusto fino a un certo punto, perché noi stiamo parlando di “un” archetipo, ma l’individuo non è sottoposto all’influenza di un solo archetipo, quindi non è così semplice come l’abbiamo fatta, ovviamente, la cosa; e la coscienza dell’individuo, il sentire, la comprensione dell’individuo, la totalità della coscienza che deve raggiungere l’individuo è fatta dalla totalità della comprensione di tutti gli archetipi.

Ecco perché è così difficile portare avanti il proprio cammino: perché tutti gli elementi vanno portati avanti, non uno solo. Non si può sperimentare un solo elemento e, da quell’elemento, sperare di arrivare a comprendere la Verità. La Verità può essere compresa soltanto allorché tutti gli elementi sono stati sperimentati sulla propria pelle; o, meglio, con la propria esperienza.

D – Volevo fare una domanda: se si pensa che esistono i due archetipi separati e opposti, se questi due archetipi separati e opposti evolvono, a un certo momento si dovrebbe pensare a due Assoluti diversi …

No, c’è un errore di partenza: non esistono i due archetipi opposti; esiste un unico archetipo che ha entrambe …

D – Fa parte di un’unità…

Ma certamente. Esiste un solo archetipo, in realtà; che può essere percorso in una maniera o nell’altra; o perlomeno può aver…

D – Allora si intende che praticamente il bene e il male fanno parte di Dio, contemporaneamente.

Certamente, certamente. Tutti gli opposti appartengono a Dio e in Lui in realtà si compensano, si annullano, poi, alla fine.

D – Scifo, scusami; allora l’archetipo definitivo è un equilibrio perfetto tra i due opposti.

E chi è? L’Assoluto. Se non ricordo male, l’avevo già detto che il primo archetipo, il più importante, alla fine poi è l’Assoluto. Più o meno questo concetto mi sembra che incominciate a farlo entrare nelle adorate testoline! L’ho detto che era difficile! Scifo

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4 commenti su “Gli archetipi e la dualità: bene/male in un archetipo? [IF79.1focus]”

  1. Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio…”.

    O Gesù aveva bevuto o ha snocciolato giù un concetto, così, giusto per dire due cazzate, oppure ha voluto fare il pedagogo dando in pasto ciò che era masticabile e non un osso troppo duro da comprendere.

    Oppure, ancora più verosimilmente Gesù non ha detto nulla di tutto ciò ma sono gli evangelisti, non apocrifi, ad aver attribuito frasi a Gesù in base alle proprie limitate comprensioni.

    Rivoluzioni copernicane si impongono al nostro vaglio e noi… vagliamo. 🙂

    Cerchiamo ossia di vedere come queste letture impattano nel nostro interiore e nel nostro sentire. Personalmente, con sobrietà.

    Sai com’è: dopo decenni di lavaggio del cervello a sentire che Dio è buono…

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  2. L’Assoluto primo archetipo.
    Per sviluppare comprensioni tutti gli archetipi vanno “portati avanti” contemporaneamente.
    Gli opposti appartengono ad un unico archetipo.

    Queste affermazioni, mi sembrano la sintesi del post

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  3. In verità il duale e l’opposizione non esistono e non possono essere riferiti agli archetipi permanenti che sono delle unità, potremmo dire, degli attributi di Dio.

    È la mente dell’umano che in rapporto con essi proietta la dualità e genere l’illusorio bene\male.

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