Il carattere, la personalità e la decodifica del simbolo [A103-simboli11]

Nel nostro processo di avvicinamento alla comprensione e all’utilità pratica del concetto di somatismo, risulta necessario affrontare ancora una volta tre argomenti che avevamo trattato in passato e che risultano essere fondamentali per comprendere la nascita e lo sviluppo delle somatizzazioni che costellano la vita dell’essere umano.

Ne approfitteremo, fra l’altro, per cercare di comprendere come e se questi tre argomenti hanno degli agganci con la teoria della decodifica del simbolo che fin qui vi abbiamo proposto.

In realtà si tratterà di considerazioni forse anche un po’ banali e ovvie, tant’è vero che, nel nostro sconfinato ottimismo, avevamo ritenuto superfluo parlarne dettagliatamente dal momento che avevate, ormai, tutti gli elementi per arrivare da soli a trarre quelle semplici conseguenze che derivavano dalle nostre parole.

Visto che così non è stato cercheremo, come nostro solito, di guidare il vostro ragionamento lungo i percorsi tracciati dai nostri interventi precedenti, alla ricerca di una definizione più precisa di cosa sia il carattere, di cosa intendiamo col termine personalità, di cosa differenzi quest’ultima dall’Io e qual è la loro relazione con la vibrazione simbolica e la sua decodifica.

Il carattere

Avevamo visto che il carattere è determinato dall’attivazione di determinate sequenze genetiche all’interno del DNA, e che queste sequenze genetiche sono prefissate sulla base dei bisogni di comprensione che l’individuo incarnato deve sperimentare nel corso dell’incarnazione che si trova ad affrontare per avere la possibilità di ampliare il suo sentire. È, insomma, una sorta di dotazione di base che l’individuo riceve al momento del concepimento e che mette a sua disposizione gli strumenti per reagire con le esperienze secondo le sue necessità evolutive, fornendo, nel contempo i binari lungo i quali si dovrà svolgere la nuova vita sul piano fisico che viene incominciata.

Chi è che attiva queste sequenze genetiche? Anche se in prima analisi si può affermare che sia il corpo akasico che, materialmente, induce alle componenti genetiche dell’individuo le particolari qualità che formano il suo carattere, mi sembra che sia abbastanza ovvio che il corpo akasico sia, in questo caso, solamente uno strumento che opera sulle materie inferiori, ma che gli ordini che riceve provengano direttamente dalla Vibrazione Prima. È, dunque, quest’ultima che determina le dotazioni caratteriali di ogni individuo incarnato.

D’altra parte, se ci pensate con attenzione, non può essere altrimenti che così: essa reca in le direttive di sviluppo del Cosmo che attraversa e, di conseguenza, lo sviluppo di ogni singolo individuo che nel Cosmo si trova a compiere il suo percorso. Essa è il cemento che tiene unito il Cosmo e tutte le sue componenti, permettendo al Cosmo, nella sua interezza, di esistere, di restare coeso e di svilupparsi in maniera coerente con quanto è stabilito nel Grande Disegno.

Il linguaggio di base per la programmazione del DNA

Nell’ambito di questa sorta di determinismo messo in atto dalla Vibrazione Prima, con tutta evidenza, non è possibile che vi possa essere una decodifica soggettiva della parte simbolica della Vibrazione Prima che porta alla definizione di come debba essere il carattere dell’individuo nel corso della vita che deve affrontare, altrimenti l’intero Disegno andrebbe a carte quarant’otto. Questo non può che significare che le vibrazioni simboliche che sono emesse dalla Vibrazione Prima per costituire la base caratteriale di ogni individuo incarnato non sono interpretabili soggettivamente, ma vengono recepite dal corpo akasico (che dovrà, successivamente, sperimentarle nelle materie inferiori), attraverso quello che abbiamo definito come un linguaggio di base, così comune e semplice nella sua trasmissione dei dati che non vi è alcuna possibilità di attuarne una modifica né come conseguenza delle influenze interne, né come risultato di influenze esterne all’individuo.

Non è possibile, ad esempio, che le vibrazioni di un archetipo transitorio possano influenzare e determinare le qualità caratteriali dell’individuo incarnato: la sua dotazione genetica è e resta quella fornita dalla Vibrazione Prima, anche se come abbiamo già visto potrà variare in relazione alle comprensioni via via raggiunte dall’individuo. Quella che varierà sarà invece, ovviamente, l’espressione caratteriale dell’individuo, ovvero la sua personalità.

La personalità

Ben diverso è il discorso allorché ci si pongono le stesse domande che ci siamo fatti a proposito della personalità espressa dall’individuo. Come avevamo visto, la personalità è identificabile con la maniera in cui l’individuo, sulla scorta della base caratteriale che gli appartiene, interagisce con l’esperienza che affronta nel corso della sua vita.

Essa è direttamente relazionata alle possibilità di decodifica effettuata dei corpi inferiori sulle vibrazioni che attraversano le varie materie da cui sono costituiti e ogni loro componente (fisica, astrale e mentale) reagisce, secondo la sua dotazione genetica, in risposta agli stimoli che, di volta in volta riceve, esprimendosi sul piano fisico con reazioni fisiche, con emozioni e con ragionamenti. Se prendiamo, una per una, queste molteplici reazioni, potremo notare che esse sono tendenzialmente ripetitive: per fare un esempio, di fronte a una situazione di pericolo sul piano fisico vi sarà sempre un aumento dell’adrenalina, una sensazione di paura e un tentativo di trovare una via di fuga con la ricerca intellettuale di un percorso che porti a evitare tale situazione.

È bene sottolineare che le tre componenti (reazioni, ndr) di cui stiamo parlando, anche se a prima vista può sembrare che siano interattive nella loro estrinsecazione e contemporanee come successione temporale, in realtà agiscono separatamente tra di loro ed è soltanto la limitata percezione dell’individuo che le fa apparire contemporanee alla sua osservazione.

Dal momento che stavamo osservando la reazione della personalità dell’individuo in una situazione di pericolo all’interno del piano fisico, la successione delle reazioni, evidentemente, sarà data prima dalla risposta fisica all’esperienza, poi da quella emotiva e, infine, da quella razionale. In questo caso, infatti, la reazione che stiamo considerando è una conseguenza dell’esperienza incontrata sul piano fisico e, quindi, collegabile al percorso di ritorno vibrazionale dal corpo fisico a quello akasico.

Quanto abbiamo detto è valido e certo, per lo meno, in un normale andamento espressivo dell’individuo in cui le vibrazioni al suo interno fluiscono senza intoppi particolari: è chiaro che, in presenza di blocchi vibrazionali particolarmente rilevanti all’interno dell’individuo, una delle fasi menzionate potrebbe essere, totalmente o parzialmente, bloccata e qua possiamo già intuire il percorso logico che può condurre all’insorgere dei somatismi.

Possiamo aggiungere ancora che, nell’espressione della personalità, l’influenza esterna è ancora molto relativa, se non per quanto riguarda il presentarsi dello stimolo che porta alla sua manifestazione comportamentale all’interno del piano fisico.

Infatti, in assenza di altri elementi, possiamo concepire che ogni individuo esprimerebbe la propria personalità sempre secondo le stesse direttive, in quanto la base caratteriale che indirizza le reazioni dell’individuo è costante (almeno finché, e giova ripeterlo ancora una volta, nuova comprensione non viene raggiunta, portando alla conseguenza di una modifica parziale dell’attivazione delle varie sequenze genetiche). Continua. Scifo

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1 commento su “Il carattere, la personalità e la decodifica del simbolo [A103-simboli11]”

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