Origine, organo bersaglio, osservazione del somatismo [A108-soma2]

Il punto più facile da individuare e dal quale partire è, ovviamente, il sintomo somatico, specialmente se esso si presenta a livello fisico, in quanto se il somatismo è di tipo comportamentale è di più complicata individuazione, principalmente per i meccanismi di difesa dell’Io.

Infatti se vi è la presenza di un sintomo fisico esso diventa innegabile per l’Io (il quale, oltretutto, ha ovviamente in il desiderio di risolvere un sintomo che in qualche maniera lo limita e lo rende meno magnifico di come vorrebbe apparire non solo a se stesso ma anche agli altri), e questa innegabilità del sintomo abbassa o, quanto meno, diminuisce le barriere che l’Io cerca di innalzare, rese fragili dal suo bisogno di sentirsi al di sopra di qualsiasi difficoltà.

Se il somatismo, invece, è di tipo comportamentale, la sua analisi diventa molto più incerta e difficile per il fatto che nelle reazioni del comportamento vi sono molti più elementi accessori: ad esempio, il modo in cui vivete un vostro comportamento psicosomatico può essere fortemente influenzato e condizionato dagli influssi provenienti dall’ambiente a voi esterno e, in particolare, da quelli che derivano dagli archetipi transitori a cui siete collegati.

L’origine del somatismo fisico

Ma partiamo dal caso più semplice, cioè il somatismo di tipo fisico, e cerchiamo di capire quali sono gli elementi che il sintomo ci può fornire come punto di partenza, tenendo ben presente alcuni punti fermi:

– il somatismo nasce da qualche cosa che non si è compreso e che il corpo akasico ritiene non coerente con le vibrazioni provenienti dalla Vibrazione Prima e dagli Archetipi Permanenti.

– la non comprensione significa che la struttura dei corpi inferiori e anche quella del corpo akasico non è ancora tale da poter effettuare la giusta decodifica delle vibrazioni che riceve, finendo col doverle interpretare e, quindi, col soggettivizzarle.

– il somatismo si manifesta con gradi diversi di interessamento dei corpi inferiori a seconda di dove è situato il nucleo centrale del somatismo stesso; questo significa che è possibile individuare in ogni somatismo una componente fisica, una emotiva e una mentale.

1. Definire l’organo bersaglio

La prima cosa che è possibile fare è quella di cercare di definire con precisione quale sia l’organo bersaglio, in quanto la sua localizzazione già di per sé può fornire indicazioni utili. Se, per esempio, il sintomo fisico riguarda la superficie del vostro corpo questo, quasi sempre, indica che probabilmente vi dovrete orientare verso il vostro rapporto con l’esterno poiché la superficie del vostro corpo è ciò che, immediatamente, gli altri percepiscono di voi e, di conseguenza, il sintomo in quella localizzazione indica una conflittualità di qualche tipo tra voi stessi e ciò che vi è esterno.

    Se, invece, il sintomo è localizzato all’interno del vostro corpo questo indica non una conflittualità con ciò che vi è esterno, ma con ciò che voi siete veramente e che esprimete all’esterno con il vostro comportamento.

    Capisco che questo primo passo vi possa sembrare troppo generico e che i dati che vi fornisce costituiscano semplicemente una fase di orientamento della vostra osservazione. Ma, per fortuna, avete altri strumenti da poter adoperare per affinare gli elementi collegati al somatismo. Infatti, sia che si tratti di un somatismo fisico che di un somatismo comportamentale, l’espressione del sintomo (problema fisico in un caso, problema di espressione e azione nell’altro) è accompagnata da emozioni e pensieri.

    2. Osservare cosa suscita il somatismo

    La seconda fase è, di conseguenza, quella di osservarvi mentre il somatismo vi influenza, e di notare le emozioni che la sua presenza vi suscita e i pensieri che, nel momento in cui esso condiziona la vostra vita, lo accompagnano.

    Già questa osservazione può aiutarvi a individuare in che direzione vanno le vostre incomprensioni, mettendo in moto tutte le vostre componenti e i vostri processi interiori (dall’Io al corpo akasico), fornendo dati modificati alle vibrazioni che ritornano verso il corpo akasico e portando, di conseguenza, a un allargamento del sentire che si traduce, per ognuno di voi, in una migliore possibilità di decodifica delle vibrazioni da parte dei vostri corpi interiori.

    Se il somatismo, invece, è di ordine comportamentale, diventa importante cercare di individuare la vostra base caratteriale, per riuscire a separare quelli che possono essere elementi innati, tipici della vostra struttura genetica da quegli elementi che, invece, scaturiscono dall’intensità del somatismo caratteriale.

    Per fare ancora un esempio, se avete inscritta nella vostra base genetica una forte predisposizione all’aggressività è facile che le vostre reazioni tendano a essere aggressive. A quel punto la vostra attenzione, solitamente, si ferma a constatare il fatto che reagite aggressivamente, mentre non è la vostra aggressività di base la cosa importante, bensì quale sia l’elemento o la situazione che si esplicano attraverso comportamenti aggressivi; in altre parole, il punto importante risiede nell’arrivare a individuare qual è l’incomprensione che incanala la vostra personalità in una reazione aggressiva, favorendone l’estrinsecazione in quel determinato modo invece che in un altro.

    Non va dimenticato, infatti, che l’aggressività di cui stiamo parlando non si manifesta sempre e comunque nell’individuo, ma si innesca solo in determinate situazioni e, di conseguenza, come dicevo, ciò che bisogna cercare di comprendere è quali sono queste situazioni e cosa vi è in esse che inneschi la componente aggressiva dell’individuo facendole prendere il sopravvento sul ventaglio delle altre possibili reazioni che possiede nel suo codice genetico.

    Il simbolo del sintomo

    Un’altra analisi utile da poter fare è quella che cerca di individuare la parte simbolica del sintomo. Se vogliamo fare un esempio semplice semplice possiamo dire che se il sintomo fisico è localizzato nel mal di schiena, questa localizzazione, simbolicamente, potrebbe voler significare che c’è qualcosa che non volete affrontare o che non volete fare, cercando di giustificare a voi stessi la vostra ritrosia inducendo il vostro corpo fisico a crearvi delle giustificazioni di ordine fisico per rimandare o evitare qualche situazione che non vi soddisfa.

    Senza dubbio vi sembrerà complesso tutto questo, e di difficile attuazione, ma vi garantisco che non è così: molto spesso si tratta di favorire l’innesco di un processo automatico che, a lungo andare, diventerà acquisito, facilitando la vostra analisi e semplificandola, portando come conseguenza quanto meno l’attenuazione del senso di impotenza che, facilmente, avvertite quando il sintomo si presenta senza venire analizzato e compreso. Ombra

    Annali 2008-2017

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