“Non giudicare gli altri perché non ne hai il diritto, né la capacità”

L’opere della mia vita passata io muterei, ché molti son quelli che ne hanno fatto capo grosso, malo judicio dando de’ miei ragionamenti. Non di manco tempo è fuggito molto da che lasciai l’italico loto di val di Pesa, facendo da allora capitale d’un’altra veste cotidiana, sì che or muterei alcuna parte de lo mio pensiero, secondo l’eccellentia delle cose dette in queste ¢ altre assemblee d’omini e magistri.

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L’influenza della famiglia sullo sviluppo interiore di un figlio (IF11)

Insegnamento filosofico 11
Le ragioni per cui si nasce in una determinata famiglia sono sempre molteplici. In primo luogo, perché in quella data famiglia si sono venute a creare le condizioni ambientali adatte ai bisogni evolutivi dell’individuo che si deve incarnare. Ma un altro motivo (importante, e non secondario rispetto a quello che ho appena citato) risiede in quelli che sono i legami karmici.
Voi sapete che, in ogni vita che l’individuo conduce, compie azioni e ha reazioni dagli altri individui;

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Non vincolarsi ad organizzazioni spirituali, confidare nel sentire

Ed il Buddha parlava per chi voleva ascoltare; e chi voleva ascoltare non sempre sapeva farlo; e chi sapeva ascoltare spesso non riusciva a capire le parole dell’Illuminato; e chi riusciva ad applicarle, quasi sempre lo faceva soltanto nei casi in cui ciò gli ritornava utile; e chi le applicava costantemente si trovava faccia a faccia con la sofferenza; e chi si trovava faccia a faccia con la sofferenza aveva la possibilità di comprendere fino in fondo la prima delle otto vie insegnate dal Buddha. Moti

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Si offre al prossimo ciò che si è conosciuto e compreso di sé

Vi è un dubbio che assilla spesso tutti coloro che sentono le richieste d’aiuto che provengono dall’umanità che li circonda, e che è sintetizzabile in questa domanda: “È giusto che io mi ritragga in me stesso, che mi ritragga dagli altri uomini che cercano il mio aiuto, o è più giusto che io mi dedichi a essi con tutte le mie forze?”
Ciò che noi spesso vi diciamo sembra essere detto apposta per accrescere la vostra confusione, ma così non è; certo, noi vi diciamo “conosci te stesso”

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Il rapporto con i bambini nei primi mesi ed anni di vita (IF10)

Insegnamento filosofico 10
«Ma guarda, ma guarda com’è carino, me lo fai un sorrisetto? E su, dai, fammi un sorrisetto, ma che carino che sei! Ma che cosa mi dici, ma fammi un bel discorsetto, dai! Sei proprio una meraviglia, ma come fai ad essere così bello?».
E lui vi guarda.
Se voi poteste soltanto immaginare che cosa sta passando per la sua mente, restereste stupiti! Già, dietro a quegli occhi innocenti, così chiari, così limpidi e puliti,

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Perseguire degli obbiettivi non incolpando l’altro dei fallimenti

L’uomo, nella sua vita, avanza faticosamente tra gli ostacoli disseminati sul suo percorso e per aiutarsi, per darsi incentivo, una spinta ad andare avanti (ché molto spesso, altrimenti, la voglia di fermarsi farebbe soccombere la buona volontà di proseguire) si pone una meta da raggiungere, delle tappe sulle quali modellare il tessuto della propria esistenza.
Accade a volte, però, che le mete vengano perse per strada, che sembrino allontanarsi o sfocarsi per la distanza, invece di farsi più chiare e più vicine ad ogni azione che passa; ed allora l’uomo come reagisce?

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L’ira e i suoi figli: rancore, rivalsa, vendetta

Gran brutta bestia l’ira!
Ottenebra il ragionamento, provoca azioni impulsive, fa scordare la Verità che sembrava acquisita, demolisce le buone parole ed i buoni propositi, provoca un regresso apparente dell’individuo. Ogni uomo è facile preda dell’ira, di questa belva collerica e scattante.
Eppure varrebbe la pena di esaminare con un po’ di attenzione questa qualità che è patrimonio comune dell’umanità intera, tanto che non è mai esistito sulla terra un uomo che, almeno una volta nella sua vita, non abbia avuto anche un solo, piccolissimo e, magari subito represso, scatto d’ira.

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La gravidanza, il processo fisico e spirituale che prepara la nascita (IF9)

Insegnamento filosofico 9
«Sono incinta, aspetto un bambino!»
Così, ogni tanto, si sente dire da qualche giovane (o meno giovane) donna, con un tono di voce che maschera la felicità, l’imbarazzo e la paura.
Il dire di questa donna potrebbe essere così tradotto: «Sono felice perché aspetto un figlio, felice perché la nascita di un bambino, il vedere sorgere una nuova vita è sempre un dono divino, perché tutto questo comporta un cambiamento, un rinnovarsi; felice perché dimostro d’essere donna biologicamente ‘normale’ con tutte le funzioni fisiologiche

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Avete mai amato davvero?

Avete mai amato davvero?
Riflettete attentamente, cercate di essere sinceri con voi stessi, poiché la chiarezza e la sincerità non sono mai stati così necessari come in questo caso.
Dal canto nostro per aiutarvi a chiarire questo punto, faremo alcune considerazioni, che poi voi – come siamo soliti dirvi – dovrete vagliare e decidere se accettare o rifiutare.
Se dovessimo noi rispondere alla domanda che vi abbiamo posto, risponderemmo che sì, avete amato in passato, ma non è stato amore quello che provavate per i vostri genitori, non è stato amore quello che avete provato, in età più adulta, per altre persone, non è stato amore quello che dite attualmente di provare per chi vi sta a fianco, o per i vostri figli.

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La favola dell’upupa

Al canto dell’upupa il guerriero guardò l’intrico della foresta e pensò tra :
«Senti come strilla. Certo sta preparandosi a difendere il suo nido dall’attacco di qualche nemico!» e riprese il cammino.
Il pellegrino udì l’hup… hup… hup e meditò:
«Canta ancora, creatura, la gloria di Dio» e continuò lungo la via.
Il mercante, adirato per la cattiva giornata, nell’udire il suono dell’uccello gridò, irritato, alla foresta: «Brutta bestiaccia, hai poco da prendermi in giro. Fatti avanti, così mi consolerò con un buon arrosto!».

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