Siamo uniti a tutto ciò che ci circonda

Mai pensare di essere un centro staccato dagli altri centri che, con voi, sperimentano e sono.
L’evoluzione della coscienza di essere parte dalla mera sensazione di sentirsi vivo per arrivare alla più sublime rappresentazione del sentirsi d’essere una parte di un Tutto unico…

Io sono un centro di coscienza, certamente sì, ma i limiti della mia coscienza, i suoi confini non sono così definiti come io posso pensare. Ciò che stabilisce questi confini, questi limiti è rappresentato soltanto dal mio egoismo, in quanto questo centro di coscienza che io adesso rappresento, è soltanto parte di un Tutto che comprende questo centro mio attuale e gli altri che verranno.

L’evoluzione del sentirsi di essere, di esistere dunque, miei cari, è soltanto l’illusorietà di un momento di passaggio, passaggio che non esiste soltanto su quel piano che noi chiamiamo materia fisica, ma che è concatenato strettamente con quelle altre sfaccettature di voi stessi, che voi conoscete come piano astrale, piano mentale e piano akasico.
I legami che stringono il vostro essere fisico al vostro essere astrale, mentale e poi anche akasico sono talmente stretti che, se così non fosse, non vi sentireste responsabili e comunque vivi nel mondo della materia che vi accompagna nella vostra esperienza. Ciò che voi vedete, fate, recepite, sentite, seguite è soltanto una commistione di impulsi che vi provengono dai quattro piani che costituiscono la parte fondamentale della vostra rappresentazione fisica. Baba

Quindi è necessario, figli, per poter veramente comprendere la vostra realtà, per poter veramente comprendere ciò che voi siete, per poter veramente comprendere le nostre parole, riuscire prima di tutto a comprendere (e non soltanto con la vostra mente, con i vostri pensieri, con i vostri ragionamenti, con la vostra logica, ma con tutti voi stessi), che non siete una parte staccata da tutto il resto.
Quante volte, quante volte nel corso delle vostre vite, vi è capitato di sentirvi uniti a qualcuno o a qualcosa?

Quand’eravate appena nati la vostra coscienza di esistere era ancora limitata alle piccole percezioni sensoriali che avevate, ai momenti di fame, alle carezze che ricevevate, ai suoni, all’alternarsi della luce e del buio, del sonno e della veglia: già allora sentivate, senza quasi rendervene conto, che eravate parte, per lo meno, di una persona che vi prendeva tra le braccia, vi cullava, soddisfaceva i vostri bisogni, e vi dava in qualche modo piacere, abbandonandovi ad essa fiduciosamente, e pronti a ricevere e a prendere.

Col passare del tempo, col passare delle esperienze all’interno del piano fisico, col passare dei momenti belli e brutti che ognuno di voi ha vissuto, quante volte vi è capitato di sentirvi un tutto unico non soltanto con altre persone, ma addirittura con degli ambienti, con degli oggetti, magari a voi cari, e tali che suscitavano in voi il desiderio di averli sempre con voi, quasi come se fossero una parte di voi di cui non potevate fare a meno?
Questo (anche se, ancora una volta, quasi inconsapevolmente non ve ne rendevate conto) era ancora la sensazione di essere una parte del resto della realtà che cercava di farsi strada in voi.

E quante volte, vi abbiamo visti, figli, nel corso delle vostre vite, innamorarvi; e quante volte, avete pensato, avete detto di non poter fare a meno di un’altra persona, e di sentire quell’altra persona come una parte di voi stessi? Spesso, queste parole, erano soltanto un’illusione, spesso erano più un volerlo credere, che una realtà dei fatti.
Tuttavia ancora una volta, ripeto, era la sensazione di appartenere a tutto ciò che vi circondava che cercava di affiorare in voi, che cercava di farvi sentire in comunione, partecipi quanto meno di un’altra persona e del suo affetto.
E quelli, poi, che nel corso della loro esistenza hanno avuto dei figli, sempre hanno avuto l’attimo in cui si sono sentiti, come genitori, un tutt’uno con i propri figli, e questo al di là della riconoscenza o meno dei figli, al di là dell’egoismo che così spesso i giovani manifestano.

E ancora una volta, ripeto, anche questi legami, così forti, così stretti, così duraturi a volte, erano un manifestarsi di ciò che la vostra più intima coscienza sa già, ovvero che voi non siete una parte staccata dalla realtà e dal Tutto, ma che – in realtà – fili invisibili, e che non si possono spezzare, vi uniscono con tutto ciò che vi circonda, dagli animali, agli oggetti, alle persone, all’Assoluto stesso.

Scopo dell’evoluzione, figli, tra le altre cose, è anche il ritrovare questo senso perduto di appartenere al Tutto, e di essere un tutt’uno con gli altri.
Questo è, in realtà, ciò che noi vogliamo dire quando parliamo di amare gli altri come voi stessi e di sentire tutti gli altri come fratelli. Moti


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Nadia

Questi fili invisibili di cui parla Moti sono sempre più spesso percepiti. Quando poi, si abbandonano i bisogni identitari, la condizione unitaria è fortemente colta e c è serenità, c è gioia, c è amore.

Catia Belacchi

Stampato per leggere con attenzione

Marco Dellisanti

Il sentirsi parte di qualcosa che è più grande di noi va di pari passo, credo, con la disidentificazione. Più siamo disidentificati, più l orizzonte si amplia e ci sentiamo immersi insieme a tutto ciò che ci circonda in un unico grande spazio.

Paolo Carnaroli

L’esistenza di questi fili invisibili spiega tanti comportamenti umani, più in profondità di tutte le motivazioni psicologiche che pure sono valide, anche di persone che non si preoccupano di seguire alcuna via interiore. Ad esempio la dedizione – “amore” per un cane che costringe tanti (esperienza che non ho fatto) ad uscire da un appartamento anche quando piove o fa freddo per accompagnarlo per le sue necessità fisiologiche. Anche prima di conoscere l’insegnamento delle Guide intuivo l’esistenza di una spinta verso l’unità “cosmica”, che poi ciascuno manifesta a modo suo.

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