Casi di somatismo 1: mal di stomaco 2 [A117-soma8]

[…] 1) Allora il sintomo è lo stomaco, che riguarda il chakra corrispondente, e manifesta un problema con me stesso, un’incomprensione che io ho e che si riflette su di me.

Quindi non è principalmente un problema di rapporto con l’ester­no, ma è un problema che riguarda prima di tutto il rapporto con il tuo interno. Questa, dunque, è già una prima divisione, una prima analisi sul mondo esterno e il mondo interno, e tu sei arrivata alla conclusione, os­servando il tuo sintomo, che esso riguarda il tuo interno, la tua profondi­tà, quindi il rapporto con te.

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A questo punto cerchiamo di vedere qual è la sfera principale in cui il tuo somatismo si manifesta interiormente: se è una sfera che riguarda prettamente il tuo corpo fisico o quello astrale o quello mentale.

1) Riguarda l’astrale.

Perché?

1) Perché il sintomo è nella parte dello stomaco.

Giusto, ma non avere paura a rispondere, anche se la risposta ti sembra banale: non è necessario che la risposta sia difficile! Certamente, dunque, riguarda una porzione del tuo astrale. Perché ho detto “una porzione”?

Abbiamo visto che ci sono tre chakra attraverso i quali, preferen­zialmente, passano le vibrazioni provenienti dall’astrale, e questo signifi­ca che, molto probabilmente, ci sono fasci di vibrazioni astrali che attra­versano un chakra o l’altro, a seconda del tipo di vibrazione che li accomunano.

Cosa intendo dire, con questo? Che ogni fascio di vibrazione astra­le ha tre possibili percorsi principali (ricordate che avevamo sottolineato che, comunque, i chakra non erano solamente sette, ma che avevamo preso in considerazione solo quelli con una maggiore sfera di attività vi­bratoria) per arrivare alla manifestazione del piano fisico. Mi sembra evi­dente che vi debba essere un motivo di qualche tipo che indirizza il pas­saggio di ogni fascio vibrazionale astrale preferenzialmente attraverso uno dei tre chakra.

Mi sembra anche evidente che l’elemento che provo­ca il passaggio attraverso un chakra piuttosto che attraverso a un altro chakra, sia di tipo vibrazionale: l’affinità vibratoria tra il fascio vibrazionale e l’attività vibratoria propria di ogni chakra costituisce una sorta di richiamo che crea il percorso preferenziale della manifestazione verso l’esterno. Ovviamente questo è un concetto che non si applica solo ai chakra collegati all’astrale, ma è un concetto applicabile, generalmente, nella sua meccanica, a tutti i chakra.

Ritornando a te, dunque, hai “scoperto” che il presentarsi in ma­niera ripetitiva del sintomo (che, attualmente, si è attenuato) significa che il nucleo del tuo somatismo è localizzato nel tuo corpo astrale. A questo punto cosa si può fare?

1) A questo punto bisogna cercare, nel momento in cui si ha il problema, di ascoltare quali sono i pensieri che vengono quando c’è la manifestazione del sintomo.

È bene, adesso, fare una considerazione: a questo punto della vo­stra ricerca è facile che cadiate in preda all’Io. Infatti, cosa accade? Acca­de che l’Io mette da parte il fisico, mette da parte l’astrale, e incomincia a usare intensivamente il suo mentale, facendo di esso lo strumento prin­cipale che usa per cercare di elaborare quanto dovrebbe osservare interiormente di se stesso. Così potete correre il rischio di continuare a girare e rigirare facendo ragionamenti su ragionamenti, rischiando di resta­re bloccati nella confusione dei molti ragionamenti che il vostro Io elabo­ra (spesso anche in disaccordo tra di loro) senza riuscire a uscire da que­sta specie di circolo vizioso che l’Io, sotto le spinte delle sue censure, tende ad alimentare per sollevare un gran polverone che gli permetta di evitare quello che lo disturba.

Quindi, dovete state attenti e far sì che il vostro osservare voi stes­si, nella osservazione del sintomo, non si limiti soltanto alla mente o al ragionamento, ma continui a tenere presente le emozioni che provate mentre ragionate, o anche le reazioni fisiche che provate mentre ragio­nate, perché ricordate che è tutto collegato, il circolo continua a girare: soffermarvi soltanto su un aspetto sbilancia questo circolo e non vi dà che una visione parziale di quello che veramente voi state vivendo, e del circolo che si sta muovendo dentro di voi.

Quindi ben venga il lavoro che tu hai fatto, in cui hai cercato razio­nalmente di trovare degli agganci per comprendere quelli che sono i tuoi comportamenti che si manifestano all’esterno, ma poni attenzione an­che alle emozioni che accompagnano sempre il tuo comportamento.

Vorrei sottolinearvi il fatto che per quanto la provenienza di un sin­tomo e dell’incomprensione che l’ha generato sia interno, l’esistenza del sintomo crea un collegamento con il porsi dell’individuo in relazione con l’esterno, contribuendo a creare un ponte tra se stessi e la propria mani­festazione sul piano fisico come ricaduta all’esterno del sintomo, e que­sto fatto è l’elemento che permette il transito del circolo vibratorio dalla fase di discesa a quella di risalita, dando unitarietà al circolo vibratorio stesso.

Tenete presente l’unità del vostro essere: le vibrazioni, le energie, compiono un percorso circolare all’interno di voi attraversando tutte le vostre componenti cosicché, anche nell’esaminarne intellettivamente il percorso è necessario, comunque, tenere conto, essere attenti alle emozioni che il vostro ragionare suscita e all’influenza che ha il vostro ra­gionare nel vostro rapportarvi con gli altri perché, osservando le emozio­ni che il vostro ragionare suscita in voi (e nel vostro Io, ovviamente), po­trete rendervi conto che il vostro lavoro interiore continua – anche se voi non siete coscienti che state lavorando – magari in una sfera inconscia di cui non siete consapevoli; avrete così la possibilità di rendervi conto che via via il vostro comportamento esterno tende a modificarsi, e questo può fornire altre indicazioni alla vostra osservazione.

1) Io avevo collegato al mio sintomo il discorso del giudizio. Effettivamente qualcosa è cambiato perché se le persone mi dicono qualche cosa non mi crea più il forte pathos di prima a livello emotivo. Però ac­cade che delle volte ho il pathos emotivo anche se le persone esterne non mi dicono niente. Così mi sono reso conto che in alcune situazioni io cerco di vedere dove posso aver sbagliato anche se razionalmente mi rendo conto che non c’entra niente, arrivando a pensare che il mio coinvolgimento non deriva dall’esterno ma dall’interno e, secondo me, da un giudizio che io do di me.

Questo mi sembra evidente, anche perché hai detto una cosa che lo dimostra in pieno, se vogliamo stare attenti alle parole anche dal pun­to di vista psicologico; infatti tu hai detto: “io cerco di vedere dove posso aver sbagliato”. Questo significa che, in realtà, tu stai dando un giudizio su di te, visto il tuo usare il termine “sbagliato”, e questo fatto implica che, interiormente, tu ti giudichi per qualche cosa che ti fa percepire la sensazione che il tuo comportamento possa essere stato scorretto. C’è, dunque, questo giudizio negativo su di te che devi riuscire a raggiungere e a comprendere.

1) Sì, si collega anche al mio sentirmi in inferiorità nei confronti degli al­tri.

Se io ti dicessi (poni attenzione a come reagisci): de­vo dirti la verità, tu hai sbagliato, molto, con i tuoi figli, e non soltanto hai sbagliato ma continui a sbagliare alla grande! Osservati come stai?

1) Beh, sì, incomincia a venirmi un po’ di caldo e freddo come prima reazione, e un po’ di ansia; non ho male, però incomincio a sentire un po’ di ansia.

Bene io non dico che quello che ti ho appena detto sia vero, inten­diamoci, era soltanto uno stimolo per metterti davanti a questa tua sen­sazione, alla possibilità di osservarti mentre accusi te stesso di sbagliare; ora tieni da parte questo che ti ho detto, aspetta il prossimo incontro e intanto lavoraci su osservandoti e, in questo caso sì, osservando e scri­vendo anche i sogni che farai, perché molto probabilmente essere andati così dritti verso quello che è il nocciolo del tuo somatismo provocherà delle reazioni da parte del tuo Io.

Osservando queste tue eventuali reazioni, molto probabilmente riuscirai a trovare qualche indicazione: prendi nota dei personaggi che ci saranno nei tuoi sogni, prendi nota delle emozioni e anche delle reazioni fisiche che manifesterai nei tuoi sogni.

Come avevamo visto, infatti, ci sono anche delle reazioni fisiche nel sogno: sia quelle teoriche che si hanno nel sogno, perché si crede di essere ancora svegli, quindi si sente il corpo come se fosse attivo e vivo, sia quelle che in realtà il sonno mette in atto a livello fisico: voi sapete da­gli studi che hanno fatto i vostri scienziati che quando l’individuo sogna di correre, nelle gambe si attivano particolari reazioni nervose di riflesso come se le gambe stessero correndo veramente, e c’è anche un certo di­spendio di energie da parte dell’individuo; questo avvalora il concetto che, quando uno sogna, tutti i suoi corpi sono coinvolti.

Non ho chiarissimo a cosa possono servire le reazioni fisiche, nel senso che quando ho provato a interpretare i miei sogni, sicuramente le reazioni emotive e quelle mentali sono state fondamentali.

Certamente sono quelle che più vi coinvolgono, anche perché sie­te abituati a trascurare il vostro fisico, solitamente, a non considerarlo molto mentre, invece, l’osservazione del vostro corpo fisico in realtà è molto importante perché da come reagisce il vostro corpo fisico, dalla postura, dal movimento delle mani, dall’espressione del viso e via dicendo potete capire molte cose.

Pensate a quando guardate un’altra persona: prima di capire il suo carattere, la sua razionalità, le sue emozioni, per prima cosa notate co­me si muove, la sua mimica facciale, ecc.; se questo è valido nell’osservazione degli altri deve essere valido anche per voi stessi, e non soltanto deve essere valido ma è necessario che ci sia, altrimenti perde­rete le indicazioni offerte da una parte del circolo che vi attraversa, con minori possibilità di collegare le vostre varie componenti e, perciò, di creare quella visione unitaria di voi stessi che è indispensabile per risalire alle vostre incomprensioni.

Nel racconto che facevate dei vostri sogni, tutti avete parlato di emozioni, sensazioni e pensieri, ma nessuno presente ha parlato delle reazioni fisiche che può aver avuto nel sogno; questo rende la vostra vi­sione parziale e – lo ripeto – non dà una sintesi abbastanza completa del circolo che vi attraversa.

Noi vorremmo che questo ciclo fosse molto basato sulla pratica, perché giustamente la teoria è molto bella però è anche difficile applicar­la senza degli esempi pratici, e senza esempi pratici, oltretutto, l’Io trova più facilmente il modo per distorcere quello che avete detto, avete so­gnato, avete pensato, avete sentito e via dicendo mentre, attraverso l’esempio pratico, è possibile osservare quella completezza del circolo che vi rende più viva l’esperienza che stiamo cercando di farvi fare.

[…] Se ci pensate bene, in questo mese anche chi tra di voi non era abituato a sognare molto alla fin fine è finita che ha sognato e ha ricorda­to almeno delle porzioni dei sogni fatti; questo indica che l’Io ha comin­ciato ad abbassare le censure, altrimenti ognuno di voi non si ricorde­rebbe niente di quello che ha sognato. Questo accade perché, come ave­vamo preannunciato, l’Io incomincia a ritenere che tutto questo, alla fin fine non è molto pericoloso per lui, perlomeno fino a che restiamo a que­sto livello, fino a che restiamo nella fase in cui esaminiamo delle meccaniche che riguardano la vostra sofferenza, e che vi danno una piccola indicazione per cercare di comprendere, di aggan­ciarvi a essa e togliere un po’ del pathos e delle difficoltà che questa sof­ferenza vi porta.

Siamo, quindi, in una fase molto leggera, una fase nella quale l’Io si rende conto che non viene aggredito in maniera particolare e che, in fondo, può ricavarne dei benefici. Senza dimenticare che ha lo sti­molo di far vedere di fronte al gruppo (considerate che è un’esperienza di gruppo e la meccanica all’interno di un gruppo tra i vari partecipanti è sempre molto importante) quanto lui, come Io, sia bravo in confronto agli altri.

Queste due tendenze (i benefici e lo stimolo della competitività all’interno del gruppo) fanno sì che l’Io finisca col non mettere delle particolari censure, a meno che proprio non gli sembri che si vada incontro a qualche cosa che non è pronto, non è preparato ad accettare come parte di . Di conseguenza, aspettatevi che, andando avanti, probabilmente toccheremo per ognuno di voi qualche nodo particolare di qualche tipo a cui, invece, l’Io reagirà censurando brutalmente, o anche, magari, rifiutando di andare avanti.

D – Possono essere utili per smascherarlo, comunque.

Certamente. Voi sapete che l’Io non è una entità intelligente, ma è una reazione, quindi si basa essenzialmente su quello che sta accaden­do: quello che accadrà non gli interessa molto, perché lui è quello che è in quel momento.

Naturalmente il lavoro che stiamo cercando di fare, nel tempo, a che cosa porterà? Porterà al raggiungimento di piccole o grandi sfuma­ture di comprensione, quindi a una modifica dell’Io, il quale cambierà le sue censure di volta in volta seguendo il ritmo delle comprensioni raggiunte.

D – C’è una cosa che mi è venuta in mente adesso sul mio somatismo che riguarda lo stomaco. Nel corso di teatro che sto facendo mi ritrovo di fronte all’avere un blocco nella voce; questo blocco viene quando devo utilizzare la voce bassa, quindi quando devo utilizzare il diafram­ma inferiore che è proprio vicino allo stomaco, c’è un nesso tra questo e l’ho psicomatismo?

Certo, indubbiamente.

D – Quindi?

Quindi niente perché non è il tuo turno!

D – Però intanto è già una intuizione?

Certamente, è un’intuizione e, in questo caso, direi che si può par­lare di sintomo accessorio, intendendo con tale termine tutta quella co­stellazione di piccoli o medi somatismi che accompagnano, general­mente, il somatismo principale; nel tuo caso l’organo bersaglio principa­le è lo stomaco e la difficoltà a usare la voce diventa un bersaglio secon­dario collegato all’organo principale. Può anche avvenire che, per un cer­to periodo di tempo, lo stomaco non ti disturbi più e il sintomo si sposti ancora di più sulla tua difficoltà a usare la voce.

Ecco perché è importante che riusciate a individuare l’organo ber­saglio principale e qual è il corpo principale in cui il vostro somatismo si è principalmente formato, perché da quello voi potrete intanto riuscire a eliminare via via i sintomi accessori. Il fatto che tu abbia scoperto questa correlazione, molto probabilmente ti aiuterà a superare più velocemente questo sintomo accessorio, magari, però, sostituendolo con un altro.

D – Però è interessante, anche perché io stavo riflettendo su quale somatismo poi lavorare quando toccherà a me e mi stavo avviando verso l’idea di non lavorare sullo stomaco ma sul mal di gola; invece, a quanto pare, il mal di gola deriva dall’altro, dal mal di stomaco.

Probabilmente è così, pensaci bene e poi vedremo (anzi, vedrai tu) da dove deciderai di partire.

D – Quindi probabilmente io, invece, ho sviluppato feroci mal di testa per evitare di pensare allo stomaco.

In qualche maniera sì.

Annali 2008-2017

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