Carattere e personalità 9: riassunto e chiarimenti [A20]

Penso che sarà meglio fare un riassunto e cercare di inquadrare in maniera leggermente diversa – come siamo soliti fare noi, da un altro punto di vista o seguendo un altro processo – quello che ho esposto negli incontri precedenti.

Allora, vediamo – seguendo in qualche modo la falsariga di quel famoso schema enciclopedico che vi ho fatto avere parecchio tempo fa com’è che si arriva alla costituzione del carattere e della personalità dell’individuo.

Tutto incomincia nel momento in cui l’individualità si muove verso il piano fisico per avere una nuova incarnazione. Perché l’individualità si muova voi lo sapete è necessario che vi sia il supporto, ovviamente, prima di tutto, della Vibrazione Prima, che tutta la Realtà costituisce.

Una volta che questa Vibrazione Prima riesce a costituire tutta la Realtà, ecco che ogni piccola particella della Realtà incomincia il suo percorso evolutivo: regno minerale, regno vegetale, regno animale e uomo. Allorché incomincia a incarnarsi come essere umano, voi sapete che c’è la costituzione, un poco alla volta, del Sentire e della coscienza, ovvero del corpo akasico.

Questo corpo akasico potete considerarlo una specie di memoria in cui vengono memorizzate tutte le esperienze che l’individuo compie nel corso delle sue varie vite, ma questo potrebbe trarvi in inganno: più che l’esperienza in se stessa, nel corpo akasico vengono memorizzate – voi lo sapete – le comprensioni, ovvero il frutto dell’esperienza compiuta con la vita all’interno del piano fisico.

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È da questo stato delle comprensioni che il corpo akasico dà la spinta alla discesa nella materia fino a ricoprirsi di materia mentale, astrale e fisica, al fine di costituire un individuo all’interno del piano fisico, per poter fare nuove esperienze, acquisire nuova comprensione e far sì che questa esperienza nuova che andrà a vivere possa ritornargli delle risposte per quello che ancora non ritiene soddisfacentemente compreso e inserito in quella che è la sua realtà.

Per poter fare esperienza, l’individuo ha necessità di manifestarsi all’interno del piano fisico, e manifestarsi significa poter interagire con le esperienze e con la realtà che affronta attraverso gli strumenti materiali e i corpi che possiede.

Voi sapete anche (perché l’avevamo detto, e l’ha detto anche la scienza, d’altra parte) che il corpo fisico è strutturato in una determinata maniera perché la sua struttura è predeterminata da quello che è il DNA, dalla sua catena genetica e ultimamente si sta scoprendo, un po’ alla volta, che non soltanto la struttura fisiologica, fisica dell’individuo è determinata dal DNA, ma anche quelle che sono le sue qualità emozionali, emotive e quindi – per trasposizione – i pregi o i difetti di una certa persona.

Attualmente si sta magari un po’ esagerando, da quel punto di vista, perché si pensa che, potendo intervenire sulla catena genetica, si possa modificare, cambiare qualsiasi componente caratteriale e di personalità dell’individuo, mentre in realtà non è proprio così; ma lasciamo perdere questo argomento, che ci porterebbe troppo lontano.

Fatto sta che la catena genetica – come ormai sa anche la scienza – aiuta il formarsi di un determinato corpo fisico. Fin qua, niente di nuovo. Quello di nuovo che noi avevamo aggiunto è che la catena genetica non è costituita soltanto da elementi di materia fisica. Come potrebbe essere altrimenti?

Tutta la materia che voi conoscete in realtà è costituita, compenetrata dalle altre materie: dalla materia astrale, dalla materia mentale, dalla materia akasica e dalla materia addirittura dei piani più alti, fino a comprendere tutta la materia più sottile, addirittura il Tutto, perché il Tutto in realtà sotto un certo punto di vista può essere considerata la materia più fine che voi conoscete, quella che permea, quella che penetra tutta la materia dell’esistente. 

Questo significa che anche la catena genetica, anche il DNA, ha una sua componente fisica, una sua componente mentale e una sua componente astrale, quindi si può considerare l’esistenza di un DNA fisico, un DNA astrale, un DNA mentale, i quali sono quelli che attivano le caratteristiche tipiche del corpo astrale, del corpo mentale e del corpo fisico di ogni individuo. 

Ora, noi avevamo detto che il carattere dell’individuo può essere considerato quella sorta di base del DNA che proviene dalle comprensioni precedenti o anche, eventualmente, dalle esperienze fatte in altri regni della natura che non sono solo quello animale e che, quindi, variano a seconda di come l’individuo ha compiuto il suo cammino ed, essendo strettamente collegato al bisogno di comprensione dell’individuo, sono attivate quelle particolarità della catena genetica che gli permettono di avere il corpo più adatto a interagire con l’esperienza che deve vivere. E con questo intendo dire che deve avere necessariamente il corpo più adatto non soltanto fisico, ma anche quello astrale e anche quello mentale, ovviamente.

Quindi, considerate – cosa che non fate mai – che, quando voi interagite con la realtà, interagite nel miglior modo possibile, o per lo meno nel modo più utile in cui potreste interagire per ricevere comprensione, per avere possibilità di comprensione, e questo a tutti i livelli, da quello fisico, a quello emotivo, a quello mentale.

Dunque, sul DNA ci sono queste caratteristiche che costituiscono la base che abbiamo chiamato «carattere» – e che sono praticamente fisse, come se vi fosse stato donato un pacchetto di opzioni che potete o non potete usare ma che comunque sono lì, a vostra disposizione nel momento in cui avete bisogno, o sentite la necessità di usarle.

Alcune sono automatiche e si attivano automaticamente, altre esistono perché provengono da vostre comprensioni quindi fanno parte del vostro patrimonio, delle vostre capacità. Questa è dunque la base di come voi siete. Ovviamente, per poter interagire con la realtà cosa è necessario?

È necessario che i vostri corpi si esprimano, in qualche modo, ecco quindi che queste opzioni, queste caratteristiche di base che avete come carattere è necessario che si manifestino all’interno dell’esperienza che vivete a seconda di quelle che sono le vostre necessità, le vostre comprensioni sotto l’influsso di tutti gli elementi che vi portano a costituire quella che è la vostra reazione all’esperienza.

Ecco, questa vostra reazione all’esperienza, questo vostro costituire voi stessi al di là di quella che è la vostra comprensione, questo vostro strutturare il vostro modo di rappresentarvi, di rapportarvi con la realtà che vi circonda, questa è la vostra personalità

D –  Da quello che dici, io credo di capire – e ti prego di dirmi se è sbagliato – che le caratteristiche, gli aspetti del carattere comprendono anche quelle cose che ci dovranno «portare» alla comprensione, quindi un dato del corpo fisico, astrale o mentale sarà quel dato frutto di una incomprensione, relativa a quelle cose che non abbiamo capito assolutamente e che dobbiamo viverle per «arrivare» a comprenderle.

Non direi, direi che il vostro carattere è costituito principalmente da una dotazione positiva, ovvero da tutte le cose che il vostro corpo akasico pensa di aver compreso, crede di aver compreso – ovviamente, non può essere sicuro di aver compreso, perché non sa ancora tutta la sua realtà – e quindi vi dota di questi doni che, come tutti i doni, poi possono essere usati bene o male, per comprendere o per evitare di comprendere.

È lì che entra in gioco la vostra personalità, il vostro interagire con l’esistenza, col vostro Io, con gli archetipi e con tutti gli elementi che influiscono sul vostro comportamento; ed è non dal carattere, non dalla costituzione del vostro carattere che voi potete comprendere, ma dall’interazione.

D –  Quindi dalla personalità.

Ma neanche dalla personalità: da come la vostra personalità reagisce all’esperienza; però in partenza – ripeto – il carattere non è giudicabile o qualificabile come positivo o negativo, il carattere è una dotazione di elementi che vengono offerti come base, dai quale costruire; sono i mattoni che poi però devono essere messi a posto, possono essere messi a posto, usati o tirati o accatastati in maniera positiva.

D –  Se una persona nasce con la spinta caratteriale di fare l’infermiera (ad esempio) ecco, questo non significa che un qualche destino superiore «le ordina» di fare l’infermiera ma che probabilmente, dietro questo suo desiderio di fare l’infermiera, c’è un qualche cosa che deve ancora capire, c’è la famosa «incomprensione», che dovrà farla arrivare alla comprensione.

[…] Una persona che sente la spinta a cercare di aiutare le persone malate. Questa cos’è? È una spinta altruistica, ovviamente, quindi significa che nel carattere c’è qualche mattone, qualche gene, qualche dono risalente a una parte di comprensione che l’individuo ha raggiunto, che lo spinge a cercare di poter aiutare gli altri dal punto di vista della malattia.

Questo, però, non significa che quella persona deva fare l’infermiere, ad esempio; significa che questa spinta diventerà – nel momento che si manifesta sul piano fisico – il bisogno di fare l’infermiere, il bisogno di fare del volontariato, il bisogno di stare attenti alle necessità degli altri, il bisogno di cercare di essere sempre buoni con le altre persone. Quindi si potrà manifestare in tanti modi diversi, a seconda di come la parte esterna e interna dell’individuo reagiscono a questa spinta interiore proveniente dal carattere.

D –  Quindi anche secondo quello che l’ambiente le permette di fare.

Ricordiamoci anche una cosa: non dimentichiamo che, comunque sia, c’è un Io che entra in gioco. Questo cosa significa? Significa che questo desiderio altruistico che c’è nel carattere potrebbe in realtà poi manifestarsi in maniera non veramente altruistica, potrebbe non essere un aiutare gli altri perché si sente che gli altri hanno veramente bisogno di aiuto, ma un bisogno di sentirsi importanti, un bisogno di gratificazione.

La famosa «osservazione passiva» che vi ha dato così tanto filo da torcere nelle vostre discussioni, vi permette di osservare non soltanto come vi comportate ma anche come reagite, quindi vi dà tutta la possibilità di osservare ciò che siete veramente e, quindi, di scoprire sia quello che il vostro Io tende a coprire, a nascondere, a modificare, ma anche quello che dal vostro carattere in realtà arriva come spinta reale.

D –  Quindi tutto gira intorno a scoprire il proprio Io, le reazioni dell’Io che cosa comportano e in fondo anche che cosa scatenano però, perché ci sono le reazioni del mio Io che, a loro volta, scatenano altre reazioni. Devo tener presenti anche quelle.

Certamente: tener presente anche quelle, nel proprio comportamento, però ricordarsi sempre che quello che importa a se stessi sono le proprie reazioni; quelle gli altri si possono osservare, cercare di comprendere, ma difficilmente si possono comprendere veramente, anche perché non si sa che dotazione caratteriale hanno gli altri.

Ricordatevi che dovete guardare «le vostre» reazioni, prima di tutto. Quelle degli altri, sì, potete cercare di comprenderle, di fare qualche cosa, di interagire, però non le comprenderete mai veramente, perché non sono le vostre!

Annali 2008-2017

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