Il senso di colpa e gli archetipi transitori [sf19]

La prima cosa che potremmo cercare di fare è cercare di capire qual è l’origine dei sensi di colpa. È però necessario, prima di tutto, fare una distinzione che sembra apparentemente assurda, ma che, in realtà, ha un’importanza fondamentale per sviluppare il nostro discorso.

È necessario, infatti, distinguere tra i sensi di colpa “reali”, profondi, collegabili alla comprensione che avete raggiunto nel vostro corpo akasico, e quelli che appartengono, invece, alla sfera dell’Io.

Di quelli che ho definito “reali” si occuperà qualcun altro nel seguito. Io intendo invece occuparmi di quelli che sono in relazione soprattutto con l’Io.

Non voglio dire, con questo, che i sensi di colpa ascrivibili all’Io non abbiano, in fondo, relazione con la parte più profonda dell’individuo, cioè con la sua coscienza e il suo sentire, dal momento che per l’individuo tutto ciò che lo riguarda fa capo a essa così come per la Realtà tutto ciò che contiene fa capo al principio divino, ma intendo semplicemente sottolineare che la genesi di questi sensi di colpa facilmente riconducibili all’Io può essere considerata, in una certa misura, diversa da quella degli altri.

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Per spiegare meglio quello che intendo proporvi bisogna ricordare l’esistenza di quelli che abbiamo definito archetipi.
Se ricordate avevamo detto che gli archetipi transitori si formano sotto la spinta di ciò che diversi individui ritengono di aver compreso come verità, come realtà.

Essi sono l’elemento che determina lo sviluppo in una determinata direzione invece che in un’altra di quella che può essere considerata l’evoluzione etico-morale delle varie forme di società che hanno preso campo nel corso dei secoli lungo tutto il periodo dell’evoluzione sociale della razza umana sul nostro pianeta.

Io non vorrei fare un discorso eccessivamente filosofico, per questo motivo vediamo se riesco a trovarvi un esempio di quanto sto dicendo e a illustrarvi attraverso a esso quello che sto cercando di dirvi.
Prendiamo il concetto di “uccidere” un’altra persona.

Senza ombra di dubbio l’omicidio è stato un concetto che, nel tempo, ha subito continue modifiche, modificandosi e facendosi via via più preciso a mano a mano che nella coscienza dell’umanità si raffinavano tutti gli elementi che ne costituiscono la genesi.

[…] Se esaminiamo i sensi di colpa dell’omicida, sia quello attuale che quello del passato, vedremo che essi nascono non tanto dai rimorsi della propria coscienza akasica, quanto dal conflitto tra ciò che l’archetipo transitorio indica come giusto attraverso i modelli in cui si riflette all’interno delle società e quello che è stato il comportamento prodotto.

Così, per fare un esempio attuale, il terrorista arabo che con le sue azioni provoca la morte di centinaia di persone non ha e non può avere grandi sensi di colpa per le uccisioni messe in atto, proprio perché la sua interpretazione estremisticamente errata dell’archetipo transitorio di riferimento suggerisce al suo Io che, comunque, lui si è adeguato alle leggi dell’archetipo in cui crede.

Non intendo dire che egli non avrà mai rimorsi di coscienza e sensi di colpa per quanto ha fatto, intendo solo dire che fino a quando la sua comprensione non avrà superato la comprensione permessa da quell’archetipo transitorio egli si sentirà relativamente in pace con la sua coscienza.

Questo è un discorso difficile da portarvi e, per non farvi avere un’idea sbagliata delle mie parole, dovrò fare ancora ricorso all’insegnamento sugli archetipi, questa volta, però, riferendomi all’archetipo permanente.

Il “non uccidere” è senza dubbio uno degli imperativi morali principali e penso che non vi siano dubbi che esso costituisca uno degli archetipi permanenti i quali, lo abbiamo visto in precedenza, formano i punti d’arrivo da raggiungere da parte nell’individuo nel corso della sua evoluzione, come se fossero le tappe obbligatorie di un percorso che ogni uomo deve attraversare.

Ora, nel nostro esempio dell’influenza dell’archetipo transitorio dell’uccidere riferito a un ipotetico terrorista assassino avevamo detto che difficilmente egli si sentirà in colpa per le persone che ha ucciso. Questo è vero almeno fino a quando, ritengo utile aggiungere adesso, il risuonare delle vibrazioni proprie dell’archetipo permanente del “non uccidere” riuscirà a farsi largo nella sua coscienza per incominciare a fare breccia nelle supposte certezze create nell’Io dall’archetipo transitorio.

A quel punto l’individuo abbandonerà l’archetipo transitorio in questione per collegarsi a un nuovo archetipo transitorio, più vicino a quello che l’archetipo permanente continua incessantemente a suggerire.

Ed è dall’incontro-scontro tra l’adeguarsi dell’individuo all’archetipo transitorio e il suo confrontarsi interiore con quello che l’archetipo permanente invece insiste senza posa a suggerire come giusto che, nell’Io, incomincia a crearsi la sensazione che verrà poi percepita, spesso in maniera quasi inconsapevole, come senso di colpa.

Senso di colpa che pur essendo solo il riflesso del “vero” senso di colpa – quello che è riferibile alla coscienza dell’individuo – tuttavia ha l’importante funzione di fare da ponte tra uno stato di coscienza e l’altro.

Molte volte, in questi anni, vi abbiamo detto di non lasciarvi sovrastare dai sensi di colpa.
Se volete avanzare nella comprensione di voi stessi incominciate a esaminare sotto quest’ottica i vostri sensi di colpa, secondo la successione che si può intuire da quanto abbiamo detto fino a questo punto:

1) Rendetevi conto della loro esistenza;
2) Riconoscete quali sono le direzioni in cui operano;
3) Cercate di capire se essi nascono da condizionamenti dovuti alla vostra società di appartenenza (e quindi agli archetipi transitori cui siete collegati) o se derivano dalla vostra coscienza.
4) Se scoprite quelli che derivano dalla vostra coscienza sarà poi abbastanza facile riuscire a comprendere a quali archetipi permanenti fanno capo.

Tutto questo non cambierà da un momento all’altro la vostra vita, ma cambierà il vostro modo di attribuire l’etichetta di “giusto” o di “sbagliato” a quello che starete vivendo o che avrete già vissuto e porrà le basi per una nuova e più completa comprensione. Ombra

Dal ciclo Sfumature di sentire 2002-2007

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3 commenti su “Il senso di colpa e gli archetipi transitori [sf19]”

  1. Penso ai tanti giudizi morali che hanno contraddistinto l’educazione ricevuta e alla fatica di abbandonare quegli archetipi transitori.

    Posso ora vedere, come tutto fluisce e cambia.

    Cambia certo la mia percezione, a conferma che ampliando le comprensioni, mutano gli archetipi a cui si aderisce.

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  2. E chiaro ora da cosa sono originati i sensi di colpa e come su di essi agiscano gli archetipi transitori. Importante anche la traccia osservati a proposta i da Ombra.
    È il non identificarsi il lavoro più grosso da fare.

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  3. Da questo punto di vista i “sensi di colpa” risultano fornire dei dati estremamente importanti relativamente al “conosci te stesso”.

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