In che modo si produce l’illusione dell’Io? [sf23]

È contemporaneamente piacevole e sconfortante che dopo circa trent’anni di un insegnamento in cui uno dei perni centrali è stato l’Io, solo ora qualcuno (e per di più tra gli ultimi arrivati) si chieda che cosa voglia dire la nostra affermazione:

“L’Io è la risultante dei tre corpi inferiori dell’individuo”arrivando, quindi, a porsi quella domanda essenziale che avrebbe dovuta essere stata posta già da molto tempo da tutti voi: “In che modo l’interazione dei tre corpi inferiori produce l’illusione dell’Io? Come avviene tale processo?

Dalle vostre risposte avete manifestato chiaramente che non avete la più pallida idea di cosa si possa rispondere, finendo con l’accontentarvi di parlare per citazioni riuscendo, abilmente, a fare la figura dei dotti senza manifestare apertamente il fatto che proprio non sapevate che pesci pigliare!

[…] Tra le prime premesse che la questione solleva vi è l’affermazione dell’esistenza di tre corpi inferiori dell’individuo che costituiscono la sua interfaccia con la realtà del piano fisico allorché egli si trova a essere incarnato nel piano della fisicità.

Basta osservare un essere umano qualunque per rendersi conto che egli non è costituito soltanto dalla sua materia fisica ma anche da un insieme di reazioni che la completano e che, tutte assieme, formano le peculiarità di quell’individuo nel corso di quell’incarnazione.

[…] Egli non è, infatti, una statua immobile, statica, ma reagisce agli stimoli della vita attraverso le emozioni che colorano tutto ciò che egli vive e, infatti, abbiamo parlato dell’esistenza del corpo astrale (o corpo delle emozioni) che ha il compito di dotare l’attività del corpo fisico dell’individuo di tutti i comportamenti che appartengono alla sfera emotiva. 

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[…] L’esistenza del corpo mentale fornisce il tratto di unione tra fisico ed emozioni, elabora le emozioni stesse e gli accadimenti che l’individuo vive, intessendo i vari elementi tra di loro e rendendo così l’individuo “vivo” in maniera completa, dal momento che non si ha più un uomo che semplicemente subisce quello che la vita gli propone, bensì un uomo che interagisce con quello che vive, elaborando un insieme di comportamenti, di ipotesi, di atti che gli permettono di sperimentare, nel corso della vita stessa, la giustezza di quanto ha elaborato o l’inconsistenza delle sue idee. 

Da queste premesse risulta più chiara la frase: “L’Io è la risultante dei tre corpi inferiori dell’individuo”.

E abbiamo trovato risposta alla domanda: “In che modo l’interazione dei tre corpi inferiori produce l’illusione dell’Io? Come avviene tale processo?”.

Mi sembra evidente che la risposta non possa essere che “no”. Questo significa che le premesse che avevamo posto, da sole non bastano a soddisfare, neanche parzialmente, le domande che ci eravamo proposti di risolvere.  Questo significa ancora che ci dev’essere qualche altra premessa che completi il discorso permettendoci di capire le affermazioni in esame.

Quale può essere un elemento che accomuna i tre corpi inferiori dell’uomo, apparentemente così diversi tra di loro come funzioni e come reazioni? Io direi che l’elemento principale che li assimila può essere individuato nel fatto che tutti e tre sono costituiti da materia. E non solo: aggiungerei anche che le materie che li costituiscono – pur apparentemente così diverse tra loro – possono essere scomposte, alla fine, in un costituente fondamentale che abbiamo chiamato “unità elementare”, in apparenza diversa da un piano all’altro, ma in realtà, se ben ricordate, costruite in maniera tale che l’unità elementare del piano fisico può essere scomposta in unità elementari del piano astrale, che a loro volta possono essere scomposte in unità elementari del piano mentale.

A questo punto alle nostre premesse se ne aggiunge una nuova: non soltanto l’individuo incarnato è composto da tre corpi (fisico, astrale e mentale), ma questi tre corpi non sono disgiunti tra di loro anzi, si può arrivare ad affermare che sono costituiti dallo stesso ingrediente di base e, perciò, strettamente collegati e simili tra di loro. 

[…] Date le premesse (corpo fisico, astrale e mentale e la loro conformazione comune) è possibile ottenere una risposta alle nostre domande? Non ancora, segno evidente che è necessario aggiungere un’ulteriore premessa a quanto abbiamo detto fino a questo punto.

Facciamo una considerazione: noi abbiamo questi tre corpi, costituiti da materia organizzata in maniera complessa; se ci fermassimo a questo punto avremmo sì i nostri corpi e le nostre materie, ma si tratterebbe di qualcosa di fermo, in balia degli avvenimenti, mentre sappiamo – e basta ancora una volta la semplice osservazione – che così non è. 

Cos’è che dà autonomia e “vita” a questi corpi? Il movimento che rende attiva la materia dei tre corpi e fornisce loro le funzioni che necessitano per vivere l’esperienza dell’incarnazione non supinamente.
Ma il movimento, certamente lo ricorderete, era stato da noi definito come “vibrazione”.

Ecco, perciò, che per avere l’individuo incarnato che vive la sua vita è necessario che egli abbia della materia che si struttura nei suoi corpi inferiori e che, vibrando, gli conferisca quelle peculiarità che lo rendono “vivo” all’interno del piano fisico e in grado di partecipare attivamente alle esperienze che gli si presentano.

Diciamo allora che un’altra premessa che dobbiamo inserire è proprio la vibrazione che induce il movimento nei corpi inferiori dell’individuo. 

A questo punto direi che le premesse che ci erano necessarie sono state messe tutte.
Rivediamo la prima domanda e cerchiamo di darle una risposta applicando le premesse fatte.

“L’Io è la risultante dei tre corpi inferiori dell’individuo”

Ciò significa che l’Io è costituito dall’insieme delle vibrazioni dei tre corpi inferiori dell’individuo e, poiché sappiamo che vibrazioni contemporanee, scontrandosi, si modificano, ecco che proprio in questa modifica dell’insieme delle vibrazioni dell’individuo può essere additato e identificato l’Io.

Proviamo a vedere se altre affermazioni da noi fatte in passato vanno di pari passo con il nostro processo logico oppure lo contraddicono clamorosamente.

“L’Io non esiste ma è un’illusione”.

Direi che va tutto bene: se l’Io è la risultante di una somma di vibrazioni, in realtà non è possibile identificare niente che sia l’Io: esso è chiaramente soltanto il risultato di un processo ma, in realtà, un’entità “Io” è impossibile indicarla.

“L’Io cambia di attimo in attimo”.

Anche qui sembra che tutto concordi: la risultante delle vibrazioni dei tre corpi inferiori cambia a ogni incontro/scontro con le vibrazioni dell’esperienza (e questa conclusione è accettabile anche senza inserire tra le premesse l’influenza della comprensione e del sentire: tenendo presenti anche queste altre due premesse la nostra risposta risulta, comunque, ancora più chiara e più vera perché è evidente che a un mutare della vibrazione che costituisce il sentire non può che far seguito un mutare delle vibrazioni dei corpi inferiori; ma non complichiamoci troppo la vita!).

Vi è poi la seconda domanda:

“In che modo l’interazione dei 3 corpi inferiori produce l’illusione dell’Io? Come avviene tale processo?”

Visto, creature? Senza neanche accorgercene abbiamo già dato risposta anche a questa domanda in quanto abbiamo detto poco prima.

Come vedete non era poi così difficile, e chiunque di voi, con un po’ di buona volontà, avrebbe potuto arrivarci per conto suo.
La domanda che viene spontaneo porsi è allora: ‘Se era così facile, perché non l’avete fatto o, quanto meno, perché non avete fatto in modo che noi lo facessimo per voi come abbiamo appena fatto” Scifo

Dal ciclo Sfumature di sentire 2002-2007

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4 commenti su “In che modo si produce l’illusione dell’Io? [sf23]”

  1. La prima affermazione: “l’Io è la risultante dei tre corpi inferiori dell’individuo” viene smentita dagli stessi autori in quanto assolutamente incompleta per cui non è accettabile se non come provocazione di partenza.

    Manca la parte fondamentale: ” e della loro relazione bidirezionale con la coscienza”.

    Lo stesso Scifo, nel brano, afferma che vi è l’influenza del sentire, pur prendendola larga e passando per il concetto di vibrazione.

    A me sembra tuttavia che rimangano da indagare tutta un serie di elementi che costituiscono l’io e che non mi viene da collocare né nei corpi inferiori né nella coscienza, portandomi a ritenere che, al contrario di quanto affermato negli insegnamenti, questo “io” debba avere una sua individuazione precisa.

    Mi sembrerebbe ossia assurgere ad “entità” autonoma.

    Mi riferisco ad es alla personalità, al carattere, alle inclinazioni, al giudice interiore, ecc ecc.

    Numerosi e fondamentali elementi costitutivi di un individuo.

    La memoria stessa appare scarsamente compendiata; forse ascrivibile al corpo mentale e a quello astrale ma per definizione, presuppone la presenza di un archivio che riesco ad attribuire solo ad una entità precisa: l’io.

    Orbene so che le guide sono le guide ed io sono una emerita nullità al loro confronto, però se in questa nullità riverberano le considerazioni appena svolte, le metto in circolo.

    Magari fotograferanno la mia incomprensione o forse ci consentiranno di approfondire meglio certi temi.

    In fede.

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    • INTEGRAZIONE E RETTIFICA al mio commento precedente.

      Riflettendo credo, in rettifica a quanto esposto, che il carattere, la personalità, ecc possano non essere elementi predittivi la presenza di un’entità chiamata “io” che li vada ad integrare.

      Possono ben essere la risultante dei tre corpi inferiori dell’individuo.

      L’ho capito pensando alla tromba che per svariati anni ho suonato.

      Costituita da un corpo fisico e dall’aria che vi è dentro, essa suona solo grazie alla “vibrazione” delle labbra del suonatore che insistono sul bocchino.

      Con questa metafora il suonatore diventa la coscienza mentre la tromba è l’interazione tra vibrazione e corpi: ottone e aria (due anziché tre ma vabbe’).

      Quel che è chiaro è che per quanto l’intenzione del suonatore sia quella di emettere un si bemolle, il suono che scaturira’ non sarà mai quello della stessa nota emessa dal sax o da un clarinetto.

      Eccole là la personalità e il carattere: una tromba farà sempre il suono suo tipico di tromba. Avrà ossia un suo preciso carattere e personalità legati alla conformazione ed interazione dei suoi corpi.

      Restano per me di difficile collocazione il “giudice interiore” che attribuirei alla coscienza e i sentimenti.

      I sentimenti sono altra cosa rispetto alle emozioni che ne derivano.

      Dove albergano? Credo anch’essi nella coscienza.

      Bon, mi taccio per non tediare ma mi è stato utile il siparietto.

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