Le diverse influenze degli archetipi permanenti [IF79.2focus]

Continuando a osservare gli archetipi permanenti potrei dirvi che, se ci pensate con attenzione, gli archetipi permanenti sono presenti in molte religioni. Pensate agli ordini degli angeli: questi angeli preposti – secondo i vari scalini, 9 se non vado errato – al governo della Realtà, e quindi della vita dell’uomo.

Pensate alla Qabbalah, in cui vi è qualcosa di analogo; e pensate – a proposito del discorso del bene e del male – che negli antichi testi l’arcangelo Gabriele compare sì per annunciare a Maria la nascita del figlio di Dio, ma compare anche a volte per distruggere intere civiltà. Quindi, potete capire che l’arcangelo Gabriele è, nella mitologia della vostra religione, una personificazione di un archetipo particolare, che è stato poi personificato appunto al fine di dare questo concetto filosofico per quell’élite religiosa che aveva bisogno di conoscere la Realtà, non quella portata al popolino ma quella più profonda tramandata dagli antichi Padri.

L’Albero della vita, rappresentazione simbolica delle leggi dell’universo nella Cabala
Fonte: https://bit.ly/3NxtVMD

Siamo dunque giunti a considerare gli archetipi permanenti come una serie di elementi, creati da chi?

[…] Direi che senza dubbio si può dire che gli archetipi permanenti sono stati creati dall’Assoluto, in quanto tutto discende dall’Assoluto; ma il meccanismo che mette in moto la formazione di questi archetipi è indubbiamente la “vibrazione prima, che è il factotum dell’Assoluto, il suo “braccio destro”, quella che esegue i suoi ordini, mette in atto quanto l’Assoluto ha decretato che debba essere. Ora, voi dovete pensare a questi archetipi permanenti come se foste dei preti… 

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[…] Eh, lo so che non vi piace tanto l’idea, ma nel senso che dovete prendere a prestito il concetto di gerarchia e considerare che anche gli archetipi sono costituiti, all’interno della porzione di esistente in cui vengono creati, in maniera gerarchica; gerarchia in cui il capo principale è l’Assoluto; gerarchia che poi, un po’ alla volta, diventa sempre più “i molti” trasformandosi in due archetipi, i quali a loro volta si trasformano in tre archetipi, e via e via e via, costituendo una catena di archetipi che sono cosa?

Sono i vari geni della catena genetica del cosmo, in quanto, con le vibrazioni che inviano verso il cosmo in evoluzione, dettano – grazie alla “vibrazione prima” – i ritmi dell’evoluzione stessa.

D – Scifo, scusami, puoi precisare “i ritmi dell’evoluzione stessa”?

Grazie alle loro vibrazioni – e qua è un altro limite del nostro amico Platone, che aveva visto il percorso praticamente soltanto in un senso, mentre voi sapete che il percorso è circolare e quindi vi è un ritorno delle vibrazioni – col risuonare delle vibrazioni degli archetipi permanenti viene messa in moto la materia del piano successivo, viene fatta avanzare l’evoluzione fino a quando tutto questo movimento non ritorna indietro per agganciarsi – se l’evoluzione raggiunta è stata buona, sufficiente – alla gerarchia più alta di archetipi. 

Questo significa che gli archetipi che han dato il via non sono superati ma son sempre validi, esistono, tuttavia l’individuo che sta compiendo evoluzione, nel ritornare indietro della sua comprensione, non avrà più l’influenza di questi archetipi che prima l’influenzavano ma sarà sotto l’influenza di archetipi superiori come gerarchia, quindi un archetipo in realtà più ampio come concetto.

D – È in questo contesto che va inteso quanto tu hai detto nella seduta precedente, che anche gli archetipi permanenti hanno una modificazione?

Sì. In realtà non è che sia una vera e propria modificazione, ma è una modifica di percezione da parte di chi subisce l’influenza.

D – È l’influenza che percepisce il soggetto dell’archetipo…

Diciamo che non è l’archetipo che cambia, ma è l’essere influenzato che cambia l’origine della sua influenza.

D – Scusami, anche in Platone però mancava la concezione evolutiva di una coscienza, che è la cosa più importante dell’Insegnamento.

Certamente, ma perché gli mancava il “ritorno” della comprensione, dell’evoluzione, attraverso l’esperienza di tutti i giorni, per ritornare poi al corpo della coscienza. Gli riusciva facile comprendere come l’individuo arrivasse a capire, a evolversi, ma non riusciva poi a stabilire questo circolo la cui sola presenza bastava per giustificare il procedere dell’evoluzione.

D – Gli mancava questa vivificazione dell’esistenza.

Certo.

D – E la “legge naturale” è identificabile con la “vibrazione prima”?

La legge naturale, indubbiamente, è una delle vibrazioni che fanno parte della “vibrazione prima”.

D – Quindi è una qualità in cui poi entrano tutti gli archetipi permanenti, nella “legge naturale”? La legge naturale contiene tutti gli archetipi?

No. Qua, secondo me, stai facendo un po’ di confusione. Gli archetipi servono per l’evoluzione, la legge naturale per rendere la materia disponibile e per trasformarla secondo i bisogni dell’evoluzione. Diciamo che non sono due cose unite, ma – per fare un esempio visivo – che le vibrazioni degli archetipi permanenti vengono giù perpendicolari, la legge naturale emette vibrazioni in senso orizzontale; dall’incrocio tra queste vibrazioni nasce la trasformazione della materia e quindi la possibilità di evolvere da parte di chi la sta sperimentando.

D – Scusa, Scifo, questo ultimo esempio che hai fatto è anche il simbolo della croce?

Sei diventato molto arguto! Un altro maestro! Tutti maestri, alla fine dell’Insegnamento!
Certamente fra i vari simboli della croce ci può stare benissimo anche questo. Scifo

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2 commenti su “Le diverse influenze degli archetipi permanenti [IF79.2focus]”

  1. Molto utile l’articolo.
    Assoluto,
    Vibrazione prima
    Archetipi
    i quali a loro volta si suddividono in altri, compresi i quali si torna all’origine degli stessi, in un moto circolare.

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  2. Molto ma molto interessante anche quanto detto su Platone e la critica che gli viene mossa molto simile alla riforma che verrà attuata da Plotino, il quale concepirà la realtà come una “processione” che dall’Assoluto conduce al divenire e dal divenire all’Assoluto.

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